Trasportavano ingenti quantitativi di cocaina fino a Napoli nascondendoli nel doppio fondo di vasche da bagno. Accusate di associazione a delinquere
e spaccio di sostanze stupefacenti, otto persone sono state arrestate dai finanzieri dei Nuclei regionali di polizia tributaria di Campania e Liguria
i quali, durante le indagini, hanno sequestrato 92 chilogrammi di cocaina purissima che una volta immessa sul mercato avrebbe fruttato circa 10
milioni di euro.


Le ordinanze di custodia cautelare – sei eseguite a Napoli e due a Bologna – sono state emesse dalla Dda di Napoli. In manette sono finiti Ciro Capasso, di 39 anni, Vincenzo Dannier (31), Maurizio Feleppa, (45), Francesco Cartigiano (30), Gabriele Autore (25), Salvatore Polizzy (57) Marco Tedeschi di 39 anni e Marcello Atzeni (33).
Le indagini hanno consentito di scoprire un traffico di cocaina che dal Sud America giungeva in Italia, in Emilia Romagna – attraverso la Spagna – fino a Napoli, nel quartiere Scampia, dove il capo dell’organizzazione criminale, individuato in Ciro Capasso, detto ‘boccastorta’, ritenuto vicino al clan camorristico dei Di Lauro, provvedeva alla distribuzione nell’hinterland partenopeo.

I particolari dell’operazione sono stati illustrati questa mattina a Napoli dal comandante del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli e da quello del gruppo repressione frodi di Genova.
L’operazione – è stato detto durante la conferenza stampa – è nata dall’attività di contrasto contro il contrabbando di tabacchi lavorati esteri verso l’Inghilterra. Durante le indagini le fiamme gialle scoperto il traffico di cocaina che, proveniente dal Sud America, giungeva fino a Napoli, destinata ad uomini del clan Di Lauro. La droga – abilmente
occultata in carichi di vasche da bagno e confezionata in modo tale da eludere il controllo dei cani antidroga – giungeva a Napoli attraverso la
Spagna e l’Emilia Romagna. Uno dei carichi di stupefacente – 92 chilogrammi – è stato sequestrato al confine italo-francese nel 2003. I
pani di droga, abilmente nascosti, erano numerati e ”marchiati” con una croce uncinata, segno della provenienza sudamericana.
Nella rete degli investigatori sono finiti anche i terminali spagnoli dell’organizzazione, così come coloro che sovrintendevano alla parte logistica del trasporto e deposito.
Secondo quanto è emerso nel corso delle indagini – che, è stato sottolineato, hanno visto la sinergia tra diversi gruppi regionali della guardia di finanza – le tecniche del contrabbando erano applicate al traffico di stupefacenti.