Nel corso della seduta del Consiglio comunale di Carpi di giovedì 6 maggio è stata approvata una delibera relativa ai nuovi criteri per il rilascio di autorizzazioni per gli esercizi che somministrano alimenti e bevande. L’assessore al Commercio Simone Morelli ha spiegato presentando la delibera che Carpi è il secondo comune in provincia dopo il capoluogo ad adottare questo provvedimento, seguente a provvedimenti legislativi nazionali e a prescrizioni deliberate a livello regionale, che supera di fatto il contingentamento delle licenze. “Abbiamo lavorato mesi assieme alle associazioni di categoria – ha detto – per arrivare a decisioni concertate, nell’ottica di migliorare la rete commerciale e nell’ambito di nuovo rapporto pubblico-privato, che valorizzi l’iniziativa privata e la neoimprenditorialità. Non mi piace però il termine liberalizzazione”.

Criteri cardine di questo provvedimento, che avrà validità cinque anni, sono la formazione, la differenziazione tra esercizi del centro storico e di periferia, la compartecipazione degli stessi ad opere in favore della sicurezza, l’obbligo per le attività del centro di organizzare almeno una iniziativa di animazione l’anno assieme all’ente locale e ad aprire i battenti in determinate date. Si disciplinano poi nuove aperture, trasferimenti e sub ingressi, si punta a tutelare meglio il consumatore e anche chi apre nuovi esercizi. Sono previste sanzioni fino a un mese di chiusura per chi non si adegua ai nuovi dettami e, ad esempio, un menu multilingue nelle attività di ristorazione.

Argio Alboresi, capogruppo della Lega nord Padania, ha presentato un emendamento (poi trasformato in un ordine del giorno per motivi di regolarità tecnica) con il quale chiedeva tra l’altro che a tutela del consumatore il menu fosse anche in italiano, che gestori e personale straniero parlassero e leggessero la nostra lingua e avessero almeno cinque anni di residenza nella nostra provincia, con un’immediata partecipazione ai corsi di professionalizzazione da parte di chi lavora nei locali. L’assessore Morelli gli ha replicato in aula che al momento di presentare una Dia (Dichiarazione di inizio attività) si deve indicare chi ha i requisiti del responsabile, che deve sapere la lingua italiana e adeguarsi alle disposizioni, oltre che avere l’obbligo di partecipare entro due anni ai corsi di aggiornamento professionale promossi dalle associazioni di categoria. “Ritengo scontato, ma lo espliciteremo, che il menu debba essere anche in italiano ma attenzione a non mescolare pubblici esercizi e commercio. L’estensione della preparazione professionale che il responsabile deve garantire – ha concluso – la auspichiamo anche per i collaboratori. E prescriviamo in questa delibera la tempestiva reperibilità del titolare”. “Lei vede il bicchiere mezzo pieno: non per fare del razzismo ma io lo vedo mezzo vuoto, dobbiamo mettere paletti. Che vuole dire ad esempio immediata reperibilità? E ai corsi delle associazioni basta la presenza…non contiamoci delle balle” ha replicato Alboresi. Paolo Zironi (Pd) ha sottolineato dal canto suo come questa delibera punti a mettere ordine nella materia e si rivolga a tutti, puntando sulla formazione e su un diverso rapporto pubblico-privato. Marco Bagnoli (Pd) ha spiegato che sanzioni severe possono fungere anche da strumenti per la moralizzazione del settore, così come è importante potere accedere ai contributi per la sicurezza messi a disposizione dalla Camera di Commercio. Giliola Pivetti (capogruppo ApC) ha lamentato invece l’atteggiamento ‘da assistenza sociale’ che le sembrava di notare nei confronti dei pubblici esercizi dalla discussione svoltasi fino a quel momento in aula: e ha spiegato come spesso il responsabile dell’attività non sia chi si trova nel negozio, citando un caso in cui in un bar gestito da cittadini cinesi non le hanno saputo consegnare delle patatine per scarsa comprensione della lingua. “E credo giusto che i pubblici esercizi del centro abbiano più doveri degli altri” ha concluso.

Stefania Gasparini (Pd) ha sottolineato dal canto suo la positiva fase di concertazione che ha preceduto la definizione di questo provvedimento e come sul personale le possibilità normative dei comuni non possano andare oltre il contesto legislativo nazionale. Roberto Benatti (PdL) ha evidenziato come questa delibera indichi come si vada verso la liberalizzazione delle licenze, che non sono più sottoposte ad autorizzazioni da parte del Comune e al contingentamento. “Diamo merito all’assessore di essersi dato da fare in questi mesi ma in futuro si dovrà discutere di dehors e liberalizzazione degli orari, anche dei parcheggi a servizio del centro e magari di un’area unica per il carico e lo scarico merci, da cui potrebbero partire mezzi elettrici diretti verso i negozi”. Il capogruppo PdL Roberto Andreoli ha nel suo intervento ribadito la positività della liberalizzazione di orari e licenze e delle iniziative di animazione del centro ma ha definito necessario un regolamento meno restrittivo per corso Fanti e piazzale Ramazzini, sia per quello che riguarda gli arredi urbani che i dehors.

E dopo che l’assessore Morelli in sede di controreplica ha ribadito alcune caratteristiche del provvedimento in discussione si è andati al voto, che ha visto la delibera venire approvata con i suffragi di tutti i gruppi tranne quello della Lega nord Padania: in precedenza l’ordine del giorno presentato da Alboresi era stato respinto invece con i voti favorevoli di Lega nord Padania e ApC, l’astensione del PdL, i voti contrari di Pd, IdV e Carpi a 5 stelle-Rc.