Il Consiglio comunale ha chiesto alla Giunta di formalizzare l’adesione della città di Modena alla Giornata nazionale d’impegno contro il terrorismo, la guerra e la violenza del 7 febbraio, indetta dal Coordinamento nazionale degli Enti locali per la Pace e i Diritti umani un mese dopo il primo attacco terroristico di Parigi, in ricordo delle vittime di quella e di tutte le stragi.

Lo ha fatto approvando con il voto favorevole di Pd, M5s, Per me Modena, Sel, CambiaModena, Ncd e del consigliere di FI Giuseppe Pellacani e l’astensione di Morandi Adolfo di FI un ordine del giorno illustrato dal Fabio Poggi del Pd e presentato da Pd, CambiaModena, M5s, Ncd, Per me Modena e Sel.

Il documento chiede inoltre di studiare, proporre e promuovere iniziative per confermare l’impegno e la solidarietà e far crescere la cultura della pace e della non violenza, di prevedere soprattutto il coinvolgimento dei giovani e delle scuole di ogni ordine e grado, e di organizzare un momento pubblico per ricordare le vittime della strage di Parigi e di tutte le stragi nel mondo, riflettere su tali eventi e su cosa si deve fare per evitare che prevalga l’indifferenza e la cultura dello scontro, e discutere su cosa fare nel 2015 per promuovere libertà, uguaglianza, fraternità a partire da Modena.

Per Forza Italia, Adolfo Morandi ha sostenuto che “l’ordine del giorno si limita ad affermare un principio. Ho il timore che questo impegno si traduca in un esercizio teorico intellettuale – ha aggiunto – dire che siamo contrari alla violenza, alla guerra e al terrorismo non è sufficiente, credo sia opportuno stimolare la discussione su quali sono le azioni reali e le politiche che a livello locale possiamo attuare. La libertà va difesa, anche con la forza”. Andrea Galli ha definito “inutile” il documento: “Non so se ci sia nemmeno una frase condivisibile e non capisco la reazione di fronte ai morti in Francia quando in altre parti del mondo, ad esempio in Nigeria, c’è un eccidio che non si ferma”.

Fabio Poggi, per il Pd, ha ribadito che “l’obiettivo dell’ordine del giorno è invitare la Giunta a promuovere iniziative per sviluppare la cultura della pace, con momenti anche nelle scuole. Quali strade dobbiamo percorrere per evitare che prevalga la violenza?”, ha chiesto. “Viviamo in un’età apocalittica, di pace totale o di distruzione totale, dobbiamo capire cosa fare se non vogliamo la distruzione del genere umano”. Il capogruppo Paolo Trande ha precisato che “nessuno crede che un ordine del giorno o una discussione possano risolvere il problema, ma è fondamentale studiare, confrontarsi e capire le cause delle tragedie che stanno accadendo. Parlare di pace contribuisce a creare le condizioni perché la cultura della pace si diffonda e le guerre siano sempre meno. Rispondere agli attacchi terroristici inscenando una battaglia di religioni porterà solo a più violenza, disastri e morti”. Per Antonio Carpentieri Modena “è da decenni una città multiculturale dove sono rappresentate praticamente tutte le religioni e noi dobbiamo preoccuparci di chi vive qui. Alla luce di quello che sta succedendo ha senso porre il tema alla città: senza perdere la nostra identità e sulla base dei valori democratici dobbiamo cercare il dialogo per evitare che nel tempo si creino situazioni molto difficili che possano sfociare in atti di violenza”. Secondo Caterina Liotti è “importante affrontare il tema in Consiglio comunale perché è la sede del confronto delle forze politiche. Noi proponiamo di far crescere la cultura della pace – ha aggiunto – altri chiedono di bocciare le moschee. Condanniamo gli estremismi che negano i diritti umani delle persone; la nostra risposta è l’apertura”.

Anche per Marco Cugusi di Sel quello che può e deve fare il Comune “è promuovere una cultura della pace e del dialogo che ha ricadute sulla convivenza civile della nostra società. L’uso strumentale delle religioni non c’entra niente con gli stranieri che vivono da noi”.

Domenico Savio Campana di Per me Modena ha condiviso il richiamo alla valorizzazione delle città per una strategia internazionale in appoggio al disarmo: “Le città possono fare molto più di quanto non sembri”, ha affermato. “Strategia terrorista è provocare paura, sospetto, odio e infine reazione armata verso manifestazioni innocenti ma magari diverse. E la reazione armata, lo ha dimostrato quella all’11 settembre, peggiora la situazione e scatena ulteriori attacchi terroristici. Il tema è quello della convivenza civile, dobbiamo raddoppiare lo sforzo per dire che nessuna religione può essere usata per attaccare gli altri. Il principio di laicità – ha concluso – può essere la nostra salvezza”.