Con il progetto “Oltre la strada” -“Rosemary”, il Comune di Reggio Emilia ha inteso porre attenzione al fenomeno della prostituzione di strada e favorire l’accoglienza in percorsi “protetti” per quelle donne che intendono uscirne.

Dal 1997 il Comune, in rete con le altre città della Regione Emilia Romagna che hanno partecipato al progetto denominato “Oltre la strada”, ha inteso dare una risposta al fenomeno della prostituzione.

Dall’inizio del progetto ad oggi a Reggio sono state strappate alla strada e accolte 300 persone.

Nel solo 2009 le Unità di strada (Uds) di Rosemary a Reggio ha effettuato 1.322 contatti per un totale di 98 uscite; si contano 99 accompagnamenti ai servizi.

Da gennaio a marzo 2010 l’Unità di Strada di Reggio Emilia è stata presente nei luoghi in cui viene esercitata la prostituzione di strada per un totale di 23 uscite, ha effettuato 438 contatti.

Gli accompagnamenti svolti nei primi tre mesi del 2010 sono stati in totale 44, dei quali 33 sanitari e 11 informativi.

L’attività si articola in:

Unità di strada con operatori dedicati che si recano nei luoghi dove le persone si prostituiscono per incontrarle, avviare con loro relazioni positive, accompagnarle ai servizi sanitari della Ausl ed informarle delle possibilità che ora anche la Legge offre alle persone che intendono lasciare la strada se vittime di tratta; accompagnamenti sanitari, in collaborazione con l’Azienda Usl, per controlli di routine e specialistici; percorsi di accoglienza in luoghi protetti. Percorsi gestiti dall’associazione Rabbunì con la quale il Comune attiva una specifica convenzione che prevede oltre all’accoglienza l’attivazione dei percorsi di “protezione sociale” previsti dalla attuale normativa; il Comune favorisce per le ragazze uscite dalla strada, inoltre, percorsi di inserimento sociale per le persone in percorso d’accoglienza con corsi di alfabetizzazione, formazione e avviamento al lavoro. L’obbiettivo è quello di arrivare ad una piena autonomia economica, lavorativa e di abitazione della persona. dall’anno 2007 la Regione ha co-finanziato azioni di monitoraggio e lettura del fenomeno della “prostituzione invisibile” (appartamenti).

L’Unità di strada del progetto Rosemary è stata presente nel 2009 nei luoghi in cui viene esercitata la prostituzione di strada con 12 uscite mensili, di cui 8 serali e 4 diurne.

Le operatrici dell’Unità di Strada sono due, oltre a due mediatrici linguistico-culturali: una di origine romena e una nigeriana. Le mediatrici sono presenti nelle uscite dell’Uds una volta al mese.

Il tragitto comprende la via Emilia che da Parma porta fino al confine di Modena e le zone di campagna a ridosso del ponte che attraversa il fiume Enza, nello specifico lungo le due strade secondarie che conducono verso due province del parmense (Sorbolo e Montechiarugolo).

Attività svolte dall’Unità di strada:

monitoraggio del fenomeno e raccolta dati con archiviazione in data-base regionale; azioni mirate alla sensibilizzazione e informazione sanitaria attraverso distribuzione di materiali informativi: biglietto di presentazione del progetto Rosemary, opuscoli sui servizi sanitari offerti dalla città (in particolare il progetto Eva Luna promosso dal Centro per la salute della famiglia straniera) e opuscoli su varie tematiche creati dalle Unità di Strada della Regione Emilia Romagna, nell’ambito del Progetto “Oltre la Strada” (tutela sanitaria, Hiv, prevenzione malattie sessualmente trasmissibili, Numero verde); distribuzione di materiale sanitario: tale materiale è uno strumento per passare in modo concreto al messaggio dell’importanza della cura di sé, del proprio corpo e della propria salute; l’incontro con le persone sulla strada è un momento conviviale: offrire una bevanda calda da bere o qualcosa da mangiare, oltre a soddisfare bisogni immediati come la stanchezza, la fame e la sete, diventa un modo per creare un clima di fiducia e di maggiore investimento relazionale con le ragazze che popolano la strada; accompagnamento ai servizi sanitari; costruzione di relazioni significative.

Con le ragazze si cerca anche una mediazione rispetto alla scelta del luogo di lavoro e di consumo che non arrechi fastidio ai cittadini. Le ragazze, infatti, che erano sulla via Emilia a ridosso del centro di Pieve-Cella, nel tempo si sono allontanate dalla zona residenziale.

Le operatrici sono disponibili anche ad incontri con i cittadini, le Circoscrizioni e le associazioni del territorio per informare sul fenomeno e sulle azioni progettuali.

Accoglienza

I percorsi di protezione sociale e di accoglienza sono rivolti alle persone vittime di tratta che si prostituiscono in strada e a chi (donne e uomini) è coinvolto in episodi di sfruttamento lavorativo, con le modalità previste dall’art. 18 dlgs 286/98 (percorsi di protezione sociale) e dall’art. 13 l.228/03 (vittime di tratta e riduzione in schiavitù).

Il percorso prevede oltre all’ospitalità una serie di azioni di accompagnamento: alfabetizzazione, formazione, inserimento lavorativo, rimpatrio nel paese di origine. Vengono attivate tutte le procedure necessarie alla regolarizzazione ed offerto un sostegno per l’iter processuale nel caso di denunce nei confronti dei trafficanti. Il progetto è in grado di accogliere e accompagnare anche mamme con bambini e persone con problemi psichiatrici o di salute. Grazie alla rete locale e nazionale è possibile allontanare chi ha necessità di lasciare la città per motivi di sicurezza (in stretta collaborazione con le Forze dell’ordine).

Nell’ultimo periodo sono in percorso di accoglienza, oltre alle persone vittime di sfruttamento sessuale, persone vittime di sfruttamento lavorativo, prevalentemente uomini. Sono persone che lavoravano in condizioni di grave sfruttamento nei cantieri e a seguito di denuncia alla Questura, così come prevede l’attuale legislatura, vengono inviate al Comune per il percorso di protezione. In genere queste persone non vengono accolte in comunità perché hanno già luoghi propri dove vivere ma anche per loro si attivano forme di re-inserimento socio-lavorativo.

Nel 2009 sono state circa 70 le persone in percorso con questa tipologia di condizione.

L’accoglienza delle persone è convenzionata con la locale Associazione “Rabbunì”, della quale è presidente don Daniele Simonazzi. La ricerca del lavoro e le azioni di accompagnamento al lavoro sono gestite direttamente dal Comune. Le persone restano “in carico” al progetto per il tempo necessario al raggiungimento della loro autonomia. Il progetto prevede corsi di alfabetizzazione e/o professionali, avviamento al lavoro. I percorsi di protezione sociale sono sempre concordati con le Forze dell’ordine perché le persone accolte, che hanno denunciato i loro sfruttatori, sono in carico fino alla conclusione del processo.