denaro_euroTributi e imposte: sempre e solo rincari. Dal 2012 ad oggi, gli abitanti dell’Emilia Romagna si sono visti rincarare le tasse del 6,2% (solo nel biennio 2013-2014 le tasse hanno pesato del 10% sul budget familiare). Addizionale Irpef (+ 11% nel periodo 2012-2014); bollo auto (+0,7%); Imu-Tasi (+3,9%); addizionale Irpef comunale (+8,9%); tassa sui rifiuti (+7%) per non parlare della Tefa (+21%): non c’è imposta o tributo senza un segno più davanti.

In assoluto gli abitanti della regione sborsano ogni anno quasi mille euro a testa per le tasse. Questo per un gettito complessivo, nel 2014, di 4.656.298.000 euro (nel 2012, 4.383.264.449 euro e nel 2013, 4.224.994.322 euro).

A rilevare la pressione fiscale in Emilia Romagna è il Servizio Politiche Economiche e Territoriali della Uil che, come secondo passaggio, ha focalizzato la sua attenzione sull’andamento della spesa corrente e su quella per il personale nel comparto degli enti locali e della sanità. A fronte di un robusto incremento della spesa corrente (dai 14.608.108.000  euro nel 2012  ai 15.170.134.000 euro nel 2014) si regista una forte contrazione della spesa relativa il personale (da 4.645.493.000 euro nel 2012  a 4.546.268.000 euro nel 2014):  segno questo di una feroce politica di tagli. Declinando il dato in valori pro capite si nota come la spesa corrente, nel 2014,  ha pesato per  3.412 euro mentre due anni prima, nel 2012, per 3.285 euro. Ricercando lo stesso valore pro capite per la spese del personale si nota come nel 2012 il costo era di 1.045 euro; ridotti a 1022 euro nel 2014. Scomponendo ulteriormente il dato colpisce come l’incidenza del costo del personale  sulla spesa corrente era del 31,8% nel 2012; del 30% nel 2014 (in valori assoluti: -99.225.000 euro).

«Che le tasche dei cittadini emiliano-romagnoli ‘sopportassero’ un peso gravoso a causa delle tasse è un fatto relativamente noto – osserva il segretario generale Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani -. Quello che, messo nero su bianco, colpisce è il decremento del costo del personale e, nonostante ciò, l’incremento della spesa corrente. Segno questo che gli Enti locali non hanno ancora aggredito le sacche di spreco che si annidano nei loro bilanci, il cui recupero potrebbe essere re-investito nel rinnovo contrattuale dei dipendenti del pubblico impiego che, così, sono vessati due volte: un carico fiscale eccessivo  e i mancati incrementi salariali. Rattristano e preoccupano tutti quei segni meno accanto al costo del personale a partire da quello in ambito sanitario che sottintendono una contrazione nei servizi».