Come di consueto, CNA Federmoda – l’Unione di categoria di CNA che segue le imprese della filiera del tessile abbigliamento – ha analizzato i dati relativi all’andamento del settore nella provincia modenese nel 2008, dati raccolti con il coinvolgimento di un centinaio di aziende associate a CNA.


In generale risulta chiaro come il settore nell’anno appena trascorso abbia incontrato diverse difficoltà, originate soprattutto dalla pessima congiuntura economica internazionale, caratterizzata da una notevole contrazione dei consumi. Sulla base di un trend innescatosi da tempo, la situazione è aggravata dall’immissione sul nostro mercato di merce a bassissimo costo proveniente dai Paesi extra-europei. Non a caso, le aziende meno in difficoltà sono quelle che hanno saputo riposizionarsi collocandosi su una fascia medio-alta di prodotto, espressione della qualità Made in Italy, apprezzata e richiesta anche all’estero.
Dai dati è evidente come siano le imprese di subfornitura, cioè quelle che lavorano per conto terzi, a soffrire maggiormente, essendo più esposte alla concorrenza generata dal decentramento produttivo e dal lavoro sommerso. In una parola, dalla concorrenza basata sul costo. Se, infatti, un quarto delle aziende che lavorano in conto proprio rileva una diminuzione del proprio fatturato rispetto al 2007, per le aziende della subfornitura la percentuale oltrepassa la metà (54%) per superare il 60% nel raffronto 2008-2006. Si delinea quindi un trend negativo di lungo periodo per la maggioranza delle aziende di subfornitura. La situazione delle imprese finali risulta abbastanza diversificata al suo interno, a conferma che la grande differenza è basata sulla qualità dell’offerta: per il 39,5% delle aziende, rispetto al 2007, il fatturato è rimasto invariato, mentre per il 35,5% è aumentato.
Grandi differenze tra queste due tipologie di imprese riguardando anche la spesa per investimenti. Se il 73% delle imprese in conto proprio dichiara di avere fatto investimenti nel 2008 – soprattutto per ciò che riguarda pubblicità e promozione – per le imprese in conto terzi la percentuale scende al 39%.

I problemi delle imprese del tessile abbigliamento sembrano riguardare soprattutto la diminuzione degli ordini (avvenuta per il 43% delle imprese finali e per il 56% di quelle di subfornitura) e i livelli di insoluti e ritardi nei pagamenti, sperimentati dalla maggioranza dei due tipi di imprese ed aggravati dal credit crunch che ha caratterizzato il mercato finanziario soprattutto negli ultimi mesi dell’anno.
Queste difficoltà hanno avuto conseguenze sulla forza lavoro, anche in questo caso soprattutto per le imprese conto terziste. Nel 2008, infatti, il 42% di queste ultime hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, contro il 22% delle imprese che lavorano in conto proprio. Ciò nonostante l’occupazione ha sostanzialmente tenuto, se si pensa che nel 45% delle imprese il numero degli occupati è rimasto invariato, contro il 31% di imprese che ne denunciano la riduzione ed il 24% che, al contrario, ne rilevano un aumento.

Osservando, poi, i dati riguardanti le esportazioni delle imprese finali si evidenzia la necessità di aumentare la quota di fatturato derivante dall’export, così come quella di trovare sbocchi su nuovi mercati. Infatti, l’indagine ha permesso di evidenziare come un quarto delle imprese in conto proprio non esporti affatto e che il 40% lo faccia per una percentuale di fatturato inferiore al 25%. I Paesi verso cui si esporta sono in gran parte la Russia, la Francia, la Germania, la Spagna, il Giappone e gli Stati Uniti.
Per il conto terzi la maggioranza della produzione è destinata al mercato regionale e, in quote minori, al nord dell’Italia e al centro. Anche per queste ultime, però, non è preclusa la possibilità di ricercare ed individuare committenze oltre confine, attività che può essere perseguita anche attraverso i consorzi all’export come Expomodena.
Infine se si valutano le risposte date dagli imprenditori associati alla CNA sulla previsione di quello che sarà il 2009, si può notare come i due tipi di imprese non siano più così distanti, ma si avvicinino enormemente nella visione pessimistica rispetto al futuro. Moltissime sono le imprese – superano infatti il 50% – di entrambi i comparti che prevedono per il 2009 una diminuzione di tutti i parametri: fatturato, redditività, ordini.

“I dati evidenziati dall’indagine – commenta Vanni Po, Presidente di CNA Federmoda di Modena – erano prevedibili, dato il contesto generale”.
“In gennaio 2009
– continua Po – non c’è stato il temuto calo, anche perché in questo periodo si lavora per le produzioni primaverili, quest’anno favorite dal calendario. Il periodo critico sarà comunque quello di marzo-aprile, quando si raccolgono gli ordini destinati all’export, quelli su cui si basa il lavoro delle aziende di subfornitura sino ad estate inoltrata. E’ questo sarà un importante momento di verifica. Credo di poter dire, però, che il tessile-abbigliamento questa volta si presenta avvantaggiato rispetto ad altri settori. Il fatto di fare i conti ormai da anni con un doloroso processo di ristrutturazione produttiva ci consente di affrontare con maggior realismo e determinazione una situazione invece nuova e forse inaspettata per altri settori. In questo senso le imprese del tessile abbigliamento, per la loro capacità di affrontare la produzione just in time, per l’abitudine – purtroppo – a fronteggiare situazioni di crisi, possono addirittura rappresentare un modello”.
“Tra le azioni a sostegno del settore
– conclude Po – vorrei ribadirne una che ci vede impegnati in prima linea e che peraltro non costa nulla: la tutela e la difesa del Made in Italy, da perseguire con l’introduzione di adeguate norme sull’etichettatura e con minuziosi controlli rispetto al lavoro nero e alla contraffazione. C’è poi tutto l’aspetto legato ai finanziamenti, sempre più cari e difficili da ottenere. Crediamo che le banche possano rivestire un ruolo determinante nel supportare le imprese contro la crisi, a patto che sappiano recuperare la capacità di interagire con il territorio”>/i>.