Il caso reggiano di ripetute molestie (altrimenti conosciute come ‘stalking’) e la conseguente ordinanza di un giudice che vieta al coniuge di avvicinarsi all’ex moglie – primo caso in Emilia Romagna, trattato in questi giorni da diverse testate giornalistiche – riporta ancora una volta all’attenzione dell’opinione pubblica sul problema delle molestie e della violenza contro le donne.

Un tipo di violenza ‘di genere’, riconosciuta oggi dalla comunità internazionale come una violazione fondamentale dei diritti umani. Come nel resto d’Europa, anche in Italia le donne che subiscono violenza o maltrattamenti in famiglia sono il 25%. Chi trova il coraggio di sporgere denuncia ha alle spalle, in media, 8-10 anni di maltrattamenti. Il rapporto Istat presentato il 21 febbraio 2007 non solo conferma questi dati, ma anche la difficoltà a fare denuncia.

L’intenso lavoro delle istituzioni ha prodotto nel giugno scorso un importante risultato.
L’assessorato Diritti di Cittadinanza e Pari Opportunità del Comune di Reggio Emilia è stato infatti tra i primi in Italia ad creare un ‘Tavolo interistituzionale di contrasto alla violenza contro le donne’, con l’obiettivo di costruire un luogo per attivare politiche di contrasto alla violenza coinvolgendo enti e realtà del territorio che operano a diversi livelli e con specifiche competenze: tribunale, procuratore generale, prefettura, ordine degli avvocati, servizi sociali, ospedale Santa Maria Nuova, Usl, questura, arma dei carabinieri.
L’adesione delle istituzioni a questo nuovo strumento di lavoro è stata totale sin dalla sua costituzione, a testimonianza del fatto che trasversalità ed entità del fenomeno, con le relative implicazioni, richiedono continui confronti, approfondimenti e sinergie in grado di ottimizzare le diverse azioni. Da otto mesi, il ‘Tavolo interistituzionale’ è attivo per uniformare le azioni degli enti attraverso indicatori comuni dei casi di maltrattamento, una formazione interprofessionale coerente e la creazione di un’unica banca dati.
L’importanza del ‘Tavolo’ è testimoniata anche dal fatto che la maggior parte degli episodi di violenza avviene in situazioni in cui non esistono precedenti. A livello nazionale, regionale e locale, solo l’8% degli stupri viene denunciato e non tutti arrivano a una condanna.

“Nonostante gli importanti cambiamenti, la risposta della società alla violenza maschile è ambigua, incerta, contraddittoria – dice l’Assessore comunale ai diritti di cittadinanza e pari opportunità Gina Pedroni. Il silenzio delle donne non è determinato da caratteristiche psicofisiche particolari, ma dal fatto che la legge, i tribunali, i servizi sociali stessi spesso non sono stati pensati per affrontare i complessi problemi ai quali una donna si trova di fronte quando decide di denunciare uno stupro o di interrompere un rapporto violento.
Occorre un accurato lavoro sul piano legislativo, educativo, culturale, formativo perché chi subisce violenza o molestie trovi risposte competenti, ma anche una comunità solidale e non solitudine e isolamento. Per questo riconosciamo grande valore alla decisione assunta dalla Procura e dal Tribunale di Reggio Emilia che, non solo è nello spirito dell’importante lavoro che con le Istituzioni abbiamo intrapreso, ma è un segnale significativo rivolto alle donne perché si sentano più ascoltate e più tutelate nell’affrontare esperienze di vita così dure come quelle della violenza e dei maltrattamenti”.