Oltre 25.000 euro raccolti tra il personale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena andranno a sostegno di iniziative umanitarie nel Benin e, in particolare, per sostenere le spese di intervento chirurgico e di degenza di bambini poliomielitici, le cui famiglie, povere, non possono sostenerne i costi.

Il cospicuo contributo è il risultato di una campagna di sensibilizzazione “Adotta un letto nell’ospedale di Tanguiéta”, estesa tra i dipendenti, promossa da don Ilario Cappi, parroco del Policlinico di Modena, da tempo in contatto con l’Associazione U.T.A. (Uniti per Tanguièta e Afagnan).

L’iniziativa lanciata alla fine del 2007 da don Ilario Cappi, parroco della Beata Vergine della Salute, la parrocchia degli ospedali modenesi, venne ripresa, raggiungendo tutti, nel messaggio di auguri natalizi rivolti dal dottor Stefano Cencetti, direttore generale del Policli-nico di Modena. Al suo invito seguirono i fatti. E l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e CIR, che gestisce il servizio mensa, riproposero un ormai collaudato schema di raccolta fondi attraverso la donazione libera e volontaria del valore non consumata attraverso i buoni pasto. Il valore eccedente le consumazioni dei buoni pasto, non utilizzati dai dipendenti del Policlinico nel periodo compreso tra il 15 febbraio e il 15 agosto 2008, è stato devoluto a favore di U.T.A. ONLUS.

L’operazione, riservata a chi si serviva del servizio di ristorazione del Policlinico, è stata un grande successo e ha permesso di raccogliere 8.500 euro, cui sono da aggiungere i 17.000 euro donati personalmente da tanti dipendenti, parenti e pazienti del Policlinico di Modena a Don Ilario.
L’Ospedale di Tanguiéta, città dello stato africano del Benin, con una capienza di 230 letti, serve una popolazione di 70.000 abitanti. L’ospedale è stato aperto dal Fatebenefratelli nel 1970 ed è meta di 5.000 ricoveri all’anno ed esegue 2.000 interventi chirurgici. Il nosocomio – inserito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel pool di ospedali che partecipano al progetto di cura dei sieropositivi e malati AIDS – si occupa dei bambini malati di Aids, poliomelite, oppure affetti da malnutrizione, o esposti alle tante malattie infantili che sono la diretta conseguenza del sottosviluppo di quella regione del continente. Per curare questi malati occorrono tecniche sofisticate e personale specializzato in un Paese che per le sue condizioni di estrema povertà non è in grado di assicurare l’assistenza sanitaria gratuita.

“Voglio ringraziare tutti coloro che hanno donato – ha detto Don Ilario Cappi – e voglio estendere a tutti il ringraziamento del vicepresidente di U.T.A. fra’ Luca Beato e del Direttore dell’ospedale di Tanguiéta. Grazie a tutti voi, di cuore”.
Negli anni “Dona ciò che non mangi” è diventata un’iniziativa tradizionale per il Policlinico di Modena e ha sempre catalizzato la generosità dei dipendenti dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria. Nel 2004, vennero raccolti circa 11.000 euro per aiutare due ospedali nello Zimbabwe, gestiti da medici missionari, sostenuti dall’associazione modenese Luisa Guidotti – ONLUS. Nel 2006 l’iniziativa Un ponte per la vita ha raccolto quasi 8.000 euro in favore di ASEOP, per sostenere le cure oncologiche per i bambini ricoverati all’Hospital Ge-neral Niños de Acosta Ñu di Assuncion in Paraguay. Nel 2007 Vivere senza AIDS ha raccolto 6.500 euro che hanno permesso di acquistare reagenti necessari al laboratorio per il monitoraggio delle terapie antiretrovirali per l’Ospedale di Lugarawa, in Tanzania. Infine, sono giunti gli 8.500 euro per il Benin.

“La mobilitazione del personale per questa meritoria iniziativa – ha commentato il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena dottor Stefano Cencetti – è stata davvero lusinghiera e desidero anch’io associarmi alle parole di ringraziamento di don Ilario. Per tanti si è trattato di un sacrificio piccolo nella sostanza, ma che ha un grande significato e che dimostra quanto il dolore e la malattia sappiano unire i cuori e gli sforzi che si combattono per restituire un po’ di serenità alle persone che soffrono”.