Dopo quattro anni negativi ritorna in positivo la bilancia occupazionale delle imprese con meno di 50 dipendenti – un campione di oltre 1.300 imprese per più di 8.300 addetti monitorate da Cna. E lo fa con un dato che conferma il momento economico particolarmente felice per il territorio modenese: +1,5%.

A questo dato va aggiunto anche il sempre maggior riscorso al lavoro interinale – di cui l’indagine non tiene conto – e che aumenta ulteriormente il contributo all’occupazione dato dalle aziende artigianali e dalle PMI. Tutto questo nonostante un quarto trimestre negativo (-1,1%) – come consuetudine – e comunque notevolmente migliore rispetto allo stesso periodo del 2004 (-2,1%) e del 2005 (-1,9%). Dal punto di vista della dinamicità del mercato, si può rilevare come il risultato sia stato dovuto all’aumento delle assunzioni, che sono cresciute del 15,4% rispetto all’anno precedente mentre sono rimasti di fatto stabili i licenziamenti (cresciuti appena dello 0,5%).

I settori
Un 2006 positivo soprattutto per il settore manifatturiero (+3,2%) (a conferma della vocazione produttiva dell’economia modenese) dove la sola industria del mobile vira in negativo (-2,9%). Al contrario, particolarmente significativa la performance della meccanica e della lavorazione dei metalli – i due comparti dal peso specifico più elevato-: +2,1% la prima, + 3,8% il secondo.
L’exploit arriva dal comparto chimica/gomma/plastica – quello dove ritroviamo il biomedicale, per intenderci – che marca un +7,7%. Incoraggianti anche i segnali che arrivano dal settore moda, che fa segnare un +2,9% (anche se il quarto trimestre, -2,0%, non consente illusione circa una ripresa stabile del comparto).
Detto della significatività statistica del campione, del tutto affidabile per ciò che riguarda il manifatturiero e l’edilizia (in quanto rappresentativo del 10% delle aziende iscritte alla Camera di Commercio), ed invece meno preciso per ciò che riguarda i servizi (per i quali la rappresentatività si ferma al 5%), l’analisi dei servizi stessi mette in rilevo luci ed ombre. Tra le prime quelle che riguardano i servizi alla persona e alle cose – manutenzioni automobili, ad esempio, ma anche estetica ed acconciatura (+7,5%) – mentre paga evidentemente dazio al contesto (anche climatico) sfavorevole il commercio e turismo (-1,4%). Ancor più negativa è la situazione nel settore dei trasporti, con una diminuzione in doppia cifra (-10,8%).
L’annunciata crisi ciclica ha poi fatto breccia nel settore delle costruzioni che chiude il 2006 con una perdita occupazionale dell’1,2% che si acuisce nell’ultimo trimestre (-3,2%).
Le aree
A macchia di leopardo l’andamento dell’occupazione nelle varie aree della provincia, dove spicca il +4,2% della “Bassa”, trascinata dai brillanti risultati del già citato biomedicale. Bene anche la zona di Carpi, che risente positivamente del comportamento del tessile, mentre merita di essere sottolineato l’Appennino, che segna “più” per il terzo anno consecutivo. Buone performance, anche se sotto la media provinciale, per l’Area Nord Est (+1,4%) e le Terre di Castelli (+1,2%), mentre è il capoluogo a far segnare – ed è il terzo anno consecutivo che accade – un segno meno.

Le dinamiche contrattuali
Se si mantiene stabile la percentuale dei lavoratori extracomunitari sul totale delle assunzioni annuali (19,6%) aumenta il peso di questi ultimi nell’ambito dei totali dei dipendenti (che passa dal 9,2% al 10,9%).
Sostanzialmente stabili – le variazioni sono solo di alcuni decimali – le assunzioni con contratto di part time (19,7%) e quelle con contratto di apprendistato (19,8%).

Dunque, i brillanti risultati economici ottenuti dalle piccole imprese nel 2006 si rispecchiano nell’andamento dell’occupazione, che continua a crescere a ritmi sostenuti.
Queste valutazioni, al di là dei contenuti economici, meritano anche valutazioni sociali, perché è indubbio il contributo che le piccole imprese e le aziende artigianali danno alla tenuta del nostro territorio e dell’intera collettività.
Per questo, se è legittima la richiesta di interventi a tutela delle famiglie, non meno importante e altrettanto determinante – sia economicamente che socialmente – è la richiesta di sgravi a favore della piccola impresa, magari sotto forma di incentivi a sostegno della ricerca e dell’internazionalizzazione e per favorire la costituzione di filiere di imprese. Incentivi mirati alle imprese più meritevoli, non certo a pioggia, ma che tengano conto delle esigenze delle PMI, sia in conto proprio che conto terzi.
Una richiesta giustificata dalle risorse recuperate grazie al gettito fiscale, una fonte che attinge soprattutto alla piccola impresa, come ha testimoniato l’ultima Finanziaria. E sarebbe davvero paradossale che chi per primo contribuisce al risanamento dei conti pubblici, arrivi a godere dei relativi benefici per ultimo.