Non solo è errato lasciare che le aperture domenicali divengano terreno di conquista del più forte di quella che potrebbe diventare la jungla commerciale, cioè la grande distribuzione, ma secondo Confcommercio è necessario che tutto il territorio provinciale si autonormi per dare a commercianti e consumatori una misura comportamentale, con funzione di doppia tutela: di un sano e pluralistico servizio commerciale e del diritto al riposo settimanale di chi lavora nel settore. Per non parlare dell’inutile incentivo alla corsa domenicale all’acquisto per le famiglie, che certo non per questo moltiplicherebbero i propri consumi.

E qui – a parere di Bruna Lami Vicepresidente provinciale Confcommercio Imprese per l’Italia Ascom Modena e Presidente di FIDA (Federazione dettaglianti Alimentari) – si inserisce anche il nodo dell’occupazione che a parere di alcuni sarebbe favorita dalla crescita dei consumi e della grande distribuzione. In effetti l’aggravio dei costi di gestione indotti dall’apertura sette giorni su sette, a medio termine porterebbe alla chiusura di piccoli e medi punti vendita. Nei fatti una perdita di occupazione che non potrebbe essere compensata dalla crescita delle grandi strutture, che darebbero lavoro solo a un occupato su tre degli espulsi dalle piccole aziende.

A questo va aggiunto che la funzione di vicinato dei piccoli negozi configurerebbe una perdita secca del prezioso servizio che questi assicurano nei centri storici, nei quartieri delle città, nei piccoli comuni e nelle frazioni. In queste condizioni è necessario considerare la necessità di mantenere sul mercato una tipologia di imprese di cui la stessa società civile avvertirebbe la mancanza.

In veste di Associazione di categoria – osserva Bruna Lami – non possiamo come Confcommercio stare a guardare di fronte a prospettive che danneggiano le nostre imprese e assieme a loro i cittadini – consumatori. Per questo, dopo aver condiviso l’accordo a suo tempo raggiunto nel comune di Modena, sosteniamo la necessità che venga individuato un nuovo accordo esteso su tutto il territorio e ci proponiamo di onorare la nostra rappresentanza provinciale proponendo che siano le Associazioni stesse a sottoporre un ragionevole punto d’incontro a livello di Unioni dei Comuni. Questo perché non è possibile pensare che ogni comune possa fare storia a sé, considerata la mobilità che caratterizza lo stile di vita attuale.

È chiaro – afferma ancora Bruna Lami – che per il settore del commercio la liberalizzazione arriva semplicemente nel momento sbagliato in quanto non farà certo crescere i consumi mentre le imprese devono investire in innovazione senza prospettive di rientro in tempi brevi, e quindi rinunciando a parte dei margini.

Confcommercio – conclude Bruna Lami Vicepresidente provinciale Confcommercio Imprese per l’Italia Ascom Modena e Presidente di FIDA (Federazione dettaglianti Alimentari) – si rivolge alle Istituzioni, alla Chiesa, ai rappresentanti dei Lavoratori, alle Associazioni Imprenditoriali affinché, nell’interesse delle categorie economiche e sociali sia possibile un patto virtuoso, su tutto il territorio provinciale, a beneficio di imprese e cittadini.