I laboratori di Ingegneria informatica del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia dal prossimo 24 agosto parteciperanno in Svezia al convegno mondiale sulla Pattern Recognition ICPR2014, presentando alcuni importanti risultati di ricerca in ego-vision, che riguardano l’apprendimento automatico e la visione artificiale attraverso oggetti indossabili.
“Studiamo – afferma la prof. ssa Rita Cucchiara, Direttore del Centro di Ricerca Interdipartimentale Softech-ICT – non solo come rendere intelligenti le cose, progettando nuovi sensori collegati in IoT (internet-of-things), ma come aumentare le capacità umane attraverso le cose intelligenti”.
In questa nuova disciplina, nella quale va affermandosi il concetto di “human augmentation”, si studia come ingegnerizzare l’unione tra nuovi sensori e computer indossabili e, di conseguenza, il sofisticato software, capace di apprendere – in modo automatico – permettendoci di aumentare le nostre capacità, percettive, cognitive ed emotive.
“Un esempio – continua la prof. ssa Rita Cucchiara dell’UNIMORE – è la ego-vision, ossia la visione artificiale applicata a wearable devices ad occhiali (chi non conosce i Google Glass?), a braccialetti e, in più, a giacche in Italian Style, per permettere al computer di vedere e capire ciò che l’utente vede in prima persona”.
Sono diversi i progetti di ricerca portati avanti in questo ambito di studi dai laboratori informatici di Softech-ICT, riguardanti applicazioni che spaziano dal mondo produttivo per la fabbrica intelligente (per i tecnici e operai 3.0), alla sicurezza nelle smart cities, all’educazione e alla cultura, oltre che naturalmente all’intrattenimento ed al turismo.
“In particolare – spiega la prof. ssa Rita Cucchiara – stiamo progettando sistemi capaci di riconoscere in modo automatico i propri gesti, i comportamenti sociali delle persone e i monumenti e le opere d’arte che ci circondano”.
“Nel primo caso stiamo sperimentando la gesture recognition – afferma l’ing. Giuseppe Serra, uno dei ricercatori di UNIMORE che presenterà i risultati a Stoccolma – in un grande progetto smart city delle regioni del Sud Italia (progetto DICET-INMOTO), condotto in partnership con grandi aziende italiane come Engineering spa e del nostro territorio emiliano, Expert System e OpenONE. Stiamo poi lavorando nei due più grandi progetti del Cluster Italiano di Smart City and Community, per la Smart Education e gli Smart e Social Museums, che sono iniziati in questi mesi e che ci impegneranno per tre anni con università ed aziende, tra cui la RAI, Almaviva, Vitrociset e tante PMI e con le regioni italiane. Infine, li vorremmo applicare direttamente a Modena per esperimenti di turismo social per i nuovi nativi digitali, provando ad aumentare le nostre capacità di fruire dei patrimoni turistici della città, sia per beni tangibili come il nostro Duomo, sia intangibili come il festival della Filosofia”.
Sempre nell’ambito di Softech-ICT è da poco iniziato un progetto finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e da importanti aziende locali di informatica (Doxee, e Tel&Co) e di editoria digitale (Franco Cosimo Panini), attraverso il quale si vorrebbe dare ai giovani cittadini e turisti oggetti indossabili per riconoscere le bellezze di Modena, geo-localizzando le visite, acquisendo emozioni e comportamenti sociali e suggerendo cosa vedere in tempo reale.
“L’hardware – dice la prof. ssa Rita Cucchiara – c’è già, ma il software e l’intelligenza sono ancora tutte da scrivere. Lo stiamo facendo anche in stretta collaborazione con i laboratori americani, giapponesi ed europei. In aprile è stato a Modena il prof. James Rehg del GeorgiaTech ed in ottobre verrà il prof. Yoiki Sato della Tokyo University. Questi temi stanno diventando davvero importanti nelle professioni di oggi e di domani. Google, Amazon, Microsoft , IBM e tutte le grandi multinazionali del settore hanno investito in centri di ricerca e di produzione sulla visione. In Europa, in Italia e nel nostro territorio numerose aziende cercano ingegneri informatici con competenze in visual computing, nei sistemi embedded ed in analisi di big data visuali”.
I laboratori modenesi sono stati i primi in Italia ad occuparsi in Italia di queste discipline emergenti che coniugano analisi di immagini, modelli automatici di riconoscimento di pattern ed analisi di interfacce naturali tra computer ed ambiente: sono tematiche che si imparano alla laurea magistrale in Ingegneria Informatica, alla scuola di Dottorato internazionale in ICT e presto anche in un Master post laurea in Visual Computing sponsorizzato dal MIUR e da aziende del territorio.

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