In merito all’annuale indagine sui prezzi al consumo condotta da Federconsumatori, spiace constatare come un’associazione così seria non abbia fatto tesoro, rivedendo la propria metodologia di indagine, delle considerazioni emerse durante il convegno «Prezzi e Convenienza: quali verità?» che si è svolto a Modena il 4 marzo scorso. In quell’occasione – a cui Federconsumatori era presente – Gianmaria Marzoli, vicepresidente di IRI (società leader nelle ricerche di mercato) e il Prof. Gianpiero Lugli dell’Università di Economia di Parma, hanno messo in guardia circa la non significatività di indagini che mirano a disegnare mappe della convenienza e sull’uso strumentale che ne può derivare, da cui il rischio di peggiorare addirittura la trasparenza dell’immagine di convenienza.

Se fino a ieri le rilevazioni di Federconsumatori potevano essere valutate con una certa attendibilità, dopo il convegno di Modena ciò non è più possibile.

Se si vuole aiutare il consumatore a scegliere l’insegna e il punto vendita in funzione della convenienza offerta, è necessario che il confronto sui prezzi sia metodologicamente corretto . A tal proposito non si può costruire un giudizio di convenienza attraverso una rilevazione limitata ad un singolo giorno e a pochi prodotti. Bisognerebbe invece analizzare l’intero assortimento, ponderato per quantità vendute, e nell’arco dell’intero anno. È stata dimostrata l’impossibilità di effettuare per l’intero Paese un confronto di prodotti serio e attendibile: basti pensare che per avere un livello significativo di confrontabilità, sono comparabili solo 196 prodotti su 240 mila.

Rilevare il prezzo di soltanto 39 prodotti freschi tra carne, pesce, pane, formaggio, ortofrutta, significa di fatto escludere un comparto che da solo rappresenta il 60% dei consumi alimentari.

E dove sono i beni non alimentari? Forse le famiglie modenesi non hanno bisogno di convenienza anche in settori come l’hi-fi e l’elettronica, o i casalinghi, il fai da te o il giardinaggio? Categorie dove i consumi sono sensibilmente in crescita e dove peraltro Coop Estense ha attuato, nel corso del 2009, un forte investimento in convenienza.

E come mai servizi importanti, anche se di più recente introduzione, come la vendita di farmaci e parafarmaci, non sono oggetto di rilevazione? 2 milioni e 400 mila euro di risparmio in un anno nei reparti

Coop Salute di Coop Estense, dicono molto su cosa può essere la convenienza.

Da un’associazione di consumatori ci si aspetterebbe la capacità di costruire reali indicatori, mentre ciò che misura Federconsumatori è soltanto una piccola – e minimamente rappresentativa – parte dei consumi delle famiglie modenesi.

Accanto allo scarso rigore scientifico della rilevazione, risulta metodologicamente scorretto non valutare – anche se calcolarne gli effetti è estremamente complesso – la politica commerciale complessiva di un’insegna. Sebbene si tenti di superare questo limite inserendo nell’indagine anche i prezzi delle promozioni, restano di fatto esclusi gli sconti applicati alla cassa. Nel corso del 2009 Coop Estense non solo ha praticato regolarmente sconti su tutte le categorie (10 e 15% su tutto l’assortimento, fino al 20% nel non alimentare, 20% su 100 prodotti a marchio Coop a rotazione ogni due mesi per tutto l’anno, sconto 30% su 4 prodotti ortofrutta e carni a rotazione settimanale, ecc…) ma ha offerto anche la possibilità di scegliere su quali prodotti utilizzarli. Perché è molto diverso poter beneficiare di uno sconto su un prodotto «a scelta», piuttosto che su un bene «imposto» dalla promozione del momento. Uno sconto del 20% su un elettrodomestico da 1.000 euro, solo per fare un esempio, equivale allo sconto che si otterrebbe acquistando ben mille chili di pasta.

Considerando queste iniziative, unitamente al ristorno erogato, il risparmio di cui hanno beneficiato i soci della cooperativa (l’85% delle persone che fanno spesa in Coop Estense) è stato mediamente del 4,05% dell’importo delle spese di ciascuno, per un totale di 32 milioni di euro. A ciò si aggiunge poi la consueta proposta promozionale del «volantino».

Coop Estense ritiene inoltre sia riduttivo limitare al solo confronto dei prezzi il concetto di convenienza.

Per la cooperativa, parte integrante della propria convenienza sono anche le numerose azioni di responsabilità sociale realizzate. Stiamo parlando, solo per citare alcune delle iniziative attuate negli ultimi anni, della riduzione del prezzo del latte fresco, della vendita di pane a 1 euro al chilo; dell’ingresso nel protetto mondo dei farmaci (anche con la vendita di medicinali a marchio Coop) e in quello della telefonia mobile; dei 2 milioni e 700 mila euro di beni donati al territorio grazie a «Brutti ma Buoni»o del divieto per i minori di acquistare bevande alcoliche. Ancora, la vendita di carne priva di ogm, l’assenza di sfruttamento del lavoro lungo la filiera (Coop è tra le prime aziende italiane a ricevere la certificazione SA8000 sullo sfruttamento del lavoro), la presenza della cooperativa nei mercati minori e il suo impegno a contrastare ogni forma di speculazione da parte dei produttori.

Anche partendo dalla classifica di Federconsumatori, ed essendo l’incidenza degli sconti applicati dalla cooperativa superiore alla differenza che la separa dall’insegna al primo posto, COOP ESTENSE SI CONFERMA L’INSEGNA PIU’ CONVENIENTE NEL TERRITORIO MODENESE, come evidenziano peraltro periodiche rilevazioni condotte sia internamente dalla cooperativa che da istituti esterni e certificati (Opus).