In merito a sicurezza, incidenti sul lavoro e lavoro nero, è stato approvato ieri dal Consiglio Comunale il seguente ordine del giorno scaturito dalla III commissione consiliare (Attività Produttive) e discusso in seduta congiunta con la commissione Sanità. L’ordine del giorno, votato dopo l’approvazione di tre emendamenti aggiuntivi, ha ottenuto 27 voti favorevoli dei gruppi di maggioranza e 3 astenuti dei gruppi di minoranza.


Questo il testo dell’ordine del giorno definitivo.

Il Consiglio Comunale di Bologna,
Premesso
che per iniziativa della III e della V Commissione, anche in seguito
all’allarme provocato da numerosi gravi incidenti, si sono svolte tre
udienze conoscitive sul tema della sicurezza nei posti di lavoro, e sul
fenomeno del lavoro nero, problema, per molti versi, strettamente connesso,
oltre alla partecipazione al Convegno su “Sicurezza sul lavoro in edilizia
Bologna e Provincia” organizzato dalla provincia di Bologna,
Sulla base
del contributo alla conoscenza del fenomeno e delle proposte suggerite
dagli interventi delle Segreterie di CGIL, CiSL ,UIL di Bologna RDB,
U.S.I. del Collegio Costruttori, di Assindustria, di Api Bologna, di
Confcooperative, di Legacoop di Bologna del CNA, di Confartigianato di
Bologna, oltre all’ Istituto Istruzione Professionale Lavoratori Edili,
l’AUSL, il Responsabile del Servizio di Prevenzione Sicurezza degli
Ambienti di Lavoro, l’INAIL Provinciale e Regionale, Qua.s.co e la
Direzione Provinciale del Lavoro,
Considerato
che il problema della sicurezza e degli incidenti sul lavoro ha dimensione
culturale e legislativa nazionale ed europea, che le analisi e le
iniziative relative non possono perdere di vista questo contesto e che nel
nostro territorio si manifestano con modalità a volte peculiari, fenomeni
quali:
1) la difficoltà di consolidamento delle capacità critiche dovute
all’esperienza a causa della crescente precarietà dei rapporti di lavoro e
della frammentazione dei cicli produttivi e delle funzioni di
responsabilità;
2) la sfasatura fra responsabilità del processo produttivo e titolarità del
rapporto di lavoro,
causata sia dalle trasformazioni dell’organizzazione del lavoro che dal
sistema di accesso all’occupazione ma indotta, anche, dalla modalità di
aggiudicazione degli appalti;
3) l’incremento del lavoro nero che è giunto ad assumere, purtroppo, in
alcuni settori produttivi, un ruolo non marginale di realizzazione di parti
del ciclo di produzione.
Considerato inoltre
che la normativa relativa alle gare al massimo ribasso introdotta per dare
trasparenza ed efficienza agli appalti pubblici, sta rivelando limiti e
difetti, sia in termini di efficacia (qualità delle opere e rispetto dei
tempi), sia come possibilità di un indirizzo pubblico di qualità,
favorendo la proliferazione della catena dei subappalti o subaffidamento da
parte degli aggiudicatari. Quindi è uno strumento che va ripensato o fortemente rivisto, facendo
ricorso al criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più
vantaggiosa.
che il lavoro nero, connesso alle nuove modalità dell’immigrazione, è un
fenomeno relativamente recente, soprattutto nell’industria manifatturiera e
almeno in queste dimensioni
che sulla base delle stime fornite dalle stesse Ass. Imprenditori (nella
provincia di Bo 2.000 lavoratori solo nel settore edile), è realistico
considerare nella provincia di Bologna una realtà di circa 10.000 occupati
in nero, fra industria, agricoltura, servizi, servizi alla persona.
Tenuto conto
che queste persone svolgono un ruolo rilevante nella produzione di
ricchezza economica (lavori più faticosi) e sociale (assistenza agli
anziani), eppure lavoratrici e lavoratori costretti alla clandestinità, che
spesso versano in condizioni mortificanti e vergognose che provocano
insicurezza per se stessi e per l’intera collettività, privi di diritti
sociali, politici e della possibilità di partecipare alla crescita della
città.
che appare evidente che i vincoli della Bossi Fini sono un ostacolo perfino
per regolarizzare chi sta lavorando con continuità per esigenze delle
aziende o delle famiglie, e si rende con urgenza necessaria una radicale
rivisitazione delle quote dei flussi, oggi completamente inadeguate.
Impegna questa Amministrazione
pur nei limiti delle competenze amministrative, in materie che hanno una
cogente legislazione nazionale, ad un ruolo che può risultare decisivo per
favorire buone pratiche della qualità e della sicurezza del lavoro,
operando su diversi versanti:
1. Nella gestione diretta delle proprie attività, adottando oltre alle
misure di rispetto delle norme, buone pratiche fondate sulla promozione
della salute, della sicurezza e della qualità del lavoro, condivise anche
con le O.O.S.S.,
2. Negli appalti pubblici di diretta emanazione e pertinenza,
promuovendo una selezione delle imprese che partecipano agli appalti
(qualificazione fornitori) sulla base delle garanzie di qualità, rispetto
delle norme e adozioni di pratiche di responsabilità sociale. Va
verificato la possibilità di introdurre, anche in via sperimentale,
l’adozione di premi e penali corrispondenti al corretto svolgimento dei
lavori assegnati, come ad esempio l’esclusione delle aziende che non hanno
rispettato sicurezza e condizioni contrattuali,
3. Nei cantieri, attraverso gli strumenti di seguito indicati:
a) sulla base di una preliminare attività di formazione, svolta in
collaborazione con l’INAIL, l’Ispettorato del Lavoro e i servizi competenti
dell’AUSL (vedi esperienza in alcuni comuni) promuovere competenze
ispettive della Polizia Municipale (nel quadro delle attività di controllo
edilizio) mirate alla verifica diretta, ed alla segnalazione agli organi
competenti, delle evidenti infrazioni delle normative in materia di
sicurezza nel lavoro. Tali compiti, previsti all’art.14, lett. e) della
L.R.24/03, non vanno confusi né sovrapposti con quelli di AUSL, Direzione
Provinciale del Lavoro e INAIL i cui organici hanno esigenza di essere
rafforzati.
b) Una regolamentazione più rigorosa dei Lavori in Economia nell’edilizia
privata da parte dell’ufficio tecnico del comune.
Chiede
all’Amministrazione di svolgere un ruolo di promozione di una assunzione
collettiva di responsabilità fra tutte le Istituzioni e le Associazioni:
Organi periferici dello Stato, Enti Locali, Associazioni Imprenditoriali e
Sindacali, Volontariato, per individuare e realizzare, con il contributi
costruttivo di tutti i soggetti, modalità e percorsi nuovi di
integrazione e inserimento, anche graduali di contrasto al lavoro
nero:
a) attraverso progetti formativi, definiti in modo concertato, innanzitutto
fra le parti sociali, con il concorso di tutte le parti interessate, per
offrire a lavoratori che già operano in nero nelle imprese o nei servizi la
possibilità di frequentare corsi professionali pomeridiani/serali, un
esempio potrebbe realizzarsi per i lavoratori/trici dei servizi o nel
settore edile utilizzando la scuola edile (IIPLE), formalizzando percorsi
di tirocini formativi nelle aziende, accompagnati da permessi di soggiorno
fino a un massimo di 24 mesi (secondo l’art. 27 lettera F D.L. 286 del
25/7/98) (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina
dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), e art.40 e 44
bis del D.P.R. 31 agosto 1999 n.394 e successive modifiche.
b) Sempre allo scopo di governare percorsi di inserimento si possono
realizzare, con lo stesso criterio di concertazione, azioni di formazione
professionale nei paesi d’origine per consentire l’accesso regolare dei
lavoratori nel mercato del lavoro del nostro paese anche al di fuori della
Legge 189/2002.
Questi interventi vanno accompagnati da soluzioni di accoglienza
abitativa: realizzazione di servizi abitativi di cui deve farsi carico
prioritariamente il sistema delle imprese.
c) sarà inoltre compito dei servizi sociali, prendersi in carico immigrati
che abbiano dimostrato, attraverso denuncie, di essere vittime di
comportamenti e pratiche criminali di organizzazioni che hanno gestito,
illegalmente il viaggio in Italia, che gestiscono illegalmente la
manodopera, che sfruttano la prostituzione, ecc…come previsto dall’art.
18 del D.Lgs 25 luglio 1998 n. 286 (che stabilisce “quando nel corso di
operazioni di polizia, di indagini o di un procedimento per taluno dei
delitti di cui all’art.3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, o di quelli
previsti dall’art. 380 del Codice di Procedura Penale, ovvero nel corso di
interventi assistenziali dei diversi servizi sociali degli enti locali,
siano accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei
confronti di uno straniero ed emergano concreti pericoli per la sua
incolumità, per effetto dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di
un’associazione dedita ad uno dei predetti delitti o delle dichiarazioni
rese nel corso delle indagini preliminari o del giudizio, il Questore,
anche su proposta del Procuratore della Repubblica, o con il parere
favorevole della stessa autorità, rilascia uno speciale permesso di
soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai
condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un
programma di assistenza ed integrazione sociale”).
Questo atto prelude alla concessione del permesso di soggiorno da parte
della Questura.