Applicare in pieno la legge che
autorizza l’uso dei fibrillatori al personale non sanitario per
ridurre infarti e morti improvvise. E’ quanto chiede oggi in una
nota il Coordinamento Nazionale dei pazienti cardiopatici, Cona-cuore.
”Il ritardo nei soccorsi -rileva il coordinamento- è
responsabile di ancora molti, troppi decessi evitabili in Italia
per infarto e morte improvvisa. Lo testimoniano gli esperimenti pilota condotti a
Modena e Piacenza, con alcune volanti della polizia dotate di
apparecchio salvavita e personale addestrato, che hanno fatto
salire la sopravvivenza fino al 20%”.


“Basterebbe applicare la legge
120, che autorizza l’uso dei defibrillatori anche al personale
non sanitario, per migliorare sensibilmente la situazione”.
Oggi in Italia, rileva il presidente del Coordinamento,
Gianni Spinella, le percentuali di sopravvivenza per la morte
improvvisa si attestano sul 2-3%. Ma, aggiunge ”possono
rapidamente aumentare quando il defibrillatore arriva in
tempo”.
In Italia le morti per infarto e arresto cardiocircolatorio
in Italia sono circa 70.000 l’anno e il 91% di queste avviene
prima dell’arrivo in ospedale. ”Per scongiurare questo fenomeno
-aggiunge Spinella- è indispensabile che i defibrillatori siano
previsti su tutti i mezzi di trasporto e di soccorso, anche
quelli del volontariato”. Sono inoltre necessarie, ha aggiunto,
educazione e prevenzione, con controlli regolari almeno ogni tre
anni delle persone a rischio. Per superare un arresto cardiaco,
conclude la nota, è necessario intervenire immediatamente con
trattamento farmacologico (trombolisi) e, se subentra l’arresto,
con la defibrillazione entro 5-6 minuti. Un intervento di
soccorso che arrivi dopo la soglia dei 10 minuti può avere
spesso esiti catastrofici e costi enormi per la persona, la
famiglia e la società, come invalidità permanente e stato
vegetativo persistente.