Tre giorni di sciopero su tutto il territorio nazionale e impianti chiusi nelle città e sulle autostrade: dalle 19,30 di martedì 14 settembre fino a sabato mattina, 18 settembre quando riapriranno, le stazioni di servizio resteranno chiuse per protesta contro Governo e compagnie petrolifere. 

“Di fronte al mancato mantenimento degli impegni siamo costretti ancora una volta a ricorrere allo sciopero per difendere i diritti di una categoria di lavoratori, ma soprattutto per la dignità di un mestiere che si pone in primo luogo al servizio dei cittadini a partire dal rifornimento che avviene in assoluta sicurezza nel pieno rispetto della normativa vigente”, fanno sapere i gestori aderenti a FAIB-Confesercenti che, unitamente alle altre organizzazioni sindacali della provincia di Modena, aderiranno allo sciopero nazionale in programma il 15, il 16 e il 17 settembre.

“L’inerzia del Governo e le scelte dannose per l’intera categoria – osserva Franco Giberti, presidente provinciale FAIB-Confesercenti Modena – la tenace resistenza delle compagnie petrolifere a riconoscere i diritti e le certezze economiche alle gestioni, senza contare la pressante richiesta da parte di esse nel costringere i gestori a partecipare con il proprio misero margine alla guerra dei prezzi da loro stesse alimentata, hanno contribuito a creare una situazione di grave immobilità. Le cui ricadute negative non hanno esitato a manifestarsi anche sul territorio modenese dove attualmente ci sono sette impianti chiusi per la mancanza di ricambio gestionale”.

“Il 15, il 16 e il 17 settembre scioperiamo – ha aggiunto Giberti – per manifestare la nostra contrarietà all’azione di Governo e per opporci al disegno di legge che toglie ai gestori, non da ai cittadini e arricchisce le compagnie petrolifere. Gli oneri e costi, che Governo e compagnie continuano a scaricare sulla categoria, sono sempre più pesanti; come del resto tutte quelle iniziative protese a marginalizzare sempre di più al figura del gestore come lo sviluppo eccessivo del self service e la precarizzazione dei contratti”.