“Apprendiamo con stupore che le minoranze a Carpi propongono di passare al comune unico con Campogalliano, Soliera e Novi – commenta Davide Dalle Ave, segretario del PD di Carpi – pur con la contrarietà subito rimarcata della Lega e dei loro colleghi degli altri comuni; non sappiamo quanto la proposta sia maturata in un clima già vacanziero – prosegue Dalle Ave – ma certamente non ci coglie impreparati, visto che l’Unione Terre d’Argine nasce con questa prospettiva e rappresenta la via maestra per ridurre le spese e aumentare l’efficienza dei servizi. Chiediamo alle minoranze di non trattare l’argomento a spot, ma di seguire una discussione coerente in consiglio sul futuro dell’Unione e sulle prospettive politiche di integrazione dei servizi che vogliamo dare a questo distretto”.

“Per quanto riguarda la riduzione degli assessori – prosegue Dalle Ave – evidentemente le minoranze in consiglio si sono distratte e non si sono accorte che in occasione del ‘rimpasto’ del 2010 – dopo l’uscita degli assessori Ronchetti e Borsari – il Sindaco ha ridotto a 7 gli assessori. Ricordo che la legge ne prevede per una città della dimensione di Carpi fino a 10 e che lo Statuto del Comune ne prevede 8. Ma in tale occasioni, dalle forze di minoranze, nessuno espresse il suo apprezzamento per questa decisione, che naturalmente è da ricondurre anche al passaggio di materie delegate all’Unione o in corso di trasferimento all’Unione”.

“Ci sorprende soprattutto che chi per anni ha polemizzato contro l’Unione che ha già consentito razionalizzazioni di spese e miglioramenti di servizi – ricorda Dalle Ave – poi di punto in bianco, e avvicinandosi a ferragosto, proponga la nascita del Comune unico o chieda la fusione di assessorati. Sui costi della politica, il centrodestra in periferia predica bene e a Roma razzola male. Di fronte all’emergenza economica il PD ritiene che la politica debba dare un contributo concreto di sobrietà e di responsabilità – spiega Dalle Ave – per questa ragione, il PD ha da tempo messo a punto precise proposte e dato vita a concrete iniziative parlamentari sul tema dei costi della politica e delle riforme istituzionali. Al Senato ha anche presentato emendamenti alla manovra del governo insieme a Idv e Udc, misure che il governo e la maggioranza hanno respinto, impedendone l’approvazione, ma che restano validi punti di riferimento per gli interventi da realizzare”.

Di seguito le proposte del PD

· Riduzione del numero dei parlamentari. Il Pd ha presentato da tempo diverse proposte di legge per ridurre entro la legislatura, il numero dei parlamentari e cambiare le funzioni del Senato. Per esempio, una Camera con 400 deputati e un Senato Federale con 200 senatori. E’ possibile calendarizzare già dal prossimo settembre il provvedimento volto alla riduzione dei parlamentari.

· Retribuzioni dei parlamentari. Il Pd punta a modificare la legge del 1965 che lega la retribuzione dei parlamentari alla retribuzione dei magistrati italiani, per scegliere un nuovo parametro. L’obiettivo è di allineare l’Italia alla media delle retribuzioni dei parlamentari degli altri paesi europei.

· Vitalizi. Con una decisione interna alla Camera e al Senato (gli organi costituzionali hanno un’autonomia decisionale sul proprio bilancio) il Pd propone di rivedere entro la legislatura i vitalizi dei parlamentari riportandoli al sistema previdenziale in vigore per tutti gli altri cittadini iscritti all’Inps.

· Risparmi e trasparenza su affitti e servizi. Il Pd propone di lavorare concretamente all’interno dei bilanci di Camera e Senato per ridurre la spesa collegata agli immobili (affitti), per dare trasparenza e risparmiare sui servizi offerti.

· Gli emendamenti al Senato. Con gli emendamenti alla manovra proposti anche insieme a Idv e a Udc il Pd punta inoltre ad alcune riforme capaci di dare un contributo importante al contenimento della spesa pubblica. Tra queste proposte vi sono:

1. L’accentramento dei comuni più piccoli.

2. L’accorpamento delle province sotto i 500.000 abitanti (di fatto si arriverebbe ad un dimezzamento delle attuali province).

3. L’accorpamento delle società che fanno capo ai comuni (un comune non potrà avere più di una società: e così verrebbero meno migliaia di aziende, con i relativi consiglieri).

4. La totale incompatibilità dell’incarico dei parlamentari con qualsiasi altro incarico (sindaco, consigliere, presidente di provincia…).

5. Taglio delle auto blu e dei voli blu, limitandone l’uso a chi ne ha davvero bisogno.

6. Reintroduzione del tetto alla retribuzione dei manager pubblici