A Modena il tasso di mortalità per infarto miocardico acuto (l’acronimo in inglese è STEMI) ha visto negli ultimi anni una continua diminuzione. Nel biennio 2006/2007 su 100mila abitanti i casi di infarto registrati sono stati circa 70. Secondo le statistiche delle aziende sanitarie modenesi il tasso di mortalità è stato di 3 casi su 100. Un trend positivo, in linea con gli standard regionali. Anzi, alcuni risultati si sono rivelati migliori di quelli delle altre province emiliano-romagnole. Nello stesso periodo di tempo, infatti, a Modena la diminuzione di mortalità rispetto al 2003/2004 è stata del 23%, a fronte di una media regionale del 13%. Merito di questi risultati è in buona parte dei professionisti che, non solo hanno aumentato e aggiornato le proprie competenze specifiche, ma hanno favorito la creazione di veri e propri percorsi e procedure “fast” all’interno di una sinergia di intenti tra Pronto soccorso, 118 e Cardiologie (la cosiddetta Rete SCA – STEMI). La buona riuscita degli interventi che riguardano le Sindromi Coronariche Acute molto spesso è legata al tempo di intervento. Prima si riesce a intervenire e maggiore è la possibilità di arginare eventuali danni per la salute del paziente.

Di questi temi si parlerà al convegno “La rete SCA-STEMI: cosa è advanced?”, che si terrà a Carpi presso l’auditorium San Rocco in piazza Duomo venerdì 18 novembre. I professionisti del Dipartimento di Emergenza-Urgenza e delle Cardiologie delle aziende modenesi, in stretta collaborazione coi colleghi di Reggio Emilia, hanno infatti deciso di organizzare un incontro che metta a confronto le quattro realtà territoriali (Bologna, Modena, Reggio Emilia e Piacenza) dell’Area Vasta Emilia Nord (nata proprio per favorire processi di sinergia tra i vari sistemi sanitari locali) impegnate nella cura delle SCA–STEMI, con l’obiettivo di continuare a migliorare il servizio offerto, affinando i modelli operativi già esistenti per accorciare ulteriormente i tempi di intervento.

A confermare l’impegno dei nostri professionisti, e i molti passi avanti fatti finora, il fatto che nella nostra provincia è la prima volta che i vari ‘sistemi’ legati alla cura dell’infarto acuto al miocardio si confrontano tutti insieme, per definire linee guida comuni volte a migliorare il servizio offerto. Un’occasione importante per leggere lo ‘stato dell’arte’ delle reti organizzative e guardare avanti, puntando alla crescita di un modello collaudato di efficienza e grandi competenze professionali.

Con il supporto dell’Area governo clinico dell’Agenzia sanitaria regionale, medici, specialisti e infermieri analizzeranno le eccellenze e i nodi critici delle varie reti operative per definire quali siano i provvedimenti organizzativi e terapeutici di sicura efficacia per il paziente. Partendo ad esempio da un dato interessante: negli ultimi 5 anni è quasi raddoppiato, nella nostra provincia, il numero dei pazienti infartuati che hanno evitato il passaggio dal Pronto Soccorso, con un sicuro vantaggio in termini di salute, vista la maggior rapidità con cui si è riusciti a riaprire la coronaria occlusa. Nel 2010 circa i 2/3 dei pazienti con accesso al 118 (120 su 190), da tutta la provincia, sono stati infatti “centralizzati” direttamente presso uno dei due ospedali cittadini pre-attivando il Laboratorio di Emodinamica (luogo dove avviene l’intervento definitivo di riapertura della coronaria ostruita), con un netto incremento rispetto agli anni precedenti. Il convegno tenterà quindi di definire anche quali farmaci risultino più opportuni nella fase che precede gli interventi definitivi sul paziente, mettendo così a fuoco i protocolli farmacologici che possano facilitare l’intervento stesso.