Gli effetti dei tagli ai finanziamenti agli Enti Locali e ai fondi per il sociale da parte dello Stato continuano a farsi sentire in modo sempre più pesante sulle politiche sociali e sui servizi del territorio vignolese.

A farne le spese da quest’anno potrebbero essere le politiche giovanili dell’Unione Terre di Castelli, le cui attività sono oggi messe fortemente in discussione dai diversi provvedimenti statali degli ultimi anni, che hanno colpito con tagli lineari e indiscriminati anche i bilanci dei comuni del Distretto di Vignola.

“Siamo molto preoccupati del futuro delle politiche giovanili – afferma Diego Bernardini della Funzione Pubblica/Cgil di Vignola – ma, più in generale, di tutta la cosiddetta <Area Integrata> che comprende anche il Centro per le Famiglie e i servizi agli stranieri”.

Fino alla fine del 2012 sul territorio Vignolese erano attivi 8 Centri Giovani, 5 sportelli per gli stranieri e il Centro per le Famiglie di Vignola, le cui attività erano gestite ed organizzate da 14 operatori.

“L’elemento che contraddistingue questi servizi è la condizione di precarietà – prosegue il sindacalista della Fp/Cgil – cosa che li rende vulnerabili ed esposti al rischio di scelte drastiche in questo contesto di grave crisi economica e di tagli. Il 70% degli operatori è infatti precario (10 addetti su 14), con contratti scaduti a fine 2012. Per la metà di loro ancora oggi non ci sono decisioni, nonostante la Legge di Stabilità appena approvata dal Parlamento dia la possibilità di una proroga dei contratti fino al prossimo luglio. Regna quindi una grande incertezza, soprattutto sulle politiche giovanili, le cui attività verranno in parte sospese, mentre le amministrazioni ancora non hanno definito chiaramente quale sarà il futuro di questi servizi”.

“Certamente siamo consapevoli delle difficoltà in cui versano i bilanci dei nostri Comuni – continua il sindacalista – ma i nostri Centri Giovani svolgono un ruolo importante di incontro e aggregazione, fondamentali fattori di coesione sociale. Per questo occorre uscire al più presto da questa situazione di indeterminatezza. Oggi più che mai c’è la necessità che le amministrazioni dell’Unione abbandonino le politiche delle soluzioni tampone di breve periodo e assumano decisioni che prevedano investimenti coraggiosi in una prospettiva di lungo termine, su servizi essenziali che devono continuare a funzionare. Anche in modo diverso, se necessario, con una struttura organizzativa ripensata e un progetto rinnovato, capace di cogliere sempre al meglio le esigenze di famiglie e cittadini. Quello che non possiamo permetterci è di non dare risposte proprio a quelle famiglie e a quei cittadini travolti dalla crisi economica, ridimensionando o, peggio, chiudendo i servizi. Con la conseguenza, in più, di una grave perdita di posti di lavoro”.