I problemi di ordine pubblico, igienico-sanitari, spaccio di droga (venduta a molti consumatori sassolesi-italiani), che caratterizzano la vita nel palazzo di via Adda e dintorni, si mescolano ad un altro noto fenomeno: posti letto anche per 800 € mensili, che una parte degli stessi proprietari e/o inquilini del palazzo (sia italiani che magrebini) esigono da altri immigrati, sia regolari che non. I quali pagano perché non sanno dove altro dormire. Canoni di locazione da usura – che sfuggono totalmente al fisco – per posti letto indecenti, che alimentano una rendita immobiliare resa possibile da un mercato, il nostro, che non offre alternative a quelle persone. Alcune delle quali lavorano, o lavoravano, nelle fabbriche e nelle officine del territorio. Il degrado di quel palazzo ha anche queste origini. Al punto in cui si è giunti, lo sgombero appare inevitabile e va realizzato aiutando nel modo giusto le famiglie in difficoltà, non strumentalizzando la vicenda con le stupidate a cui la Lega nord ci ha abituato.

Ammesso che si riesca a risanare e ristrutturare il palazzo (da parte di chi?), cosa pensa di fare il Comune di Sassuolo perché non si ricreino in poco tempo le stesse identiche situazioni di degrado? Come è già avvenuto nel quartiere Braida dove spaccio e fenomeni di insicurezza stanno tornando com’erano prima dell’abbattimento del “palazzo verde” e dello sgombero di quello di via circonvallazione. Un conto è soffiare sul disagio dei cittadini, altro risolvere problemi. Non si può continuare a vivere di proclami o di sgomberi che alla lunga lasciano il tempo che trovano. Servono idee per la convivenza positiva, risorse e volontà per realizzarle, in un momento di transizione economica e sociale del distretto con conseguenze gravi sull’occupazione e sui redditi.

Che fare? A parte le indispensabili azioni delle forze dell’ordine servono: A) la disponibilità sul mercato di alloggi dignitosi a prezzi contenuti; B) la rapida messa a disposizione (da parte di Acer e dei Comuni, col contributo delle associazioni imprenditoriali) di posti letto a canoni calmierati per immigrati regolari o italiani che lavorano qui e abitano altrove;  C) mediatori interculturali che per qualche anno aiutino proprietari e inquilini dei condominii a rischio a realizzare buona vivibilità per sé e gli abitanti del quartiere (altre città , Parma, Reggio E, Milano ecc. hanno già esperienze del genere, con buoni risultati); D) incentivare, da parte del Comune di Sassuolo, la presenza nei condominii sia di italiani che di immigrati; E) Controlli adeguati a colpire i proprietari di alloggi che lucrano sulle disgrazie degli immigrati; F) deliberare con urgenza un nuovo “progetto Braida”.

La Giunta Caselli nella vicenda non brilla: non ha avanzato una sola idea sul dopo sgombero, ha affossato il “progetto Braida” della precedente amministrazione senza sostituirlo con nulla e senza sostenere i Comitati dei cittadini, sembra incapace di governare le grandi, e non rinviabili, questioni (demografiche, abitative, culturali, economiche) legate anche all’immigrazione ed al trend economico a Sassuolo e nel distretto. Non è un caso che le scelte di buon senso che abbiamo proposto facciano a pugni con quelle del governo nazionale e con le idee che hanno portato la maggioranza che sostiene Caselli a vincere a Sassuolo. Speriamo d’ora in poi prevalga il buon senso.

(“Sinistra per Sassuolo, per il socialismo europeo” Mauro Sentimenti, Rino Fornaciari)