Il recente grido di dolore sulla crisi del centro storico levato dai commercianti di Marano sul Panaro impone alcune riflessioni. Proprio in quel Comune recentemente non è stata recepita la recente normativa regionale che prevede la chiusura dei negozi nelle principali festività nazionali.


La motivazione portata dall’Amministrazione locale è stata quella di consentire totale libertà agli esercenti.
E’ stata respinta persino la richiesta della Filcams/Cgil di prevedere almeno la chiusura il giorno di Natale e Pasqua.
Marano è una città riconosciuta ad economia turistica, e salvo diverse iniziative dell’Amministrazione, vi è totale libertà di gestione degli orari commerciali.
In realtà Marano ed il turismo nulla hanno a che fare tra di loro, specie da quando l’unica “attrazione” turistica, il Parco fluviale, resta
desolatamente vuoto anche nelle domeniche d’estate.
Il tipo di “turismo” di Marano è in realtà legato al transito delle auto dirette in Appennino, e proprio per questo colpisce che i commercianti
pongano questioni relative a difficoltà nella circolazione e alla carenza dei parcheggi.

L’impressione è quella che il progressivo spegnimento del commercio a Marano sia anche legato alla impetuosa crescita commerciale della frazione di Casona.
La sgradevole cementificazione di questa parte del territorio maranese è legata – questa sì – al traffico veicolare della domenica, tanto che nei
restanti giorni della settimana i negozi ed i pubblici esercizi sono per lo più desolatamente deserti.
Se fosse passata la proposta di estensione a tutta l’area dell’Unione Terre di Castelli del riconoscimento ottenuto da Marano di città turistica, certamente sarebbe stata la fine per le realtà più deboli – come il centro di Marano – riducendo anche di molto l’interesse commerciale della frazione di Casona.
E’ positivo che Vignola e gli altri Comuni della zona abbiano sospeso tale procedura, mentre continua a preoccupare l’assenza nell’area di una regia comune sul commercio.