È promosso dalla Camera del Lavoro di Pavullo e dalla Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) di Pavullo e Sassuolo l’incontro di domani mattina, lunedì 18 dicembre, a Pievepelago (ore 9, sala ex biblioteca) per sensibilizzare amministrazioni locali, associazioni economiche e cittadini sul progetto di una centrale termica innovativa a biomasse da installare nella futura caserma che ospiterà Protezione Civile e Vigili del Fuoco e sarà realizzata il prossimo anno.


All’incontro intervengono, Lauro Ruggi responsabile Cia Pavullo-Sassuolo, Claudio Pasquesi Cgil Pavullo, e i rappresentanti della Confederazione Italiana Agricoltori di Modena Maurizio Pivetti, Mirco Conti e Claudio Ferri.
Il progetto di una caldaia funzionante a “cippato di legno”, fortemente voluto dalla Cgil e dalla Cia di Pievepelago, è il primo che si verrebbe a realizzare in loco e si ispira al modello della centrale a bio-masse di Lizzano in Belvedere che alimenta molte strutture del paese.

“Si tratta di coniugare sviluppo del territorio e qualità ambientale” spiega Claudio Pasquesi. Il territorio montano si presta particolarmente a questo tipo di impianto per l’enorme patrimonio di verde boschivo e la grande quantità di materiale di scarto che proviene dalla sua manutenzione, oggi peraltro scarsamente eseguita.
“Recuperando gli scarti della lavorazione del bosco, unitamente al materiale di risulta delle potature – aggiunge Pasquesi – si avrebbero a disposizione tonnellate di materiali forestali che potrebbero alimentare un impianto a bio-masse di medie dimensioni, adatto a riscaldare non solo la caserma dei Vigili del Fuoco, ma anche gli impianti sportivi vicini e potrebbe fornire anche energia/calore a qualche condominio limitrofo”.

“In questo modo – aggiunge il segretario della Cgil di Pavullo Bruno Ferrari – si coniugherebbero diverse funzioni: un miglior utilizzo del bosco e degli stessi dei castagneti da frutto grazie ad una miglior manutenzione e ristrutturazione (finanziata per legge ma oggi largamente disattesa) consentendo altresì una migliore accessibilità al patrimonio boschivo, non ultimo a scopo di promozione turistica”.
“L’impianto a bio-masse consentirebbe anche la miglior utilizzazione – continua – per le risultanze delle potature che oggi vengono conferite a Modena con evidenti costi di trasporto”.

“Al tempo stesso – spiegano i sindacalisti – si potrebbe risparmiare anche sui costi da riscaldamento, poiché se i costi per il primo impianto sono più alti rispetto ad un impianto a metano (comprato in larga parte all’estero), si abbasserebbero però i costi di esercizio del 35-40%”.

L’incontro ha dunque l’obbiettivo di portare in primo piano un progetto innovativo per Pievepelago che sa coniugare rilancio dello sviluppo del territorio montano attraverso l’utilizzo di risorse oggi a perdere, e rispetto dell’ambiente, coinvolgendo tutti i soggetti interessati dalle amministrazioni locali alle cooperative forestali agli agricoltori privati, a cui sarebbe demandato un ruolo decisivo nel conferimento delle bio-masse.