Lo sciopero generale del 26 marzo è stato proclamato ”per contrastare questa crisi che tende ad allargarsi e per richiedere una svolta nella politica economica ed industriale”. A dirlo è il leader della Cgil, Guglielmo Epifani.

Epifani ha sottolineato che ”ormai viviamo la più lunga fase di fermo delle attività produttive ed industriali del Paese di tutto il dopoguerra e purtroppo non ci sono segni di ripresa”.
”Questo – ha precisato Epifani – penalizza in modo particolare il Mezzogiorno che, dopo 10 anni di crescita, è tornato a fermarsi determinando un problema per l’occupazione e
per il futuro del Paese”.

”Sono 1480 – ha aggiunto Epifani – i casi di crisi aziendale che abbiamo in Italia e che riguardano 200mila lavoratori. Nel Mezzogiorno c’è un rischio di desertificazione industriale. In Sicilia, in Sardegna ed in Calabria siamo ad un passo dal ridimensionamento di qualsiasi attività industriale degna di questo nome”.
”Ciò – secondo Epifani – non può essere consentito perchè senza industria di qualità non c’è politica di sviluppo che abbia un futuro”.

”Ci aspettiamo – ha aggiunto il leader della Cgil – una giornata molto importante di lotta, di protesta. Faremo manifestazioni in tutte le province italiane, lo sciopero per molte realtà e molti settori sarà di otto ore. Quindi ci aspettiamo una risposta molto forte nei confronti di questa esigenza: ridare al Paese una politica industriale degna di questo nome, consentire al Paese di avere un futuro produttivo fatto di qualità, innovazione, ricerca e formazione. Sono le uniche condizioni oggi che possono consentire al sistema produttivo di reggere una competizione internazionale
particolarmente difficile”.