Farone a caccia di cavallette. Dalla guerra chimica a quella biologica. Contro gli insetti che razziano le colture agricole in diversi comuni della collina parte per il secondo anno il progetto di lotta biologica che prevede l’utilizzo delle faraone, considerate uno dei più efficaci predatori di cavallette.

L’iniziativa è sostenuta dall’assessorato all’Agricoltura della Provincia, dal Consorzio fitosanitario di Modena, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, i Comuni interessati e le organizzazioni professionali agricole. Gli agricoltori che intendono aderire al progetto devono compilare un modulo reperibile negli uffici tecnici del Comune di residenza, alle organizzazioni professionali agricole che va consegnato al Consorzio fitosanitario il quale provvederà alla distribuzione dei pulcinotti di faraona in base alla superficie dichiarata (cinque faraone per ettaro con un massimo di cento faraone per richiedente).

Le richieste devono pervenire entro il 20 aprile 2006. Quest’anno chi aderisce al progetto dovrà versare un contributo di un euro per ogni esemplare di faraona, pari circa al 50 per cento del costo di ogni pulcinotto assegnato. L’obiettivo del progetto è quello di prevenire e contenere le infestazioni di cavallette e limitare i gravi danni che esse provocano alle colture e agli orti familiari, ricorrendo alla lotta biologica, in questo caso alle faraone, allo scopo di evitare l’uso indiscriminato e poco efficace di prodotti chimici pericolosi per l’ambiente.

L’anno scorso sono state coinvolte 58 aziende agricole ubicate per l’80 per cento a Guiglia e, per il restante 20 per cento nei comuni di Savignano, Marano e Fiorano. Complessivamente le faraone distribuite sono state 2.500 e la superficie interessata da questo esperimento è stimata in 500 ettari. I primi risultati sono positivi e confermano l’utilità pratica delle faraone che sono predatori molto voraci di cavallette; tuttavia si lamentano molte perdite di animali a causa della presenza in zona di un elevato numero di volpi. E questo sembra essere uno dei principali fattori limitanti. Allo studio vi è anche un progetto di immissione di fauna selvatica autoctona (fagiani, pernici e starne) che potrebbe consentire di contrastare le cavallette su più ampia scala.