Nessun momento di tensione nel delicato pomeriggio sassolese che ha visto sovrapporsi tre manifestazioni: il corteo organizzato dalle associazioni islamiche per ottenere un luogo di culto, il comizio della Lega per dire no alla moschea e il presidio dei ragazzi del Fassbinder nell’anniversario dello sgombero del loro circolo. Polizia, Carabinieri, Polizia municipale e Guardia di Finanza hanno presidiato il centro per tutto il pomeriggio garantendo che le tre manifestazioni non venissero in contatto.

Il corteo organizzato da El Huda e dal centro islamico di via Cavour per chiedere al Comune la possibilità di avere un luogo di culto è partita da Braida, davanti al palazzo sgomberato dall’ex sindaco Pattuzzi, intorno alle 15.30, dopo la preghiera. Ad aprire il corteo i bambini di El Huda con bandiere dell’Italia e della pace, lungo tutto il tragitto hanno scandito gli slogan: «Vogliamo un luogo di culto», «Siamo italiani anche noi», «Nessuna discriminazione, nessuna distinzione, nessuna pretesa». Ad attraversare la città circa 700 persone secondo le forze dell’ordine, mentre gli organizzatori parlano di 1000 partecipanti. Il corteo è arrivato in centro da via Mazzini, sono poi passati in via Battisti per raggiungere poi piazza Martiri partigiani attraverso via Farosi, Piazzale Teggia e via Cavedoni, una deviazione che ha permesso di evitare l’incontro con la concomitante manifestazione della Lega Nord.

Polizia e Carabinieri avevano chiuso tutti gli accessi alla piazza, ma lo stesso servizio d’ordine della manifestazione, garantito dagli organizzatori, ha indirizzato il corteo affinché evitasse le zone non consentite. La manifestazione si è chiusa in piazzale Avanzini dove si è tenuto un breve comizio in due lingue: arabo e italiano.

«Siamo degli esiliati – ci ha detto durante la manifestazione Kahalid Saiboub di El Huda – integrazione non vuol dire mutazione. Passano le stagioni e noi siamo sempre a pregare in strada, nessuno chiede una moschea vogliamo un luogo di culto nel rispetto della norma della costituzione che prevede la possibilità di esercitare la propria confessione religiosa. Chiediamo il rilascio dell’autorizzazione, entreremo dove l’amministrazione ritiene sia giusto. Non vogliamo che il comune ci assegni una sede gratuitamente, abbiamo lo stabile di via San Giacomo e invece rimaniamo esiliati in via regina Pacis, senza numero civico. La nostra trasparenza è chiara, ci conoscono i cittadini, il volontariato, alcuni partiti; provino a dimostrarlo che non vogliamo integrarci, noi lo vogliamo ma non possiamo confondere l’integrazione con la mutazione».

Anche Souad Elkaddani, della consulta per l’immigrazione, ha preso parte al corteo: «Non ce la facciamo più, la gente prega in strada dal 2008, è arrivato il momento che Sassuolo abbia un luogo di culto riconosciuto. L’associazione ha fatto vari incontri ma non c’è stata nessuna risposta effettiva. Spaventa anche il silenzio del Pd, vero è che senza nostri rappresentanti non è facile far valere i nostri diritti, è come non esistere».

Secondo Francesco Cangilla della Cgil: «La giunta deve cambiare atteggiamento, riteniamo che il problema vada affrontato con più serietà, hanno diritto ad avere un posto dove riunirsi e pregare. E- una questione di civiltà e rispetto della costituzione.

Molti i consiglieri comunali, di maggioranza ed opposizione, e gli assessori avvistati in piazza, a seguire a distanza la manifestazione; scarsa la partecipazione dei sassolesi che hanno seguito a distanza il corteo, soprattutto nei momenti in cui ha attraversato via Menotti, Battisti e Mazzini. Diverse le difficoltà al traffico con il blocco della circonvallazione alla partenza del corteo, in zona Braida, e l’aumento del traffico sulle strade del centro a causa della chiusura di Piazza Martiri Partigiani e di altre arterie interessate dal corteo.

Discreta partecipazione per il comizio della Lega per dire no alla moschea. Sul palco allestito in piazza Garibaldi erano presenti l’onorevole Angelo Alessandri, l’onorevole Massimo Poleti, Mauro Manfredini, il vicesindaco Gian Francesco Menani e l’assessore Cristiana Nocetti. «Le braghe non le caleremo – ha tuonato Manfredini – la moschea non la vogliamo». «E’ razzista chiedere che si rispettino le regole!? – gli ha fatto eco l’onorevole Poletti – Non siamo contro la moschea, ma prima vengono i diritti dei cittadini. Prima si spendono soldi per scuole, sanità, anziani, se poi restano vedremo».