Stefano-BonacciniLavoro, lavoro, lavoro. Come il suo programma elettorale, così il primo intervento programmatico del nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, pronunciato oggi nell’aula dell’Assemblea regionale, torna sul fulcro di quella che viene individuata come la priorità assoluta: le azioni per sostenere l’occupazione. Bonaccini ha annunciato che lunedì prossimo  la Giunta regionale si riunirà a San Felice sul Panaro: non si tratterà di un’eccezione, ha spiegato, perché l’obiettivo è convocarla di frequente in vari luoghi del territorio.

Il rilancio dell’economia regionale, la valorizzazione delle risorse, i progetti per i primi cento giorni, annuali, di legislatura e decennali: Bonaccini ha sviluppato in oltre un’ora di intervento un disegno dell’Emilia-Romagna che verrà e lo ha fatto incardinando le annunciate azioni di governo su quella che egli stesso definisce “fretta”. Velocità dunque, sburocratizzazione, razionalizzazione delle risorse e un appuntamento esplicito: “Tra un anno tornerò in quest’aula per presentare a voi e ai cittadini dell’Emilia-Romagna i risultati del lavoro”.

Un saluto “affettuoso” e un ringraziamento a Vasco Errani, predecessore per 17 anni nel ruolo di presidente, e quindi un tributo alla tradizione politico amministrativa di questa terra (“Io sono un riformista”), chiarisce Bonaccini , prima di entrare nel merito con una chiave che il neo-presidente ha già più volte affermato di voler utilizzare: la partecipazione e il coinvolgimento di cittadini e amministrazioni nella complessa gestione delle necessità. Il primo pensiero è per le zone colpite dal sisma dove, conferma, si terrà lunedì prossimo una seduta di Giunta ordinaria ma anche aperta ai sindaci dell’area, a San Felice sul Panaro. Ne seguirà prossimamente un’altra a Piacenza. Per quanto riguarda i temi della ricostruzione, Bonaccini ribadisce la volontà di chiudere tutte le abitazioni provvisorie (Map) entro il 2015, di puntare su un’ulteriore proroga per il pagamento delle imposte e di perseguire l’obiettivo fissato di risarcire fino all’ultimo mattone.

Un tema che si salda con un altro dei punti forti del programma del nuovo presidente: la lotta al dissesto idrogeologico, un impegno decennale che presuppone un’ampia strategia di governo del territorio, con interventi da subito sui principali nodi idraulici.

Ma l’ambiente è anche gestione dei rifiuti, e qui Bonaccini conferma la volontà di una ulteriore riduzione dei rifiuti, con un riciclo della materia del 70% entro il 2020.

Non elude, Bonaccini, il tema della partecipazione e il clima di sfiducia che ha colpito anche questa istituzione: “E’ per noi insopportabile il distacco che si è creato con i cittadini, di cui avvertiamo il discredito. Ma la sobrietà sarà il pilastro del nostro agire, continueremo con i tagli già avviati, razionalizzeremo le spese. Vanno rafforzati gli strumenti di partecipazione, bisogna superare la lontananza anche combattendo la burocrazia”.

Va in questa direzione la riforma che abolisce le Province e la proposta di Bonaccini di “zone intermedie” per il raccordo con le amministrazioni locali, “tre o più Aree vaste”.

Le misure immediate sono orientate a tre azioni fondamentali: la creazione (entro 100 giorni) di una struttura per la sburocratizzazione a vantaggio di imprese e cittadini; il riordino generale della spesa corrente regionale, per destinare i risparmi agli investimenti pubblici e al sostegno di quelli privati; il dimezzamento delle società pubbliche o partecipate.

Non rinuncia, nella veste di delegato allo Sport, a ricordare gli impegni per l’associazionismo e la volontà di fare in modo che “nella sfida che il Governo ha lanciato per Roma 2024, se vinta, l’Emilia-Romagna non sia tagliata fuori”.

Poi conferma la “volontà di triplicare nel mandato i fondi per la cultura”, ricordando le dimensioni di un’industria che conta 30 mila imprese per quasi 80 mila addetti: “E se aggiungiamo il turismo nelle città, ci accorgeremmo di come la cultura rappresenti un asset fondamentale della nostra economia”.

Ribadita inoltre una imminente legge regionale sulla musica, sul modello di quella per il cinema.

“Siamo e vogliamo essere una parte forte dell’Europa – ha detto Bonaccini – e il sapere e la conoscenza sono un fulcro fondamentale della nostra competitività”. “E’ sulla qualità che noi e le nostre imprese possiamo competere”, ha aggiunto annunciando il collegamento in banda larga in tutti e 900 gli istituti scolastici della regione, entro fine mandato.

Qui la partita dei fondi strutturali europei per creare sviluppo e opportunità di lavoro: “Ma  chiederemo fondi anche per altri tre progetti chiave legati al riassetto del bacino del Po, alla Blue economy e al fare di Bologna un grande hub europeo per la ricerca”.

Quindi il cuore dell’impegno per lo sviluppo, per ciò che lo stesso presidente definisce “ossessione”, il lavoro: “Tra poche settimane – annuncia a margine dell’Assemblea – convocherò le parti sociali e le università per riuscire a varare entro l’estate un nuovo Patto”.

Il contrasto alla disoccupazione qui verrà posto su una bilancia in cui pesano “il rinascimento della vocazione manifatturiera, la risorsa cultura, quell’agroalimentare che ci vede primi in Europa per prodotti di qualità”. Per il nuovo presidente “già c’è qualche timido segnale di ripresa che non ci deve spingere a facili illusioni, sappiamo che c’è un export che ci favorisce. Ma ci sono aziende che hanno ricominciato a investire qui da noi, non solo puntando sulla quantità ma anche sulla qualità”.

In questo senso, Bonaccini ribadisce come l’Expo di Milano sia “per noi una grande opportunità”.

E ancora le opere pubbliche, sempre con il vincolo di “zero consumo di territorio”, a partire dalla Cispadana (“Mi auguro che tra non molto si possano vedere i risultati”), fino ai trasporti con “la necessità di una robusta cura del ferro” e con l’ipotesi di un sistema intermodale di superficie in Riviera.

Per concludere su sanità e welfare, fiori all’occhiello dell’amministrazione regionale: “Siamo una mosca bianca che sa far quadrare i conti”. Ma in primo piano ci sono i tempi di attesa e la volontà di spezzare “la concezione ideologica che contrappone pubblico e privato, come fossero due settori antagonisti. Dimostreremo che il welfare non è la palla al piede dello stato”.