”Facciamo previsioni, non diamo
certezze…Abbiamo fatto il possibile”. Il presidente della
Societa’ Italiana di Meteorologia, Luca Mercalli, parla cosi’
dello ”sbaglio” di ieri, quando al Nord le previsioni del
tempo non sono state azzeccate. ”Le possibilita’ di errore
totale, dal bianco al nero, e’ del 2% l’anno, cioe’ una volta
ogni due mesi, che se cade nel giorno di Pasqua ovviamente si
nota di piu’ – spiega subito – Ma mi indichi un settore dove sul
giorno dopo si danno informazioni sicure al 98%…”.


”Il sistema di previsioni – afferma l’esperto – e’ fatto
sulla base di una decina di modelli globali utilizzati nel
mondo. Si tratta di simulazioni matematiche dei flussi d’aria su
tutta la terra. Dietro a questi modelli ci sono investimenti
stratosferici e il lavoro di migliaia di persone. Tutti ci
basiamo sul materiale di questi modelli globali guardando la
finestra locale che ci interessa. E’ chiaro che se sbaglia il
modello globale, sbagliamo tutti”.


”Il meteorologo – spiega Mercalli utilizzando un paragone –
e’ come il medico generico che interpreta le radiografie, la Tac
e altri esami di un paziente. Quando fa la diagnosi, puo’
sbagliarla perche’ deve fidarsi di chi ha fatto quegli esami. Se
dunque la scintigrafia e’ sbagliata, anche lui cadra’ in
errore”. I modelli utilizzati per le previsioni, prosegue il
tecnico, forniscono ogni 6 ore le ‘radiografie’, che possono
essere diverse: ”L’errore di ieri – spiega – e’ stato fatto
basandosi sui dati di venerdi’. In realta’ con le informazioni
di sabato mattina si vedeva gia’ la diversita’ (ovvero il sole,
ndr). Pero’ sabato mattina era troppo tardi: le valigie per le
vacanze erano gia’ pronte, le prenotazioni gia’ fatte o non
fatte. Poi conta il passaparola e magari la gente le previsioni
non le ha guardate più”.


Fatto sta che la ‘svista’ di ieri ha causato disguidi e
proteste: ”Le probabilita’ di errore totale – ribadisce
Mercalli – sono del 2% sul giorno dopo, del 5-10% sul secondo
giorno, di circa il 20% sul terzo. Il caso di ieri e’ un errore,
che si e’ notato di piu’ perche’ era Pasqua, ma in genere le
previsioni funzionano: la nevicata sugli Appennini dell’inverno
scorso, ad esempio, e’ stata perfettamente prevista”.

”E comunque – conclude – se ci sono state tante proteste,
significa che c’e’ stata delusione per qualcosa che di solito
funziona ma che una volta tanto non e’ andato per il verso
giusto: vuol dire che, al di la’ dell’episodio, le previsioni
del tempo vengono ritenute credibili”.