Dopo le meraviglie del Central St.Giles di Londra, è il grattacielo del New York Times a essere il protagonista del viaggio proposto da Renzo Piano Building Workshop a Cersaie 2011 (Galleria dell’Architettura, sabato 24 settembre alle 11.00). “Un grattacielo dal volto umano”, lo definiscono i progettisti del RPBW, vera e propria impresa e filosofia dell’architettura che da vent’anni firma progetti in tutto il mondo e conta a oggi 130 collaboratori dislocati tra le sedi di Parigi, Genova e New York.

A presentare l’affascinante percorso che ha portato alla costruzione del grattacielo nella Grande Mela – e al suo “contraltare”, la sede della Morgan Library – è l’architetto genovese Giorgio Bianchi, proprio la città da cui Renzo Piano è partito per rivoluzionare l’architettura mondiale, chiamando lo stesso Bianchi nello studio di Genova dal 1985 e a Parigi dal 1994. Attraverso un racconto per immagini Giorgio Bianchi, che è stato capo-progetto della Morgan Library, ricostruisce la storia dei due edifici a partire dal 2001, da quella passeggiata insieme a Renzo Piano tra le macerie delle Twin Towers.

“Il messaggio che si può e si vuole dare attraverso l’architettura – ha osservato Bianchi – è far nascere da questa tragedia l’occasione per ripensare il ruolo di questi edifici nel panorama della città”. Con risultati sorprendenti: il primo – la torre dello storico quotidiano newyorkese – è un edificio leggero e vibrante, importante eppure trasparente e quasi “immateriale” allo steso tempo, in grado di adattarsi alle stagioni, quasi di cambiare con il vento. Certamente un luogo aperto alla città, simbolo di un nuovo modo di intendere spazio privato e pubblico e simbolo, in definitiva, della nuova New York che doveva e poteva nascere dopo l’11 settembre.

Come in un’affascinante camera oscura, la proiezione verso l’alto dell’edificio del New York Times trova il suo contraltare nella Morgan Library, quasi un grattacielo rovesciato, scavato nello scisto – la durissima roccia millenaria del suolo di Manhattan – fino a una profondità di 15 metri. Un’opera stupefacente anche dal punto di vista tecnico, con i lavori di scavo che si sono svolti a soli 25 cm dagli edifici adiacenti. Il risultato? Uno scrigno sotterraneo di arte e cultura, ben 2.500 mq nel ventre di New York. Oltre a questi due edifici, la “passeggiata” toccherà due progetti oggi in fase di realizzazione: la sede della Columbia University e il nuovo Whitney Museum.

Protagonista della conferenza sui “progetti newyorkesi” del RPBW è, insieme all’architetto Giorgio Bianchi, Lia Piano, direttore della Fondazione Renzo Piano e ancora una volta “in missione” a Cersaie per rappresentare lo spirito del RPBW: “Abbiamo una ‘bottega’, a Genova e Parigi, dove ogni anno vengono accolti 14 studenti provenienti dalle migliori università e scuole di architettura del mondo”, spiega. Un approccio squisitamente anti-accademico che rende possibile un lavoro di squadra tra grandi maestri e giovani architetti che, come conferma Lia Piano, si costruisce direttamente sul campo: “Non ci sono insegnanti, lezioni, teorie: gli studenti entrano subito a far parte di un team e lavorano ogni giorno su progetti concreti”.

A moderare l’incontro, che chiude il ciclo di eventi in calendario 2011 della rassegna “Costruire, Abitare, Pensare”, Aldo Colonetti, filosofo, storico e teorico dell’arte, del design e dell’architettura – nonché direttore scientifico, dal 1998, del Gruppo IED e direttore della rivista Ottagono dal 1991 – che anche quest’anno è stato chiamato a curare l’area dedicata alle mostre all’interno del Salone internazionale della ceramica per l’architettura e l’arredobagno.