Nella giornata di ieri – martedì 8 giugno – il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini ha illustrato ai sindacati confederali modenesi la filosofia che sta alla base del nuovo Piano degli insediamenti commerciali in corso di definizione. «Le proposte che la Provincia avanzerà ai Comuni relativamente ai nuovi insediamenti commerciali, con l’obiettivo di riprendere il confronto sul Poic e arrivare in tempi rapidi alla sua approvazione, ci trovano concordi, pur avendo espresso le tre confederazioni valutazioni differenti sul merito di alcune scelte – affermano Tania Scacchetti, della segreteria Cgil, Domenico Pacchioni, della segreteria Cisl, e Luigi Tollari, segretario generale della Uil – Abbiamo colto con favore la scelta di aprire la Conferenza di programmazione anche alle forze sociali e riteniamo che, pur nel rispetto dell’autonomia dei Comuni, sia necessaria e opportuna una regia a livello provinciale delle scelte relative alle grandi superfici per il commercio, specialmente in un momento in cui la crisi economica determina anche nel commercio segni di flessione. La proposta avanzata dalla Provincia di andare a una riduzione complessiva delle nuove aree commerciali, per limitare l’impatto sulla rete esistente, ci trova d’accordo. Abbiamo, inoltre, condiviso – continuano i sindacati – la necessità di valutare attentamente l’espansione delle metrature di tipo alimentare, così come l’obiettivo di sollecitare ai Comuni un ripensamento rispetto al mantenimento della destinazione commerciale per aree che non hanno finora trovato investitori interessati. Occorre trovare strumenti per supportare la riqualificazione dei centri storici ed è particolarmente importante la scelta di non prevedere il ‘consumo’ di nuove aree, oltre che avere attenzione agli effetti sulla viabilità delle scelte che si intendono attuare». In questa fase di crisi dell’occupazione Cgil-Cisl-Uil di Modena sono attente alle opportunità di sviluppo occupazionale nel rispetto delle compatibilità economiche, sociali e ambientali, anche se hanno sollecitato la Provincia sull’urgenza di aprire un confronto sulla qualità dell’occupazione nel commercio, troppo spesso caratterizzata negli ultimi anni dall’eccesso di forme di precarietà che, soprattutto in questo momento di crisi, possono costituire una scelta che il lavoratore non è in grado di rifiutare e che hanno costi sociali, oltre che economici, negativi sulla collettività.