Il crocifisso non sarà esposto nella sala consiliare al contrario di quello che hanno chiesto Cesare Falzoni e Luca Caselli (An) con un ordine del giorno respinto dal Consiglio provinciale nella seduta di ieri con il no di Ds, Verdi, Prc mentre i consiglieri della Margherita non hanno partecipato al voto. A favore il centrodestra (FI, An, Udc e Lega nord).


Nel documento si chiedeva di esporre il crocifisso in aula “come segno dell’identità del nostro paese – ha spiegato Luca Caselli (An) – e come simbolo della cultura cristiana che è presente nella vita di tutti i cittadini, a prescindere dal loro credo religioso”. Concetti ripresi da Claudia Severi e Dante Mazzi (FI) e da Giorgio Barbieri (Lega nord) che hanno parlato di “identità minacciata”, mentre Tomaso Tagliani (Udc) ha richiamato “l’obbligo di tutti i cristiani di diffondere la fede”.

Per Claudio Bergianti (Ds) anche “la laicità dello Stato fa parte della nostra identità da secoli”, mentre Francesco Rocco (Ds) e Andrea Sirotti (Ds) hanno parlato di “istituzione che deve rappresentare tutti, al di là del loro credo religioso e il crocifisso è principalmente un simbolo religioso”. Un concetto ripreso anche da Aldo Imperiale (Prc) il quale, alla stesso modo del verde Walter Telleri, ha sottolineato che “parlando da non credente, utilizzare il crocifisso per scopi che esulano da una scelta di fede significa strumentalizzare e quindi sminuire quegli stessi valori che il crocifisso rappresenta”.

Giuseppe Vaccari (Ds) ha affermato che “la politica non deve strumentalizzare un simbolo come il crocifisso; da cristiano lo vorrei dappertutto ma non intendo imporlo a nessuno”. Elena Malaguti (Margherita), infine, ha definito la richiesta del centrodestra “solamente strumentale per fare un uso politico del crocifisso”.