Tricolore-ReggioSi sono svolte stamani a Reggio Emilia, città natale del Primo Tricolore, le celebrazioni della Giornata nazionale della Bandiera e del 218° Anniversario della nascita del vessillo nazionale. Dopo gli onori militari al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Paolo Gentiloni e l’Alzabandiera in piazza Prampolini – alla presenza del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Graziano Delrio, del presidente della Provincia Gianmaria Manghi del presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, del prefetto di Reggio Emilia Raffaele Ruberto, di parlamentari nazionali e regionali e delle altre autorità cittadine – le celebrazioni sono proseguite nella Sala del Tricolore e, successivamente, al teatro Ariosto, dove si sono svolti gli interventi istituzionali.

E’ stata dunque la Sala del Tricolore ad ospitare un vero e proprio “passaggio di consegne” tra generazioni – con il dono agli studenti e agli insegnanti della Città della Bandiera e della Costituzione italiana, simboli di questa giornata di festa e dei principi fondanti della Repubblica.

Alla cerimonia, che si è svolta nella storica Sala civica, che nel 7 gennaio 1797 diede i natali al Primo Tricolore quale bandiera della Repubblica Cispadana, sono intervenuti sindaco di Reggio Vecchi e il ministro Gentiloni.

“Dalla Costituzione c’è sempre qualcosa da imparare” ha detto il sindaco Vecchi rivolgendosi agli studenti, mentre il ministro Gentiloni ha messo l’accento sull’importanza di “non considerare acquisiti una volta per tutti i principi sanciti dalla Carta costituzionale. A questo proposito è importante che i giovani conoscano appieno origine e valori della legge fondamentale dello Stato, che rappresenta una pietra miliare della nostra storia ed è ancora oggi fondamentale per la qualità della democrazia”.

Il sindaco Vecchi e il ministro Gentiloni hanno poi consegnato Costituzione e Bandiera alle delegazioni di studenti, in particolare a: Letizia Simonelli e Francesco Pezzarossi, accompagnati dalla preside Maria Rosa Ferraroni, del liceo Ariosto-Spallanzani; Elena Donscoi e Milena Diletto accompagnati dalla preside Maria Grazia Diana, dell’istituto Angelo Secchi; Samuele Crotti e Nicolò Traldi, accompagnati dalla professoressa Loretta Bezzecchi, del liceo Rinaldo Corso di Correggio; Chiara Bondavalli e Fabio Filippini, accompagnati dalla professoressa Giliana Galloni, dell’istituto comprensivo Manzoni; Beatrice Casoni e Stefano Castagnetti, accompagnati dalla professoressa Gelsomina De Leo, dell’istituto comprensivo Aosta.

Al termine della cerimonia il ministro Gentiloni ha firmato l’Albo d’oro del Comune, aggiungendo la seguente dedica: “Un grande onore festeggiare il 218° anniversario del Tricolore. Orgogliosi di essere italiani grazie a Reggio Emilia”.

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Dopo la consegna agli studenti della Costituzione italiana e della Bandiera in Sala del Tricolore, le celebrazioni per la Giornata nazionale della Bandiera e il 218° Anniversario del Primo Tricolore sono proseguite oggi a Reggio Emilia con gli interventi istituzionali al teatro Ariosto.

Sono intervenuti il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Hanno poi preso la parola il ministro per degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, a cui è stata conferita copia del Primo Tricolore, e il regista e sceneggiatore Giorgio Diritti, che ha svolto una Lectio magistralis sul tema della Resistenza e sul significato odierno del Tricolore.

“Grazie per essere con noi oggi, nel 218° anniversario della bandiera Tricolore, nata proprio a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 –  ha detto il sindaco Luca Vecchi in apertura dell’incontro al teatro Ariosto – Qui si concretizzò per la prima volta un sogno rivoluzionario: l’unità nazionale. Nella Repubblica Cispadana  quattro città diverse – Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna – diedero forma ad un patto di cittadinanza fondato su diritti e doveri con le rispettive popolazioni. Fu un momento che consentì l’affermazione di principi quali ”libertà e uguaglianza’, mettendo al centro ‘la virtù e l’unione dei cittadini’, la ‘saviezza del governo’, con il compito di realizzare la  ‘pubblica felicità’”.

“La forza e la profondità del Tricolore – ha affermato il primo cittadino – non possono disgiungersi da due altri grandi momenti della nostra storia: la lotta di Liberazione e la nascita della nostra Costituzione. I patrioti del 1797, i partigiani del 1945, i padri costituenti del 1948 non vissero un tempo più semplice del nostro, ma seppero spingere il loro impegno verso un ideale alto accompagnando con fiducia e speranza la rincorsa di un sogno per un domani migliore”.

“L’individuo come soggetto tendenzialmente chiuso in se stesso, incapace di essere parte di un codice comune e portatore di un interesse proprio rischia oggi di imporsi alla centralità della persona come soggetto pubblico capace di legami sociali, di valori, regole, memoria  – ha proseguito il sindaco – E in questi processi rischia di indebolirsi in misura preoccupante il senso profondo della politica. Un’idea della politica che come scrisse Hannah Arendt sia da intendersi come “vita libera insieme agli altri riconoscendo le diversità e fondandosi sul dato di fatto della pluralità degli uomini”.

“Reggio Emilia è stata dal 1797 ad oggi un luogo di opere, di progetti, di servizi, ma sopratutto un luogo di alta civiltà della politica. L’Emilia e la nostra città sono una miscela potente di consapevolezza e di impegno, di solidità valoriale e di voglia di cambiamento. E’ questa la nostra ‘via emiliana’ all’innovazione e alle sfide che il nostro tempo ci pone davanti – ha concluso Luca Vecchi  – Vi saluto con un passo di un libro che sta diventando molto celebre in questi giorni, grazie al film che ne è stato tratto. Parla della figura di Alan Turing, delle sue scoperte scientifiche che, anticipando la nascita del computer, permisero di decrittare i codici dell’esercito di Hitler. ‘Sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose che sono in grado di fare cose che nessuno immagina’. Quelle persone possiamo essere tutti noi, insieme. Viva il Tricolore, viva la Costituzione, viva l’Italia”.

“Nel 1797 il Tricolore fu adottato come vessillo della Repubblica Cispadana – ha proseguito il presidente della Provincia di Reggio Giammaria Manghi – Questa bandiera allora era il simbolo di un’area vasta originale, di un’associazione di città e di territori fino a quel momento inedita, in anni in cui si lottava per affermare ideali di libertà. Bandiera e nazione percorsero, nei secoli, un identico binario fatto di sogni, di lotta per l’indipendenza dagli stranieri e per l’unità del Paese. Oggi dobbiamo avere lo stesso coraggio, la stessa fierezza delle idee, la stessa prorompente originalità, che ebbero allora i protagonisti della Repubblica Cispadana, nell’essere capaci di gestire in maniera ambiziosa e innovatrice il processo di riordino degli enti locali, e delle Province in primis, in accordo con gli altri soggetti istituzionali, siano essi i Comuni, la Regione e lo Stato. Questa urgenza non è dettata solo da un processo normativo, ma anche da una presa di coscienza che ci fa affermare che il riordino istituzionale è indispensabile per garantire ai cittadini degli enti pubblici che possano rappresentarli e lavorare al meglio. La messa in relazione tra i bisogni delle persone con gli spazi istituzionali nei quali esse vivono è, infatti, la grande sfida del nostro tempo a cui siamo chiamati a dare risposta subitanea, concreta e fattiva”.

Il ministro Gentiloni si è quindi soffermato sul significato del Tricolore in un mondo globalizzato e senza confini, ribadendo l’importanza dell’orgoglio patriota perché “oggi essere patrioti significa voler bene all’Italia, avere fiducia nel rilancio del nostro paese, essere consapevoli dell’interesse nazionale e operare per la coesione nazionale e la riduzione delle disuguaglianze”. Nel ricordare come l’adesione all’Unione europea, la cui anima sta nella pluralità, è occasione di valorizzazione delle singole identità, Gentiloni ha sottolineato come “il Tricolore non deve significare chiusura o negazione dei nuovi diritti di cittadinanza”. E citando gli italiani che portano l’orgoglio del nostro paese nel mondo, dall’astronauta Samantha Cristoforetti al direttore del Cern di Ginevra Fabiola Giannotti e al personale impegnato in missioni di pace e di cooperazione nel mondo, ha ricordato come grazie all’impegno italiano nell’operazione Mare nostrum, sono state salvate oltre 80mila persone.

Giorgio-DirittiNel corso della sua Lectio Magistralis dedicata al legame tra Resistenza e Tricolore, il regista Giorgio Diritti, con riferimento al 70esimo anniversario della Liberazione, ha auspicato che “quest’anno sia occasione per rinnovare il senso di speranza che ci ha insegnato la Resistenza, un momento cruciale di lotta per la libertà e l’uguaglianza, perchè è nella libertà che c’è vita ed è nella libertà che c’è il riconoscimento dell’uguaglianza”.  “Come emiliani siamo custodi del Tricolore, nel 1797 siamo stati tra i primi a sentire il bisogno di rilanciare i valori francesi di libertà, uguaglianza, fratellanza”. Numerose le scene del suo film “L’uomo che verrà” e del relativo backstage utilizzate nel corso del suo intervento. Tra queste anche diverse interviste a partigiani realizzate nelle fasi di preparazione del film.

 

A PALAZZO CASOTTI, FINO A DOMENICA, UNA MOSTRA SULLA “GUERRA DI CARTA”, TRA INFORMAZIONE E PROPAGANDA NEL CORSO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, commemorato nel corso dell’anno appena trascorso, è stata realizzata la mostra “Dalla guerra alla pace: giornali originali dei paesi belligeranti (1914-1919)”, che viene allestita e inaugurata a Palazzo Casotti (piazza Casotti 1), in occasione delle celebrazioni del Tricolore, mercoledì 7 gennaio alle ore 15. Questi i giorni e gli orari in cui sarà possibile visitare l’esposizione: mercoledì 7 gennaio dalle ore 15 alle 17.30, poi da giovedì 8 fino a domenica 11 gennaio  dalle ore 10 alle 13 e nel pomeriggio dalle ore 16 alle 18.30. La mostra è a cura di: Comune di Comune di Reggio Emilia, Unuci di Reggio Emilia, Ingortp, La Squadriglia del Grifo del Museo Francesco Baracca di Lugo di Romagna, Centro di documentazione La Palazza di Budrio di Cotignola.

L’ esposizione di quotidiani, periodici e opuscoli originali della Grande Guerra, scoppiata il 28 luglio 1914 tra Austria-Ungheria e Serbia e diventata ben presto globale tra Europa, Medio Oriente, Africa e Asia Orientale fino al 1918, è finora unica del suo genere in Italia.

La mostra vuole far emergere che in parallelo alla guerra sui vari fronti, che provocarono quasi 17 milioni di morti durante e dopo il conflitto, se ne è combattuta un’altra nelle retrovie, sottile e martellante, utilizzando tutti i media a disposizione in quel tempo. Era un’informazione solo in apparenza obiettiva perché cedeva alla logica della propaganda, puntava a criminalizzare il nemico ma anche, in parallelo, a tranquillizzare gli affetti di casa, ad ammantare di eroismo ogni vita perduta, a supportare decisioni politiche e militari senza alcuna riflessione critica.

Un’ informazione che cercava perfino di far sorridere nei crudeli, snervanti appostamenti tra i camminamenti e le trincee in attesa di quell’ordine all’assalto che spesso portava alla morte, ma che era anche portatore della disperata speranza di vincere la battaglia, restando feriti in parti non vitali per poter tornare a casa benché mutilati.

I fogli esposti, conservati in gran parte dalle famiglie dei combattenti non sono solo italiani, ma anche francesi, tedeschi, austriaci, inglesi, americani, perché tutti avevano le stesse paure e le stesse speranze.

Sono esposte edizioni straordinarie di quotidiani sull’entrata in guerra e sull’armistizio, ci sono volantini e opuscoli di propaganda, ci sono le cronache trionfalistiche di enormi bottini conquistati al nemico e i celeberrimi ” giornali di trincea” attraverso i quali il nemico viene ridicolizzato fino a Caporetto per far credere a chi trepida a casa e agli irriducibili neutralisti che la guerra che si combatte al fronte non è poi così brutta .

Dopo l’invasione però lo stesso nemico viene descritto feroce e sanguinario per suscitare una barriera, anche morale, al suo avanzare.

Tanti ragazzi muoiono al fronte. Anche il contributo dei giornalisti in termini di vite umane è rilevante come testimonia una ricerca ancora in corso del Consigliere nazionale dell’ordine dei Giornalisti Pierluigi Roesler Franz che sta suscitando un movimento di opinione nella categoria per farne memoria; 150 quelli finora trovati dei quali 20 direttori di giornali e 9 insigniti di Medaglia d’Oro alla Memoria.

Il primo caduto è stato il 5 gennaio 1915, Lamberto Duranti, seguito tre giorni più tardi da Ernesto Butta, entrambi volontari garibaldini nelle Argonne.