Il tribunale di Modena ha condannato ieri a 20 anni di carcere Luca Zambelli, l’elettricista di 43 anni che il 15 maggio del 2006 ha ucciso la moglie, la barista di 36 anni Stefania Casolari, a Sassuolo nella casa in cui un tempo vivevano insieme, in via Leopardi, al momento dell’omicidio i due si stavano separando; il Giudice Ester Russo ha inoltre stabilito che l’uomo dovrà pagare le spese processuali e corrispondere una provvisionale di 100mila euro ai due figli, un maschio e una femmina di 11 e 15 anni che ora vivono con i nonni materni a Salvaterra.

Proprio il clima pesante creato dalla separazione sarebbe alla base della furia omicida che ha spinto Zambelli a colpire la donna con 28 coltellate dopo aver sorpreso la donna al telefono con l’amante. “Siamo abbastanza soddisfatti – ci ha dichiarato il legale di Zambelli, Gianpaolo Verna – il giudice ha eliminato le aggravanti di sevizie e crudeltà inoltre conto di poter ottenere le attenuanti in appello”.

I fatti risalgono allo scorso 15 maggio quando Stefania venne ritrovata dalla madre in un lago di sangue nella sua abitazione, secondo quanto stabilito dall’autopsia la donna era stata colpita 28 volte con un coltello ed è morta perché le sono state recise carotide e trachea, ma la sua agonia sarebbe durata almeno 5 minuti. Zambelli, che si stava separando dalla moglie, venne fermato il giorno dopo il delitto dopo un lungo interrogatorio notturno ma la svolta nelle indagini arrivò due giorni dopo quando la polizia scientifica di Bologna trovò tracce di sangue sul suo furgone. Durante gli interrogatori Zambelli aveva ammesso di aver fatto visita a Stefania il pomeriggio del delitto e di averla sentita al telefono con l’amante, accecato dall’ira l’ha poi picchiata dicendo poi di non ricordare cosa sia successo.

Secondo l’avvocato difensore davanti alla Corte di Appello di Bologna non sarà difficile ottenere le attenuanti grazie alla perizia psichiatrica effettuata sul suo assistito che ha dimostrato come Zambelli sia un borderline, ottenendo così l’esclusione della premeditazione e l’ipotesi che abbia agito in condizioni di diminuita capacità di intendere e di volere, ipotizzando però una sorta di raptus momentaneo dovuto al dolore o al timore dell’abbandono.

“Il mio cliente ha subito continue violenze psicologiche dai comportamenti messi in atto dalla donna – sostiene Verna – in aula il pubblico ministero parlava dell’uomo al telefono come del nuovo compagno ma si trattava dell’amante dato che erano ancora sposati e la donna non perdeva occasione per raccontare al mio cliente i dettagli di questa relazione”.
Il Pubblico Ministero Claudia Natalini aveva chiesto una condanna a 24 anni che poteva raggiungere i 30 con l’applicazione delle aggravanti, il giudice ha invece escluso le aggravanti delle sevizie e della crudeltà condannando Zambelli a 20 anni di carcere.

L’avvocato Gianpaolo Verna, che ha sottolineato come l’uomo sia pieno di debiti e non potrà certo onorare le provvisionali per i figli, ha già annunciato il ricorso in appello che conta di presentare nei prossimi 15 giorni, l’udienza dovrebbe quindi essere fissata in un tempo variabile tra i sei mesi e un anno.
“La famiglia Casolari ha accolto la sentenza in modo molto sereno – ci ha dichiarato l’avvocato di famiglia Elisabetta Panciroli – sono consapevoli che questo non ridarà loro la figlia ma ritengono che in questo modo sia stata fatta un po’ di luce sui fatti”. Intanto nei primi giorni di maggio dovrebbe tenersi l’udienza per l’affido definitivo dei due figli ai nonni materni con cui vivono a Salvaterra dal giorno dell’omicidio.