E’ la notte del 26 aprile del 1986 quando esplode il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, nell’Ucraina settentrionale, rilasciando nell’aria una nube di isotopi radioattivi: le conseguenze della catastrofe continuano tutt’oggi a segnare la vita di milioni di persone.

Dal 1996 la Regione, in collaborazione con Anpas Emilia-Romagna, Arci Nuova Associazione/Comitato provinciale di Modena, Legambiente Emilia-Romagna e la Fondazione “Aiutiamoli a Vivere”, con cui ha sottoscritto il “Protocollo Chernobyl”, organizza soggiorni con la disponibilità delle famiglie emiliano-romagnole per i piccoli provenienti dalle zone contaminate dell’ex Unione sovietica, in particolare Bielorussia e Ucraina. Finora, sono quasi 5000 quelli ospitati; l’obiettivo è far trascorrere ai bambini un periodo di vacanza con attività su misura per loro, ma anche sottoporli ad accertamenti diagnostici (visite pediatriche ed ecografia tiroidea) per verificarne le condizioni di salute. Il cancro alla tiroide è, insieme a quello ai polmoni e alla vescica, la malattia più frequente tra i bimbi provenienti dalla zona di Chernobyl; un mese di soggiorno in ambienti non contaminati consente l’abbattimento fino al 50% dei valori di cesio assorbito, riducendo la possibilità dell’insorgenza di forme tumorali.
Nel solo 2005, i bambini ospitati in Emilia-Romagna sono stati 1123, così suddivisi per provincia: Bologna 380, Modena 215, Piacenza 141, Parma 91, Reggio Emilia 58, Forlì-Cesena 14, Rimini 4; tra Ferrara e Ravenna sono stati accolti complessivamente 220 bimbi.

“Desidero congratularmi con le associazioni e con tutte le persone che rendono possibile questo progetto – ha detto l’assessore regionale alla Promozione delle politiche sociali ed educative Anna Maria Dapporto, intervenendo stamani alla conferenza stampa -. Anch’io ho ospitato una bimba bielorussia, e so quanto questo sia importante”.

L’assessore, che ha portato i saluti del presidente Errani, ha ricordato come la Regione sia impegnata su due fronti: da un lato, con l’ospitalità dei bambini sul territorio emiliano-romagnolo, dall’altro in progetti di cooperazione decentrata. Per quanto riguarda l’accoglienza, l’iniziativa ha la supervisione del Comitato tutela dei minori della Presidenza del Consiglio dei Ministri; si avvale, inoltre, della collaborazione di associazioni disposte a condividere un’impostazione tesa a salvaguardare il più possibile l’equilibrio psicologico e affettivo di bambini, che spesso hanno alle spalle vissuti difficili con situazioni di degrado sociale ed economico, e che nelle nostre città si trovano improvvisamente a contatto con modelli e stili di vita molto diversi. In particolare, per evitare che i piccoli possano affezionarsi troppo alla famiglia che li accoglie, con il rischio di dolorose lacerazioni al momento del distacco, e per garantire anche a tutti i bambini delle zone contaminate le stesse opportunità di soggiorno, il progetto della Regione prevede che la permanenza in Italia non possa protrarsi per più di due mesi in un anno per ciascun bambino e, comunque, per non più di due anni di seguito. Unica eccezione, i bambini seguiti da “Aiutiamoli a vivere”, spesso già in condizioni di malattia e per i quali è prevista la possibilità di soggiornare in Emilia-Romagna anche per un terzo anno consecutivo.