Le prime elaborazioni relative all’andamento dell’economia nell’ultimo trimestre 2008 – quello in cui la crisi finanziaria americana ha iniziato a fare sentire i suoi pesanti effetti – testimoniano che stiamo probabilmente vivendo una delle fasi più negative – forse la più negativa – dal dopoguerra ad oggi.

La nostra provincia non è immune da queste turbolenze. Basti pensare che l’andamento assolutamente negativo in tutti i settori – biomedicale a parte – registrato dalle aziende modenesi negli ultimi tre mesi dell’anno appena trascorso dovrebbero (il condizionale è d’obbligo, visto che i calcoli sono ancora in corso), far scendere la produzione manifatturiera modenese del 2008 di circa tre punti rispetto all’anno precedente.
E per il futuro basti qui citare l’ultima previsione del Fondo Monetario Internazionale, che nel 2009 attribuisce all’Italia un calo del Pil del 2,1%.
La situazione è grave, ma il nostro territorio possiede quelle caratteristiche che le danno la possibilità di esprimere meglio di altri territori la capacità di riprendersi e di riguadagnare quelle posizioni di eccellenza che Modena ha saputo guadagnarsi del tempo.
Soprattutto, Modena ha sempre avuto la capacità di reinventarsi superando grandi momenti di difficoltà Non dimentichiamoci che il nostro territorio, nell’immediato dopoguerra era ai primi posti in Italia per tasso disoccupazione.
Quindi, a leggere i dati odierni, è ben evidente come il sistema economico abbia rappresentato – facendolo tutt’ora – una risorsa per la coesione sociale della collettività.



IL CAMBIAMENTO DEI MODELLI ECONOMICI
Tra i punti di forza c’è la struttura di un sistema produttivo dinamico rappresentato in gran parte da Pmi, una serie di settori economici che hanno saputo integrarsi tra loro in una sorta di piattaforma produttiva territoriale che sa adeguarsi rapidamente al cambiamento dei modelli di riferimento.
Siamo soliti, ad esempio, pensare al binomio meccanica-ceramica, all’alimentare e al packaging. Ma anche l’agricoltura non è al di fuori di questo processo di integrazione, se si guarda al settore delle macchine agricole e alla recente joint venture che ha permesso di convogliare sul nostro territorio gli investimenti di una grande azienda giapponese.
E lo stesso settore del commercio e del terziario ha saputo evolversi – anche oggi è in fase di riposizionamento – per diventare un asse complementare deciso ai fini del successo modenese.
Si tratta dell’ulteriore testimonianza della capacità di adeguamento economico della nostra comunità, una capacità già dimostrata nel passaggio dal fordismo al postfordismo, che saprà ripetersi anche in questa occasione.
Lo farà grazie alla sua propensione all’export (anche in questo periodo di crisi la nostra quota di fatturato export si mantiene superiore al 30%), grazie alla capacità di produrre in modo non standardizzato – diremmo di risolvere problemi, più che “fare” manifatturiero – grazie alle decine di multinazionali “tascabili”, modenesi e non, nazionali e non – che si sono insediate nel nostro territorio.
Ma la capacità di inserirsi nei flussi globali dipende anche dall’attrattività del territorio, a tutti i livelli, a cominciare dalle infrastrutture.



IL SUPERAMENTO DELLA CRISI DI FIDUCIA
La debacle finanziaria che si è scatenata nello scorso autunno ha innescato una crisi di fiducia che ha rappresentato a sua volta un formidabile amplificatore della crisi. In questo contesto le infrastrutture possono rappresentare un utile strumento, in quanto segnale di un mondo capace di perseguire uno sviluppo sostenibile.
Occorre, in altre parole, individuare quella “macchina a vapore” in grado di catalizzare l’impegno degli attori che agiscono sul territorio per dare questo segnale di fiducia. Un segnale tangibile, che in prospettiva rappresenti anche un’opportunità di superamento dei localismi economici in un’ottica di area vasta, ma che sull’immediato si traduca concretamente in un intervento anticiclico, il primo vero intervento anticiclico.
E, a proposito di area vasta, è inevitabile pensare ad un ruolo attivo svolto dall’Amministrazione Provinciale rispetto a provincie limitrofe, vicine alla nostra non solo geograficamente ma anche economicamente come Reggio Emilia.
Fino ad oggi, infatti, ci siamo limitati a subire la crisi cercando di individuare soluzioni per attutirne i colpi. Ora bisogna fare di più, rimettere in moto la macchina propositiva e realizzativa di cui il nostro territorio ha bisogno.



IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI D’IMPRESA
Ma per farlo occorre che la comunità economica sappia confermare operativamente la coesione già raggiunta, ad esempio con la sottoscrizione del programma camerale, ritrovandosi appunto attorno ad un’idea, di una proposta, come del resto è accaduto in occasione dello stanziamento straordinario di un milione di euro deciso dalla Camera di Commercio per fronteggiare gli effetti della crisi economica.
Ora, però, occorre fare di più. Occorre ritrovandosi insieme da un punto di vista organizzativo ed economico, per raggiungere anche in termini di risorse la massa critica necessaria per attivare iniziative in grado di avere un ritorno – diretto ed indiretto – per le imprese del territorio.
Alla luce degli scenari infrastrutturali e d economici oggi in atto, le Associazioni di categoria e la Camera di Commercio di Modena individuano nella logistica – e negli investimenti correlati a quest’ultima – un tema sul quale far convergere le proprie energie organizzative e finanziarie.
Pertanto, nei prossimi giorni verrà avanzata una proposta, un progetto concreto in grado di rappresentare un primo passo per superare la crisi e per cogliere velocemente le opportunità della ripresa.