No-invalsi“Oggi per uno studente dell’Istituto tecnico Serpieri, militante nel Collettivo Autonomo Studentesco e attivo nella propria scuola nella creazione di discussione e mobilitazione politica, è stato convocato dal preside in consiglio straordinario. Lo scopo sarebbe giudicare e decidere se punire questo studente, la cui unica colpa sarebbe quella di aver boicottato i test Invalsi, togliendo il codice identificativo e scrivendoci sopra frasi di protesta.

Egli come moltissimi studenti nella stessa Bologna e in tutta Italia- scrive in una nota Collettivo Autonomo Studentesco – ha semplicemente espresso il proprio dissenso contro un modello di test a crocette che sminuisce il pensiero critico di alunni e insegnanti, educa i giovani a un’impostazione mentale da “azienda”, introduce una meritocrazia che penalizza chi ha grossi problemi per premiare solo chi è già bravo.

Anche in alcune altre città d’Italia presidi e professori stanno tentando di sedare le proteste studentesche con minacce e ammonimenti, sia da prima che dopo lo svolgimento delle prove, ma noi non ci facciamo spaventare!

Sabbiamo bene che boicottare le invalsi non significa solo decidere di non rispondere a una prova che non sarà mai, per sua stessa struttura, in grado di valutare in maniera oggettiva studenti, professori e scuole, ma anche opporci fortemente a un intero modello di società che sta venendo imposto in Italia da Renzi. Cioè una società in cui l’individualità regna sovrana, da una parte con la sterilità di un test a crocette e dall’altra con l’alienazione delle “catena di montaggio” di sfruttamento e precarizzazione che sta sempre di più diventando il mondo del lavoro.

“Boicottare le invalsi è una pratica legittima, diffusa e trasversale, al fianco di Federico e degli studenti che hanno preso note o provvedimenti disciplinari – conclude il Collettivo – lanciamo un presidio/conferenza stampa il 22 Maggio in piazza XX Settembre alle ore 16 a cui invitiamo tutti gli studenti, i professori e i genitori che pensano che rifiutare le invalsi e rompere la buona scuola sia giusto e doveroso”.