operazione-zarina-auroraNel corso della mattinata, come noto, i Carabinieri dei Comandi Provinciali di Bologna, Reggio Emilia, Crotone e Modena hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal GIP di Bologna, Dr. Letizio Magliaro, su richiesta della locale DDA, Dr. Marco Mescolini, a carico di 13 soggetti (7 destinatari di custodie cautelari in carcere e 6 agli arresti domiciliari) tutti ritenuti contigui alle cosche Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto.

L’accusa è di avere, in concorso tra loro e nel contesto di un medesimo disegno criminoso, illecitamente e fittiziamente intestato a prestanome, società, beni mobili ed immobili, con il reinvestimento di capitali di illecita provenienza, con l’aggravante di avere commesso i reati al fine di agevolare l’associazione mafiosa di riferimento. Nel corso dell’attività sono state effettuate 30 perquisizioni locali.

L’operazione costituisce l’esito di due filoni di indagine svolte dai Carabinieri di Reggio Emilia (cd. Operazione “Zarina”) e Bologna (cd. Operazione “Aurora”), condotte rispettivamente da giugno 2010 ad ottobre 2011 e da novembre 2011 ad ottobre 2012, aventi per oggetto, in gran parte, gli stessi personaggi, pertanto coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia in un unico filone investigativo.

A Reggio Emilia l’indagine traeva origine, nel mese di giugno 2010, da una segnalazione della locale Camera di Commercio e da un controllo dei carabinieri finalizzato a chiarire l’attività posta in essere da una società calabrese con sede operativa in Gualtieri (RE) e sede legale ad Isola di Capo Rizzuto (KR), la “Autotrasporti ******** S.r.l. unipersonale”, il cui amministratore unico era F.P.. La successiva attività faceva emergere a monte di questi la figura di M.P. elemento di spicco delle cosche ARENA-NICOSCIA. Il boss della ‘ndrangheta, colpito da sequestro di beni nell’ambito di precedente indagine antimafia convenzionalmente denominata “Pandora” (della D.D.A. di Catanzaro e della Squadra Mobile di Crotone del 2009) era riuscito a intestare società ed altri valori a lui riconducibili a prestanome di sua fiducia. Tra questi rileva, tra gli arrestati nell’operazione odierna, C.T., legata sentimentalmente al M.P., che i carabinieri di Reggio Emilia chiamavano da subito “Zarina” per l’ascendente che aveva sugli altri indagati, dando il nome a quella parte di indagine.

A Bologna le attività vennero avviate, nel novembre 2011, dalla Compagnia di San Giovanni in Persiceto (BO), a seguito dell’incendio di alcuni escavatori presso una cava della società “******”, con sede a Castel Maggiore (BO) ma con attività di estrazione in Sala Bolognese, presso la quale risultavano effettuare movimento terra alcune ditte calabresi.

Le indagini, proseguite dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bologna, si sono poi concentrate in particolar modo su di una famiglia, originaria appunto di Isola Capo Rizzuto (KR) ma da anni presente in Emilia Romagna ed in particolare in San Giovanni in Persiceto e Sant’Agata Bolognese, legata alle cosche ARENA NISCOSCIA.

Le indagini hanno esaminato la condizione patrimoniale degli indagati, le attività economiche, la riconducibilità ad essi di tali attività, le relazioni e i rapporti intercorrenti tra gli stessi e con associazioni criminali di tipo mafioso operanti in Calabria; da questi accertamenti sono emersi i rapporti tra S.M.T., fratello di P.T. (assassinato alla vigilia di Natale del 2005), e un’altra famiglia, sempre di Isola di Capo Rizzuto, con particolare riferimento al citato M.P., legato alle cosche ARENA e NISCOSCIA.

Il rapporto tra la prima famiglia con le cosche ARENA – NISCOSCIA è stato assicurato dal legame sentimentale tra C.T., figlia di S.M. e residente a Sant’Agata Bolognese, e M.P.. Infatti la C.T. gestiva (almeno sino all’estate 2011 quando si interruppe la relazione) alcune aziende ubicate a Gualtieri (RE) a lei intestate per conto dell’allora compagno.

Dalle investigazioni di Bologna e Reggio Emilia emergeva che C.T. si era trovata a fronteggiare una situazione di grave crisi debitoria, nella gestione delle aziende tra le province di Bologna e Reggio Emilia a lei fittiziamente intestate dall’allora convivente M.P..

Gli investigatori hanno ricostruito una rete di attività imprenditoriali, tanto in Emilia Romagna quanto in Calabria, strettamente connesse tra loro che, pur formalmente intestate a prestanome, venivano mosse da un’unica volontà criminale/imprenditoriale.

Gli accertamenti patrimoniali condotti dal Nucleo Investigativo di Bologna hanno consentito altresì di evidenziare la sproporzione tra i redditi dichiarati e le effettive disponibilità economiche di M.P. e dei suoi prestanome, che ha portato all’emissione del decreto di sequestro preventivo di aziende, alberghi, trattori e rimorchi, autovetture, unità immobiliari (tra cui 2 alberghi) in isola Capo Rizzuto (KR), Viadana (MN), Sant’Agata Bolognese (BO) e Gualtieri (RE), nonché di tutti i rapporti con saldo attivo intrattenuti con istituti di credito o finanziari sul territorio nazionale. La stima per difetto dei beni sequestrati è valutabile in circa 13 milioni di euro.

Il M.P., benché sottoposto a misure restrittive della libertà personale, avrebbe reinvestito i capitali illeciti derivanti dalla contiguità con le cosche ARENA – NICOSCIA, trasferendo di fatto le attività della società ******* Trasporti (oggetto dei provvedimenti connessi all’operazione PANDORA) nelle società intestate ai prestanome. Anche la società ***** Petroli, acquistata da C.T. nel giugno 2011, sarebbe stata parte di questo sistema e dopo appena tre mesi era passata, al termine della relazione tra lei ed M.P., alla madre di quest’ultimo, C.F..

Il M.P., nonostante la limitazione ai suoi movimenti conseguenti alla detenzione ed agli arresti domiciliari, avrebbe quindi coordinato, pur non figurando, questa articolata serie di attività lecite in Emilia Romagna, impiegando poi gli utili derivanti in ulteriori investimenti in Isola Capo Rizzuto (KR), dove si trovano, ad esempio, le due strutture alberghiere (Hotel ***** ****, riconducibile a C.F., e Hotel ***, riconducibile a V.P.,M.P. e D.P.) oggetto dei provvedimenti di sequestro.

Il M.P. è il figlio del noto F.P. (peraltro uno dei destinatari delle perquisizioni odierne), arrestato nel 2010 per la vicenda che coinvolse anche il senatore N. di G., cui avrebbe garantito l’elezione raccogliendo voti tra gli emigrati calabresi in Germania.

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CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

– M.P., alias “Michele la Papera”, nato a Crotone nel giugno 1976, residente ad Isola di Capo Rizzuto (KR), imprenditore, pregiudicato, detenuto per altra causa ed agli arresti domiciliari dal 16 luglio 2010, recidiva specifica;

– M.P., nato a Crotone nell’agosto 1988, residente ad Isola di Capo Rizzuto, commerciante, detenuto per altra causa dal 04.08.2012;

– G.R. detto Pino, alias “Zomba”, nato a Crotone nell’agosto 1982, residente ad Isola di Capo Rizzuto, imprenditore, pregiudicato, recidiva reiterata specifica ed infraquinquennale;

– V.M., nato ad Isola Capo Rizzuto nel settembre 1964, ivi residente, recidiva reiterata specifica ed infraquinquennale,

– D.T., nato a Catanzaro nel settembre 1973, residente a Crucoli (KR), recidiva specifica;

– F.P., nato a Crotone, nel gennaio 1978, residente ad Isola Capo Rizzuto, recidiva reiterata specifica ed infraquinquennale;

– M.P., nata a Crotone nel maggio 1979, residente a Isola di Capo Rizzuto (KR), recidiva semplice;

 

ARRESTI DOMICILIARI

– C.T., nata a Crotone nel gennaio 1983, residente a Sant’Agata Bolognese (BO), ma domiciliata a Gualtieri (RE), imprenditrice, compagna di M.P.;

– C.F., nata a Isola di Capo Rizzuto (KR), nell’agosto 1955, ivi residente, recidiva reiterata e specifica;

– V.P., nata Crotone nell’agosto 1986, residente a Isola di Capo Rizzuto (KR);

– D.P. , nata a Crotone nel novembre 1983, residente ad Isola di Capo Rizzuto;

– A.L.F., nata a Crotone nel luglio 1969, residente a Guastalla (RE);

– S.M., nato a Crotone nel dicembre 1987, residente a Gualtieri (RE).

Il dispositivo ha inoltre previsto il contestuale sequestro preventivo di beni mobili ed immobili siti nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Mantova e Crotone.

 

BENI SEQUESTRATI 

tra aziende, unità immobiliari, autovetture, mezzi di autotrasporto, hotel ed altri beni: circa 13 mln a cui vanno aggiunti i valori dei conti bancari intestati ai destinatari delle misure.