A partire da lunedì prossimo 21 giugno la Cisl Funzione di Modena pubblica intervisterà i cittadini modenesi sulla qualità dei servizi pubblici nella nostra città. L’iniziativa comincerà al parco Novi Sad durante il mercato e proseguirà per tutta l’estate e l’autunno in piazza Mazzini il sabato e presso i principali enti pubblici della città e della provincia. Sempre lunedì 21 giugno la Cisl Fp organizzerà anche un presidio davanti alla Prefettura per chiedere al Governo che sblocchi la contrattazione per i dipendenti pubblici. «La nostra campagna si intitola “Tagliamo gli sprechi, non gli stipendi” e si oppone al blocco della contrattazione nel pubblico impiego previsto nella manovra del governo – spiegano il segretario provinciale della Cisl, Francesco Falcone, e Roberta Roncone della Cisl Funzione pubblica (foto) – Siamo convinti che soltanto con contratti integrativi che colleghino efficienza, qualità del servizio e risorse per i lavoratori si possa fare quella riforma delle pubbliche amministrazioni di cui il nostro Paese ha tanto bisogno e che nessuna legge o manovra affronta seriamente, limitandosi a tagli indiscriminati».

La Cisl sottolinea che la diversa dinamica retributiva tra pubblico e privato si spiega con la presenza di tanti dirigenti e alti funzionari non contrattualizzati che portano in alto la curva degli aumenti nella pubblica amministrazione. Se si considerano, infatti, solo i profili professionali dei dipendenti pubblici, gli aumenti nel decennio sono dell’ordine del 20 per cento (in linea con quelli dei colleghi del privato e con la media europea). Nella sanità, per esempio, dal primo gennaio 2001 a oggi il salario medio lordo è passato da 24.946 euro a 29.966 euro; nei ministeri da 24.379 a 29.286; nelle Regioni da 21.710 a 26.079; negli enti pubblici non economici, dove la produttività incide di più, il salario medio lordo è cresciuto da 29.482 a 36.954 euro. «A fine carriera, quando si raggiunge l’apice retributivo, gli stipendi dei lavoratori pubblici non sono affatto alti – dice Roncone – Un infermiere turnista prende meno di 23 mila euro dopo 36 anni e un amministrativo C2 di un ente locale addirittura meno di 19 mila dopo 25 anni».

Per la sindacalista della Cisl Fp anche la vicenda dell’età pensionabile delle donne del pubblico impiego dimostra una volta di più l’accanimento dei governi contro il pubblico impiego. «L’innalzamento dell’età per la pensione di vecchiaia già dal 1° gennaio 2012 scardina il principio di gradualità giustamente previsto dalla normativa precedente, ma soprattutto toglie certezza all’orizzonte di vita di quasi 10 mila donne italiane (oltre 100 solo a Modena). Per questo motivo siamo contrari al provvedimento. Le lavoratrici pubbliche, come tutte le donne che oltre al lavoro devono farsi carico anche delle incombenze familiari, hanno bisogno di servizi rispondenti ai bisogni familiari. La politica – conclude Roberta Roncone – non può far finta di dimenticarsene quando è il momento di decidere».