La graduatoria delle località balneari italiane pubblicata nella Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italia, pur considerando la qualità delle strutture ricettive, dei servizi e in qualche caso la pregevole situazione ambientale, vede le spiagge della Riviera dell’Emilia Romagna in una posizione non proprio eccellente.

Al primo posto con 3 vele – ben lontana dalle 5 vele attribuite dall’associazione ambientalista a località del litorale toscano e della Sardegna – si piazza Cervia con 79,5 punti su 100 che mantiene la posizione degli anni scorsi nonostante stia proseguendo una politica di ulteriore consumo di suolo. Seguono nell’ordine con 2 vele: Cattolica, Riccione, Rimini, i Lidi di Comacchio, i Lidi Ravennati, Bellaria Igea Marina e Misano Adriatico che figura in questa valutazione con 71,5 punti.

La valutazione scaturisce da una serie di parametri derivati dalle banche dati sulle prestazioni di sostenibilità ambientale, paesaggistica e dei servizi alla quale si aggiunge un giiudizio delle strutture locali dell’associazione ambientalista sullo stato della vivibilità, gestione del territorio livello delle strutture di accoglienza e servizi nelle destinazioni di vacanza.

Criteri sulle quali si basano le valutazioni sono quelle definite da “VISIT Europa”

1) Uso del suolo, degrado del paesaggio, biodiversità, attività turistiche

Spazio consumato dalle strutture ricettive turistiche, territorio occupato da seconde case. Degrado del paesaggio causato da processi disordinati di urbanizzazione. Conservazione e protezione delle aree naturali ed effetti delle attività turistiche sulla biodiversità. Presenza di aree naturali in grado di aumentare l’attrattiva turistica. Presenza e conservazione del centro storico, arredo urbano, aree verdi, lungomare, ecc.

2) Stato delle aree costiere

Pressione sui sistemi idrici delle aree costiere di mari e fiumi. Presenza – e misura – del sovraffollamento delle zone costiere determinato dai turisti. Capacità ricettiva delle seconde case rispetto alla complessiva capacità abitativa, rapporto aree edificate e aree naturali, percentuale di costa non edificata fino a un km dall’acqua su tutta la linea costiera, presenza di attività destinate al tempo libero con utilizzo intensivo di risorse naturali.

3) Accessibilità alle destinazioni e mobilità locale

Aumento o diminuzione della pressione del traffico determinata dal turismo. Migliore disponibilità di mezzi di trasporto a basso impatto rispetto al passato. Andamento della durata del soggiorno: incidenza della durata del soggiorno (più turisti giornalieri o ospiti per lunghi soggiorni?). Impatto del trasporto sul rumore, qualità dell’aria, volumi di traffico e congestione.

4) Consumo e produzione di energia

Consumi energetici della località per tipologia turistica e pro quota. Percentuale di approvvigionamento da fonti rinnovabili (prodotto sul luogo o importata). Contributo della località alla diminuzione dell’influenza sui cambiamenti climatici con effetto a lungo termine sulla qualità della destinazione.

5) Consumi idrici e sistemi di trattamento delle acque reflue

Pressione sulle risorse idriche locali, disponibilità di acqua a sufficienza per i turisti, qualità delle risorsa disponibile, unità abitative o produttive collegate ad un impianti di depurazione delle acque di scarico scarichi a mare abusivi, crisi idriche,ecc.

6) Produzione e gestione dei rifiuti

Presenza di iniziative (e risultati) in direzione della riduzione dei rifiuti (riduzione dell’usa e getta, degli imballaggi e misure dirette a contenere la diffusione di imballaggi a perdere). Presenza di un efficace sistema di gestione dei rifiuti. Incidenza della raccolta differenziata. Presenza di impianti di compostaggio o di fitodepurazione, ecc. Abbandono illegale di materiali di scarto nell’ambiente. Eventuali effetti negativi sulla salute (accertati), collegabili con lo smaltimento dei rifiuti (es. discariche o inceneritori).

7) Iniziativa per il miglioramento della sostenibilità

Presenza di un sistema di gestione ambientale dotato di strumenti di monitoraggio della strategia turistica, con la partecipazione dei portatori di interesse (associazioni di categoria, associazioni ambientaliste e dei consumatori). Monitoraggio e iniziative di informazione per mantenere o migliorare la qualità della destinazione; inventario dei siti di interesse culturale e naturalistico. Presenza o meno di attività ricettive con etichette ambientali controllate da terzi con esclusione di iniziative autocerficate.

8) Sicurezza alimentare e produzioni tipiche di qualità

Presenza di un sistema di distribuzione e somministrazione di prodotti che garantiscano la sicurezza alimentare (alimenti provenienti da coltivazioni biologiche e/o a basso impatto ambientale). Disponibilità di prodotti artigianali tipici e locali. Promozione delle specialità gastronomiche del territorio. Promozione e disponibilità negli esercizi di ristorazione di piatti regionali preparati con pesce locale, carni e formaggi con marchi regionali, frutta e verdura di stagione.

9) Opportunità e qualità della vacanza

Mare e spiaggia (Qualità delle acque di balneazione, stato delle spiagge, pulizia del litorale, sversamenti di petrolio o altro, morie di pesci, blooms algali, schiuma o altro materiale in sospensione, ecc.). Attività Subacquee (Qualità dei fondali, ricchezza ittica e faunistica in genere, siti archeologici sommersi, presenza di relitti, presenza di diving e scuole sub, ecc.) Oltre il mare (Percorsi culturali e/o naturalistici, ecoturismo, presenza di siti archeologici.

10) Struttura sociale e sanitaria

Condizioni di vita della popolazione locale, grado di accettazione del turista da parte della popolazione locale, sicurezza generale del turista, qualità e disponibilità dei servizi pubblici generali (es. pronto soccorso, assistenza medica, assistenza al turista); servizi per disabili (rampe d’accesso al mare, cabine telefoniche attrezzate, servizi sociali e sanitari).

Per saperne di più: www.legambienteturismo.it