Màntica – giunto quest’anno alla terza edizione – è un festival dedicato alla voce umana ed è caratterizzato da una folta proposta di seminari e di laboratori, accanto a una programmazione di musica, teatro, danza, cinema e installazioni. Il festival si svolge in sette spazi della città di Cesena e fa capo al Teatro Comandini, sede della Socìetas Raffaello Sanzio, che il 21 novembre ospita la presentazione del programma a cura di Chiara Guidi, che per l’occasione leggerà un racconto di Flannery O’Connor assieme all’interpretazione dal vivo del bassista Massimo Pupillo e del percussionista Marivaldo Paim con i bambini del suo laboratorio Esercizi di percussione per ragazzi (dal 17 al 20 novembre).

Il festival è stato presentato oggi nella sede della Regione Emilia-Romagna, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato l’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti e la direttrice artistica di Màntica Chiara Guidi, della Societas Raffaello Sanzio.

Chiara Guidi ha parlato dei princìpi ispiratori della rassegna, mentre l’assessore Mezzetti ha specificato come questo sia “un festival, come la quasi totalità in Emilia-Romagna, che rifugge dalla logica dell’evento effimero per mettere invece in mostra produzioni che nascono da realtà radicate nel territorio regionale. E’ importante – ha continuato -, sostenere esperienze come quella che oggi presentiamo, nel momento in cui le scarse risorse a nostra disposizione devono essere concentrate su eccellenze che tanti ci invidiano, che vanno valorizzate e incentivate”.

Il programma ruota attorno alla questione del volto, annunciata dal nuovo spettacolo di Romeo Castellucci (Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, in scena il 24, 26 e 27 novembre) ed esplorata anche dalle immagini dei cineasti e videoartisti Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, che il 27 novembre presentano al pubblico del festival, in un dialogo condotto da Enrico Ghezzi, una selezione dei loro lavori, ospiti tra l’altro delle collezioni del Mart di Rovereto e del Moma di New York. Al volto dedica poi il suo intervento sonoro Daniela Cascella, studiosa e curatrice di musica contemporanea, che propone un ascolto su ritratto e racconto il 26 novembre e che cura a Cesena anche un laboratorio di scrittura critica (il 27 e 28 novembre).

Sul filo del vedere, o dell’ascoltare attraverso la visione, vanno lette anche le presenze di Stefano Ricci e Anke Feuchtenberger, disegnatori e illustratori che il 26 novembre presentano per la prima volta in Italia le loro ultime pubblicazioni, Frozen Charly e Filmini, dove le tavole sono accompagnate da brevi filmati di animazione realizzati con tecnologie elementari. E alla visione rimandano le proiezioni filmiche di Alan Clarke (Elephant, il 24 novembre) e Bill Morrison (Decasia, il 26 novembre), utilizzate come segno di interpunzione nella drammaturgia delle giornate di festival.

Un’altra forma di ritratto è portata in scena dalla compagnia slovena Via Negativa, glaciale gruppo di analisti del comportamento umano che con Invalid realizza “una danza senza ginocchia e con i gomiti rotti” (il 25 novembre), e il vedere è messo in relazione all’assaggiare dall’installazione L’urgente rigore dell’abituale rituale di Ivan Fantini, cuoco e pensatore severo degli ingredienti, critico geopolitico della cucina (il 28 novembre).

La voce umana attraversa come linea di ricerca tutti gli appuntamenti musicali di Màntica, anche quelli il cui carattere sembrerebbe squisitamente strumentale, e si sostanzia di numerosi laboratori, volti ad approfondire tecniche o a esplorare potenzialità inutilizzate. Alexander Balanescu, presente in programma con una masterclass per archi (il 24 e 25 novembre) e un concerto del Balanescu Quartet (il 26 novembre al Teatro Bonci) lavora sulla composizione istantanea come elemento che mette in relazione individuo e gruppo, voce singola e coro; l’ornitogolo Fabrizio Borghesi, affiancato da Chiara Guidi, tiene il 24 e 25 novembre un laboratorio per attori a partire dall’ascolto e dall’imitazione dei canti degli uccelli; Franco Dell’Amore propone con Voci della natura umana, il 28 novembre, una serie di materiali vocali provenienti da diverse culture del mondo, in un percorso di ascolto dove natura e animo umano si incontrano e si confondono. Dalla Russia proviene Igor Koshkendey, uno dei più noti cantanti di tuva, il canto di gola armonico delle regioni mongole e siberiane, in concerto il 28 novembre, e alla voce è dedicato anche l’intervento di Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio Relazione sulla verità retrograda della voce, sempre il 28 novembre, in cui descrive la pratica vocale “molecolare” da lei ideata, mostra le connessioni di tipo sinfonico con alcuni brani musicali e propone alcuni esercizi per chi voglia provare immediatamente l’orientamento di questa tecnica.

Charlemagne Palestine, sornione e teosofo musicista americano noto dagli anni del minimalismo, presenta a Màntica due concerti, uno per pianoforte e clavicembalo (il 27 novembre) e l’altro per organo (il 28 novembre alla Chiesa di San Pietro): la sua musica, di grande complessità e bellezza, prende corpo in uno spazio pieno della benefica influenza dei suoi numerosi animali di pezza, che da sempre accompagnano le sue esibizioni. A chiudere il cerchio musicale di Màntica sono i Woven Hand (il 25 novembre), gruppo fondato dal cantautore americano Dave Eugene Edwards e centrato sulla voce consciamente languida e auto-persuasa.

La struttura portante di Màntica è data dall’avvicendarsi di incontri, spettacoli e laboratori e seminari: ai bambini è indirizzato il lavoro di Marivaldo Paim, per la seconda volta al festival, che con il laboratorio Esercizi di percussione per ragazzi (dal 17 al 20 novembre) propone una danza degli arti che percuotono oggetti di plastica e di metallo recuperati e riutilizzati come strumenti atti a vibrare.

Romeo Castellucci rivolge a dodici partecipanti un seminario (il 24 e 25 novembre alla Biblioteca Malatestiana) che, a partire dagli esercizi di Ignazio di Loyola, esplora l’immaginazione di un mondo che non esiste e la costruzione, a partire dal nulla, di uno spazio mentale.

Claudia Castellucci sostiene l’intero arco di Màntica con il Seminario sulla Tirannide, leggendo Alexander Kojeve (dal 23 al 28 novembre a Palazzo Ghini), in cui il testo di Kojeve, che a sua volta commenta un brano di Senofonte sulla differenza tra tiranno e poeta, diventa spunto per una riflessione sul comportamento che l’intellettuale deve tenere nei confronti del potere politico, spendendo una parte del suo tempo per la politica.