hera_0Il testo della Lettera aperta del Sindaco di Vignola, Smeraldi ai Sindaci e ai Consiglieri dei Comuni della Provincia di Modena per mantenere la maggioranza pubblica nel capitale sociale di Hera.

Cari colleghi,
il percorso e l’esito dei due referendum per la pubblicizzazione dell’acqua e per i servizi
pubblici locali, nell’anno 2011, ai quali molti di voi hanno partecipato, rappresenta un raro
esempio di effettiva partecipazione dei cittadini alla vita politica del nostro Paese, un ben
riuscito esercizio di democrazia diretta, ai sensi del superstite articolo 75 della
Costituzione. Ben diverso da quello delle ultime elezioni regionali, disertate dai cittadini
emiliani, sul quale mi auguro che molti di voi abbiano riflettuto. Del resto anche i recenti
episodi giudiziari che coinvolgono il mondo della cooperazione sono l’ultimo esempio di
alcuni effetti del venir meno della democrazia e della partecipazione. Lo spiegano le parole
di Roberto Vezzelli, ex Presidente di Lega Coop: “… occorre una profonda e concreta opera
di rigenerazione culturale, valoriale e dei principi, delle forme di partecipazione dei soci e
delle forme di gestione e di governance…” E di fronte a queste situazioni voi volete con un
semplice voto nei Consigli Comunali cancellare la volontà di tanti milioni di cittadini che si
sono espressi per la pubblicizzazione del bene comune acqua?
E quando si scrive di “Beni Comuni”, come fa (peraltro con pudore, nell’ultima riga) l’ordine
del PD modenese sulla vicenda Hera, bisognerebbe essere consapevoli di che cosa si parla.
La categoria giuridica dei beni comuni , introdotta nel mondo del nostro diritto dai
Professori Rodotà e Mattei, ha due caratteristiche principali: richiede una gestione del bene
non solo in forma pubblica MA ANCHE PARTECIPATA e mira a realizzare un beneficio PER
LE GENERAZIONI FUTURE. Vi sembra che queste due caratteristiche possano essere
riscontrate nelle progettate vendite delle azioni HERA?
Vi invito a riflettere anche su alcuni contenuti specifici del dibattito in corso:
a) Il capogruppo del PD modenese Trande dichiara: “Il 51% non esiste più e non per
nostro volere”, “…faremo di tutto per vendere il meno possibile di azioni, per
tenerne il più possibile, mentre altri, e non dipende da noi, venderanno molto di
più”. Intanto non è vero che il 51% non sia più difendibile, ma soprattutto è
stupefacente che si affermi che noi modenesi siamo più bravi di altri (?) perché
vendiamo meno azioni. E’ evidente che nel momento in cui la logica diventa quella
della vendita non esistono più limiti, se non quelli minimali (38%) previsti dal patto
di sindacato di cui si propone la sottoscrizione. Patto che verrà sottoscritto anche
dai Comuni che, nell’immaginario di Trande, sono meno virtuosi perché venderanno
più azioni.
b) Ancora Trande dichiara che la vendita è utile perché con il ricavato, escluso dal
patto di stabilità, si potranno costruire due scuole (concetto contenuto anche
nell’ordine del giorno PD). Ma scusate: il patto di stabilità è un vincolo così
importante che va comunque osservato o è superabile? E se fosse superabile non
sarebbe più semplice chiedere al governo di sottrarre le spese per l’edilizia
scolastica senza dover svendere beni comuni per poi finanziarla? Non siamo di
fronte all’ennesimo ricatto nei confronti dei Comuni?
c) Nell’ordine del giorno del PD si legge che, pur prevedendo l’abbassamento della
partecipazione pubblica al di sotto del 51%, il nuovo patto di sindacato deve essere
utile a garantire il mantenimento della governance pubblica, anche attraverso le
necessarie modifiche statutarie. Come ha dichiarato il segretario regionale della
Cgil, Vincenzo Colla, questa è una barzelletta. Hera sarà in realtà sempre più
controllata da grandi soggetti finanziari, i grandi fondi che sono già nell’azionariato.
E l’alchimia statutaria che è stata approntata sarà assolutamente inefficace. Per
rendervene conto andate a leggervi il nuovo testo proposto degli artt. 6 e 7 dello
statuto Hera, che poco hanno a che fare con il mondo del diritto.
d) L’ordine del giorno PD dice che “infime” devono essere garantiti i livelli
occupazionali e le ottime professionalità raggiunte. Ma da chi devono essere
garantiti? Da una Spa sempre più privatizzata? Giustamente Cgil e Uil lanciano
l’appello “Sindaci Fermatevi” e chiedono di essere ascoltati.
Anch’io vi lancio un appello: se in questa occasione vi stanno veramente a cuore la
democrazia, la partecipazione e i Beni Comuni, votate contro le modifiche statutarie di
Hera e contro il nuovo patto di sindacato, che neppure il governo, tanto proiettato verso le
privatizzazioni, ci ha chiesto.
Mauro Smeraldi