”Dopo l’ attacco ai privilegi dei rumeni e al monopolio dei lavavetri ora tocca ai centri sociali”. Usano il sarcasmo i no global del Tpo, teatro polivalente occupato di Bologna, per rispondere alla linea dura che il sindaco Cofferati sta mettendo in atto nei confronti di alcuni dei centri sociali con i quali il Comune aveva conti in sospeso.

Tra questi, lo storico Livello 57, che gestisce un capannone nella periferica zona artigianale della citta’ e per cui e’ stata annunciata da parte del Comune la disdetta della convenzione. Anzi, se la struttura restera’ occupata illegalmente sara’ avvisata la magistratura, ha fatto sapere l’ assessore all’ Urbanistica, il diessino Virginio Merola, ricordando che, dopo sei mesi di trattativa, il Livello 57 ha rifiutato la proposta del Comune di spostare la sede in un’ altra zona della citta’.


Cofferati ha assicurato che ”ci interessa molto la produzione culturale per i giovani, ma dobbiamo farlo cercando un equilibrio nei rapporti. E’ anche questo un aspetto della battaglia sulla legalita’. Sui centri sociali – ha spiegato – non puo’ esserci una condizione di mercato per alcuni e di privilegio o monopolio per altri. Il nostro obiettivo e’ promuovere condizioni uniformi. C’e’ un problema di equita’ che vale per tutti. Vogliamo garantire spazi a chi svolge attivita’ culturali nel rispetto delle condizioni generali: i rapporti con i quartieri e i cittadini che vivono intorno e le condizioni di gestione. Tutti devono pagare l’affitto e le utenze, non puo’ esserci una disparita’ di trattamento. E in alcuni casi e’ necessaria una diversa dislocazione per rispetto verso i cittadini residenti”.


Il sindaco non ha parlato di sgomberi: ”Abbiamo fatto a tutti una proposta, i tempi possono consentire, se c’e’ una volonta’ di una sistemazione condivisa, una soluzione. Quello che non e’ possibile e’ che esistano condizioni di privilegio per alcuni”.


Cofferati ha pure criticato, senza nominarlo, il predecessore Giorgio Guazzaloca: ”abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione una situazione che non voglio nemmeno commentare. Ci sono convenzioni firmate da 250 persone, nemmeno bolognesi, molte delle quali non ci sono nemmeno piu”’.


Il Livello 57 respinge le accuse di inadempienza e di morosita’ e spiega che l’ interruzione della trattativa ”e’ dovuta al fatto che la proposta avanzata non ci coinvolgeva nella progettazione dello spazio. Alla richiesta di maggiori spazi pubblici autogestiti, l’amministrazione risponde cercando di chiuderne uno dei pochi esistenti in citta’ e da sempre punto d’incontro di migliaia di giovani di tutta Italia e di tutta Europa. Non ci piegheremo a nessun diktat, a nessun aut aut”.

Intanto, i Verdi di Bologna hanno auspicato la ripresa della trattativa (‘i centri sociali sono una risorsa di creativita’), mentre Rifondazione Comunista si e’ schierata con il Livello 57.
Come nei casi dei lavavetri e dei nomadi romeni sgomberati.