Aumenta la quantità di uva raccolta dalla Cantine sociali modenesi, mentre la qualità resta ottima. Lo afferma Confcooperative Modena, che ha raccolto e analizzato i dati della vendemmia delle cinque cooperative vitivinicole aderenti, le quali lavorano il 60 per cento dell’uva complessivamente coltivata nella nostra provincia. Quest’anno il prodotto conferito negli stabilimenti modenesi delle Cantine S. Croce di Carpi, Sociale di Carpi, Sorbara, Settecani di Castelvetro e Formigine Pedemontana ammonta a 754.410 quintali (+13 per cento rispetto al 2009. «La vendemmia è stata abbondante e la qualità dell’uva raccolta sembra molto buona – conferma Carlo Piccinini, presidente della Cantina di Sorbara e del settore vitivinicolo di Confcooperative Modena – Le condizioni climatiche che abbiamo avuto nel periodo vendemmiale, caratterizzate da giornate soleggiate e notti fresche, hanno favorito la produzione. In particolare si annuncia ottima la qualità delle uva destinate al Sorbara, che presentano un grado zuccherino leggermente inferiore all’anno scorso, un’acidità più elevata e profumi davvero incoraggianti».

Se guardiamo ai numeri assoluti la Cantina di Carpi si conferma di gran lunga il principale produttore provinciale con quasi 342 mila quintali di uva conferita (+11,5 per cento sul dato 2009). In termini percentuali, invece, l’aumento più considerevole lo fa registrare la Cantina di Sorbara che, con 121.700 quintali, è cresciuta del 22,7 per cento rispetto alla scorsa vendemmia. Incrementi significativi hanno registrato anche le Cantine S. Croce (133.700 mila quintali, +11,6 per cento sul 2009), Formigine Pedemontana (108.500 mila quintali, con un aumento dell’8,5 per cento rispetto all’anno scorso) e Settecani di Castelvetro (48.800 quintali, pari al +15 per cento in confronto al 2009). «Le grosse quantità hanno messo alla frusta le capacità di pigiatura e vinificazione delle nostre cantine, aiutate dalla meccanizzazione della vendemmia – prosegue Piccinini – Per quanto riguarda la commercializzazione, il mercato è ancora alle prime mosse; tuttavia serpeggia un cauto ottimismo perché il Lambrusco è tornato a essere un vino di moda, molto apprezzato anche all’estero. Siamo nella serie A dei vini italiani e intendiamo restarci», conclude il presidente del settore vitivinicolo di Confcooperative Modena.