La riduzione del capitale sociale di Farmacie comunali di Modena spa consentirà, senza alterare l’equilibrio finanziario dell’azienda, di sostenere investimenti del Comune per circa due milioni e mezzo di euro. Lo ha annunciato oggi, lunedì 27 ottobre, l’assessora alla Sanità e al Welfare Giuliana Urbelli illustrando la proposta di delibera alla commissione consiliare Risorse in vista della seduta di lunedì 3 novembre del Consiglio comunale. All’incontro era presente anche l’amministratore delegato delle Farmacie Egidio Campari.

La proposta di delibera contiene anche due modifiche statutarie che, insieme alla riduzione del capitale sociale, dovranno essere approvate dall’assemblea straordinaria di Farmacie comunali di Modena spa convocata per il 17 novembre.

“La società  – ha spiegato l’assessora Urbelli – può contare su di una liquidità valutata esuberante rispetto alle normali esigenze dell’impresa per un valore intorno ai cinque milioni di euro. Si tratta di eccedenza stabili di liquidità che possono essere utilizzate senza pregiudicare l’equilibrio finanziario, la regolarità della gestione corrente e gli eventuali sviluppi della società. E’ per questo – ha aggiunto Urbelli – che il consiglio di amministrazione nei giorni scorsi ha deliberato di proporre ai soci una riduzione volontaria del capitale sociale da 25 a 20 milioni di euro”.

Con l’operazione, che si concluderà nel febbraio del 2015, il valore nominale delle azioni passerà da 2 mila e 1.600 euro e al Comune, che possiede il 50,89 per cento delle azioni (6.361), verrà rimborsato il capitale equivalente per due milioni e 544 mila euro. Attualmente si tratta di risorse investite in prodotti finanziari a basso rischio “i cui rendimenti – è spiegato nella delibera – sono destinati a ridursi parallelamente alla flessione tendenziale dei tassi di mercato”. Le due modifiche statutarie riguardano l’introduzione della possibilità per l’azienda di svolgere anche vendita all’ingrosso di farmaci, un’attività consentita dalla legge fin dal 2006 con la conversione del decreto Bersani; l’adeguamento alle norme della legge 120 sull’equilibrio di genere negli organi sociali che, comunque, risultano già conformi alle disposizioni.