Il vizio della cocaina si diffonde a velocità sostenuta anche in Italia con persone che arrivano a rovinarsi economicamente spendendo oltre il 60% del proprio reddito per acquistare cocaina. Il dato proviene da uno studio dell’Osservatorio epidemiologico dipendenze patologiche della Ausl di Bologna, coordinato dal prof. Raimondo Maria Pavarin, presentato oggi, a Roma, nel corso di un convegno della Federazione comunità terapeutiche. L’Osservatorio ha analizzato 25 città italiane in 10 regioni intervistando 3.409 persone tra 15 e 50 anni.


Il costo varia a seconda della latitudine: un grammo di coca vale 62 euro in Calabria, 80 in Emilia Romagna e 64 nel Lazio; il prezzo cambia poi anche rispetto alle condizioni dell’acquirente: un cocainomane la pagherà meno di chi la usa occasionalmente. Mediamente in un anno ogni consumatore ha utilizzato 87 dosi di cocaina spendendo 1.450 euro al mese, il 33% del reddito disponibile. Il consumatore di cocaina, anche saltuario, ha mediamente un reddito più alto di quelli che usano altre sostanze (1.120 euro contro, ad esempio, i 740 euro di chi consuma alcol).

Secondo quanto emerso dall’analisi il consumatore di cocaina ci arriva passando solitamente per la marijuana, l’hashish e il popper. Il 75% di chi ha provato la coca smette entro un anno dal primo uso e di solito sono persone a basso reddito, che temono i rischi legati all’assunzione.
Le femmine iniziano prima dei maschi e per loro il primo approccio avviene perché la coca gli viene offerta da qualcuno, solitamente in situazioni di divertimento. Lo studio conferma il profilo lavorativo del consumatore – in gran parte lavoratori autonomi, professionisti e dirigenti – e la modalità di consumo: per lo più sniffata, talvolta fumata, raramente iniettata.
Emerge poi una differenza tra consumatori e dipendenti: se i primi la usano soprattutto insieme agli altri, i cocainomani lo fanno in solitudine, a casa, al lavoro o al bar. Chi fa un uso continuato di cocaina ha solitamente disponibilità economiche elevate, più di 2000 euro al mese, e una bassa percezione del rischio.