“Giù le mani dall’ufficio postale”: gli abitanti di Minozzo non ci stanno all’imminente chiusura del servizio, e il Comune è con loro. “Chiediamo a Poste Italiane di rivedere la decisione – dichiara con fermezza il sindaco Luigi Fiocchi – perché la valenza di questo presidio non può essere ridotta ad aride logiche commerciali”.

Sottolinea il primo cittadino: “In un recente incontro con l’azienda Poste, in cui abbiamo espresso e motivato la nostra contrarietà alla scelta, ci era stato assicurato che avrebbero riflettuto attentamente, ma nel giro di poche ore è invece giunta la ‘doccia fredda’, una laconica comunicazione in cui si ribadisce che l’ufficio della frazione serrerà, addirittura da mercoledì prossimo”.

L’apertura delle poste di Minozzo era già stata limitata “a tre giorni la settimana – spiega Fiocchi – riuscendo comunque a garantire un servizio rilevante rispetto alle necessità della popolazione. Il territorio ha una forte vocazione agricola e artigianale, con un tessuto economico potenzialmente in grado di rispondere agli ‘standard’ di Poste Italiane. Loro non sono più un ente pubblico ma comunque una società a controllo statale, che deve sicuramente avere attenzione a criteri di equilibrio economico, ma in un contesto generale, non penalizzando quindi e comunque le zone più deboli, come quelle montane. Se la logica dei ‘conti a tavolino’ fosse per tutti l’unico metro di giudizio, in Appennino probabilmente non ci sarebbe più alcun servizio”.

Conclude il sindaco di Villa Minozzo: “Le nostre rimostranze non possono essere ignorate. Ci appelliamo al buon senso. I servizi essenziali devono essere mantenuti sul territorio, e l’ufficio postale di Minozzo è uno di questi”.