Dal 24 febbraio al 10 marzo 2013 presso le Sale della Meridiana della Rocca di Vignola in Piazza dei Contrari 2, si terrà la mostra fotografica di Giovanni Chiaramonte “Interno perduto – L’immanenza del terremoto” che vede come protagonista la Bassa emiliana subito dopo il sisma dello scorso maggio. La mostra, già esposta a Postdam in Germania, a Milano, a Cesena e durante il Festival della Filosofia a Modena, raccoglie le fotografie di Giovanni Chiaramonte realizzate fra le macerie della Bassa Modenese pochi giorni dopo la scossa del 29 maggio scorso e rappresenta un’occasione unica per riflettere, a nove mesi di distanza, sulle conseguenze del sisma sul territorio emiliano, ma soprattutto rappresenta un’opportunità per dare un aiuto concreto ai centri terremotati. In occasione della mostra sarà infatti possibile raccogliere fondi per il Comune di Camposanto (Modena) e, acquistando il catalogo di Franco Cosimo Panini, contribuire al recupero e al restauro del prezioso crocifisso del Duomo di Mirandola.

L’inaugurazione si terrà domenica 24 febbraio a partire dalle 16.00 presso la Sala dei Grassoni della Rocca di Vignola con il seguente programma:

– ore 16.00: conferenza di Giovanni Chiaramonte

– ore 18.00: visita alla mostra

La mostra sarà quindi visitabile con ingresso gratuito fino al 10 marzo dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.30 e dalle15.30 alle18.30; il sabato e la domenica dalle 10.00 alle12.30 e dalle 15.00 alle19.00.

Mostra e allestimento a cura di Matteo Agnolotto ed Elena Ceccaroni del Laboratorio Ricerca Emilia – Dipartimento di Architettura, Università di Bologna; produzione Ultreya, Milano, con il patrocinio del Comune di Vignola e dell’Unione Terre di Castelli, in collaborazione con Fondazione di Vignola. Il catalogo è di Franco Cosimo Panini Editore.

“Il devastante terremoto che ha colpito l’Emilia – dichiarano i curatori della mostra – si è manifestato in tutta la sua drammaticità con i morti che rappresentano la più dolorosa conseguenza di quanto accaduto. Il sisma ha però cancellato anche una precisa identità culturale del paesaggio, avendo travolto diffusamente la campagna e i paesi, abbattendo le case rurali sparse, i monumenti, i capannoni industriali e artigianali, danneggiando irreparabilmente i centri antichi e le aree produttive, distruggendo le chiese. La mostra è l’esito di un viaggio in Emilia intrapreso nei giorni immediatamente successivi allo sfregio, quando le cose non sono ancora state rimosse, spostate, velocemente dimenticate e quando l’immanenza della vita e del terremoto si presenta in tutta la sua verità prima di svanire e trasformare per sempre il significato originale di queste cose in un altro irrimediabilmente diverso e lontano. Le fotografie di formato 54×54 cm e 108×54 cm si suddividono in due grandi gruppi tipologici: il primo raffigura l’architettura, ridotta improvvisamente a rovina, sia essa un cimitero, un casale o una chiesa, in relazione al suo intorno; il secondo gruppo di immagini restituisce gli interni perduti dello spazio sacro, articolando una inedita iconografia contemporanea dell’arte cristiana. La mostra, curata dal “Laboratorio Ricerca Emilia” della Facoltà di Architettura dell’Università di Bologna, espone soltanto una parte del ciclo fotografico completo, riprodotto nel catalogo.

“Noi non temiamo, se trema la terra” è sembrato ripetessero le persone incontrate in questo tragitto iniziato alla fine del maggio scorso: la gente della Bassa, i volontari, i vigili del Fuoco e coloro che, reagendo, credono nella perseveranza sono gli abitanti invisibili che animano i luoghi e gli spazi narrati da Giovanni Chiaramonte”.