Le persone non completamente autosufficienti sono una realtà sempre più presente nel vivere quotidiano delle famiglie bolognesi. Lo rivela la nuova puntata1 dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria: l’86% dei cittadini del capoluogo emiliano con più di 30 anni conosce amici o parenti che vivono o hanno vissuto questo tipo di situazione e la percentuale raggiunge il 100% tra gli over 45.

Un dato che non stupisce se si considera che la percentuale di persone con più di 65 anni Bologna è del 23,4%. Un numero destinato inesorabilmente a crescere se, come rileva l’ultima indagine ISTAT del 2011, nel 2030 in Italia ci saranno molti più nonni che nipoti: a livello nazionale gli over 65 passeranno infatti dal 30% della popolazione nel 2005 al 62% nel 2030 mentre gli ultraottantenni dai 2,9 milioni del 2011 ai 7,7 milioni del 2030, con un’incidenza degli anziani non autosufficienti dai 2,1 milioni attuali ai 3,5 milioni. Il nostro è il secondo paese in Europa con il più alto indice di invecchiamento dopo la Germania. A ciò si aggiunge il fatto che le famiglie hanno sempre maggiore difficoltà a sostenere il carico della cura di una persona non completamente autosufficiente, non solo dal punto di vista economico ma anche di energie e di tempo da dedicare.

La non autosufficienza è, nell’esperienza comune dei bolognesi, legata principalmente all’età delle persone o a sindromi (basti pensare a malattie quali la distrofia muscolare o la Sla). L’Osservatorio UniSalute evidenzia che per il 43% del campione i casi di non autosufficienza sono da ricondurre a malattie legate all’anzianità, mentre il 42% parla di specifiche sindromi che portano all’impossibilità di badare da soli a sé. Il 13% infine indica alla base malattie congenite.

Dalla ricerca UniSalute emerge anche che, in caso di necessità di cure per non autosufficienti, i bolognesi intervistati si affiderebbero principalmente (48%) alle cosiddette “case di riposo” o alle altre strutture private mentre il 42% preferirebbe invece rivolgersi a strutture pubbliche. Solo il 10% si affiderebbe a professionisti, pagando cure a domicilio.

Come valutare le strutture a cui affidarsi per l’erogazione di cure legate alla non autosufficienza qualora ci si trovasse ad affrontare questa situazione? Il 59% del campione terrebbe conto della qualità delle strutture e dell’offerta proposta, mentre il 22% sceglierebbe in base alla facilità nel raggiungere la struttura stessa, meglio se vicino casa. Una fetta di bolognesi valuterebbe in base al prezzo: il 9% scegliendo la soluzione più costosa mentre il 5% si affiderebbe alla più economica.

La voce “costi” assumerà invece una crescente rilevanza nella gestione delle risorse economiche del paese nei prossimi anni se, come ipotizzato dalla Ragioneria Generale dello Stato, la spesa attribuibile all’assistenza ai non autosufficienti raddoppierà entro il 2060, passando dall’1,9% del 2010 a circa il 3,3%.

A fronte dello scenario che si prospetta sembra evidente che lo Stato farà sempre più fatica a rispondere a una domanda di assistenza in costante aumento. D’altra parte anche le stesse famiglie non sempre possono permettersi di sostenere interamente i costi per l’assistenza a una persona non autosufficiente.

Il problema della non autosufficienza è una delle sfide centrali della sanità italiana per il prossimo futuro. E’ indispensabile sviluppare il secondo pilastro della sanità (a fianco di quello pubblico) che prevede i Fondi Sanitari Integrativi, promossi dal mondo del lavoro e i Fondi sanitari solidaristici finalizzati all’erogazione di prestazioni socio-sanitarie, con il coinvolgimento delle autorità pubbliche locali e di operatori specializzati in grado di organizzare e gestire l’erogazione delle prestazioni assistenziali, garantendo la sostenibilità nel tempo.

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1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora ad inizio febbraio 2012 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo dell’welfare sanitario in azienda.

UniSalute, fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione salute attraverso un modello innovativo e differente: al tempo stesso potente centrale di acquisto e controllore specializzato della qualità delle prestazioni sanitarie per tutti i propri assicurati.
Sintesi tra competenze assicurative e cliniche – anche alcune decine di medici specialisti tra i suoi dipendenti – UniSalute opera attraverso una rete di oltre 7.700 strutture convenzionate presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ad oggi conta oltre 4 milioni e 100 mila clienti e nel 2010 ha raggiunto il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria assicurati e delle Casse Professionali.