Nessuna responsabilita’ dei professionisti dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia nel caso del bimbo nato morto lunedi’ scorso. E’ la conclusione del direttore generale dell’ospedale Ivan Trenti, dopo la relazione interna, racchiusa nella lettera aperta inviata al presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale Ignazio Marino e al presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario Leoluca Orlando.

Il piccolo avrebbe dovuto nascere con un cesareo programmato, poi annullato perche’ il feto era tornato in posizione normale. Ma al momento del parto, il feto non dava piu’ segni di vita.

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Testo la lettera aperta indirizzata oggi dal Direttore generale della Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia, Ivan Trenti, al Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale Sen. Ignazio Marino, ed al Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario  e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali On. Leoluca Orlando.

Gentili Presidenti,

come richiesto, abbiamo completato la relazione in merito al caso del bambino nato morto.

Le valutazioni su quanto accaduto, dopo gli ulteriori approfondimenti conseguenti anche alla compilazione della relazione, ci hanno convinto che non ci siano responsabilità dei professionisti. Riteniamo, pertanto, che non si tratti di “malasanità”: anche per questo motivo confermiamo stima e fiducia nei confronti del prof. La Sala e delle sua equipe, stima e fiducia rappresentata anche dal dato del numero dei parti che, nel corso di questi anni, è cresciuto da 2000 all’anno a oltre 2500.

Ci assumiamo la responsabilità di quanto sopra affermato nella consapevolezza che, comunque, non spetti a noi il giudizio definitivo su quanto accaduto.

Chiediamo sommessamente, tuttavia, che le valutazioni in merito delle Commissioni competenti siano elaborate il più rapidamente possibile: lo chiediamo perché quanto accaduto ed il clamore mediatico seguito (con talune affrettate valutazioni), ha turbato la comunità dei cittadini e dei professionisti, con conseguente messa in discussione di una “credibilità professionale” consolidata in anni di buon lavoro e crescita professionale. Sono sufficienti pochi giorni ed alcuni titoli allarmistici – tesi a creare artificiosi parallelismi e paragoni con altri casi che, invece, sono generati da presupposti assai diversi – per incrinare il rapporto di fiducia tra professionisti e pazienti, conquistato con impegno quotidiano e con merito.

Da ultimo un pensiero ai genitori che in queste ore vivono il dolore immenso della perdita, aggravato dall’insinuazione del dubbio ingiusto sulla correttezza del trattamento clinico – assistenziale ricevuto ed amplificato dal clamore mediatico che circonda la loro personalissima vicenda. Ed un pensiero ai professionisti della equipe che nel subire, anche loro, la sofferenza per questo esito provano un senso più che umano di impotenza.

Per tutto quanto sinora espresso, nel confermare la convinzione che tutto ciò che poteva e doveva esser fatto è stato correttamente e tempestivamente messo in atto, vogliamo confidare – per la serenità di tutti coloro che ne sono direttamente ed indirettamente interessati – in una quanto più rapida istruttoria e conclusione della inchiesta.

Ivan Trenti