Il documento della Cgil – presentato stamane in conferenza stampa – sulle linee strategiche delineate dalla provincia di Modena in tema di Poic, piano operativo per gli insediamenti commerciali, che contiene proposte e critiche su temi, quali lo stop all’ulteriore espansione degli ipermercati, la difesa del ruolo del commercio nei centri storici e nei quartieri, il no all’insediamento nella nostra provincia di strutture come gli outlet, la difesa della qualità del lavoro nella grande distribuzione e il contrasto al lavoro irregolare negli esercizi commerciali.

“La Cgil, unitamente alla categoria del commercio Filcams, intende evidenziare le considerazioni in merito al documento, illustratoci nell’incontro dello scorso 19 luglio, sulle linee strategiche per la revisione del POIC.

Inevitabilmente questa nota contiene anche valutazioni rispetto a quelli che consideriamo punti critici dei POIC precedenti e anticiperà alcune richieste rispetto al vero e proprio nuovo Piano operativo per gli Insediamenti Commerciali, richieste che saranno poi integrate e dettagliate nel prosieguo del confronto.

In primo luogo sottolineiamo con favore il percorso concertativo messo in atto dalla Provincia propedeutico all’individuazione di alcune linee strategiche, linee che saranno guida per la definizione del prossimo POIC, nella convinzione che tale percorso possa accogliere i contributi, le idee e anche le critiche che verranno posti al confronto.

La discussione, come rilevato anche nell’incontro, cade indubbiamente in un momento particolare, in cui la crisi economica in atto tocca anche un settore, quello del commercio, che per la prima volta dopo anni di continua e non sempre positiva espansione, mostra segni di flessione, anche determinati dal calo dei consumi.

Questo, unitamente al fatto che si può considerare il territorio provinciale “saturo “ dal punto di vista dell’offerta commerciale, sottolinea l’esigenza di pensare a un POIC senza obiettivi espansivi, ma di riduzione/mantenimento dei precedenti obiettivi, ragionando piuttosto, a partire da una analisi critica delle scelte attuate e dagli effetti che esse hanno prodotto, di come attuare azioni che possano nel tempo correggere alcuni squilibri oggi evidenti nella rete commerciale del nostro territorio.

La stretta correlazione degli obiettivi del POIC con i principi contenuti nel PTCP (territorio finito, attenzione all’ambiente, riqualificazione aree dismesse….) dovrà essere elemento propedeutico a tutte le scelte che verranno intraprese, a differenza di quanto avvenuto nel passato (vedi ad esempio quanto accaduto con l’Area Ex Sipe).

Il documento della provincia contiene alcuni principi condivisibili, che riprendiamo provando ad articolarli con proposte che, a nostro modo di vedere, dovranno essere riprese nei documenti che costituiranno il POIC vero e proprio:

1) l’obiettivo della qualificazione della rete come servizio per i consumatori, la riqualificazione dei centri storici, il mantenimento di una rete commerciale nei centri minori e nel territorio montano, insieme all’obiettivo di garantire migliori opportunità di offerta, in termini di servizio e in termini di prezzo. In particolare l’indispensabile difesa del ruolo del commercio nei centri storici, rende a nostro parere essenziale la non previsione di strutture commerciali come i grandi Outlet, che si pongono come alternativa dei centri storici.

2) Da questo punto di vista occorre esprimere valutazioni chiare rispetto al modello di sviluppo della rete prevalente negli ultimi decenni, quello basato sull’esperienze dei grandi centri commerciali periferici con ipermercato, che noi giudichiamo superato e di cui non ci sono ulteriori necessità nei prossimi anni.

In aggiunta gli obiettivi individuati, se non vogliono restare tali, devono tuttavia essere accompagnati da una riflessione coordinata sui temi orari/città d’arte/economia turistica, riflessione (già prevista nel precedente POIC, ma mai attuata) che deve a nostro avviso avere un respiro provinciale.

Allo stesso modo non può essere ulteriormente rinviata una discussione sul tema dei prezzi e della concorrenza.

3) Altro elemento qualificante, nel documento della Provincia, è la sottolineatura rispetto alla necessità di non occupare ulteriore territorio, indicando come modalità primaria dello sviluppo commerciale della nostra provincia quello della riqualificazione dell’esistente (in primis nelle aree industriali/commerciali dimesse) legata anche a scelte di risparmio idrico ed energetico.

Si tratta di elementi che, a nostro parere, si collegano alla necessità di sostenere il miglioramento dal punto di vista ambientale di tutto il commercio e che, ribadiamo, deve guidare i processi di ristrutturazione/ammodernamento anche di strutture esistenti.

Produzione e trattamento dei rifiuti, mobilità, riduzione dei consumi energetici, educazione al consumo consapevole, km 0 e filiera corta sono alcuni degli elementi su cui investire.

Anche questi non possono essere solo auspici e tali scelte spesso contrastano, occorre essere onesti, con l’interesse legato agli introiti che i Comuni incamerano con gli oneri di urbanizzazione: per questo occorre pertanto pensare a qualcosa di concreto (obbligo, criterio di priorità, incentivi) per le strutture che si dovranno insediare o riqualificare.

4) Infine rileviamo con favore la sottolineatura della necessità che le scelte dei Comuni, che alla fine hanno il compito di pianificare e autorizzare le strutture di medie/piccole dimensioni, siano accompagnate da un percorso “ concertato e condiviso con i cittadini, le associazioni di categoria e i consumatori, i sindacati dei lavoratori”. Fino ad oggi, almeno per quanto noi possiamo rilevare, tale condivisione non è sempre stata praticata da tutti gli Enti Locali.

Ciò che invece nel documento lascia perplessi e che quindi chiediamo di modificare è la possibile riduzione del ruolo della Provincia alle sole scelte strategiche che riguardano le strutture commerciali a rilievo provinciale, valorizzando e rafforzando la responsabilità degli Enti Locali in forma singola o associata.

Anche noi concordiamo sulla necessità di favorire le aggregazioni tra i Comuni del territorio, ma occorre, perché le singole scelte non siano poi in distonia con i principi del PTCP e delle linee strategiche, che rimanga in capo alla Provincia la possibilità di essere Regia effettiva delle scelte che legittimamente vengono poi prese nei singoli territori.

Se il tema è quello della semplificazione burocratica sicuramente possono essere individuate migliorie nelle procedure che però non implichino una riduzione del ruolo provinciale, che potrebbe, ripetiamo, far sviluppare scelte localistiche dettate da logiche economiche e non organiche a scelte più complessive.

Da ultimo riteniamo che il POIC futuro non possa prescindere anche da un ragionamento sul lavoro nell’ambito del commercio, da un punto di vista non solo dei dati quantitativi e dalle loro modifiche, ma anche dal punto di vista della qualità dello stesso.

La CGIL chiede un rinnovato impegno a contrastare tutte le forme di illegalità, tra cui il lavoro nero ed irregolare, mentre auspichiamo l’avvio di una riflessione sugli eccessi di precariato cresciuti nel tempo e sui costi sociali che quegli eccessi fanno ricadere sulla collettività.

Gli effetti che tali variabili hanno sono infatti elementi indispensabili per determinare le strategie di pianificazioni maggiormente sostenibili economicamente e socialmente”.

(Cgil Modena)