La sezione provinciale di Bologna aderisce alla campagna di prevenzione “Ascolta il tuo cuore per salvare il tuo cervello” promossa da A.L.I.Ce  Emilia-Romagna. Tale iniziativa prevede alcune attività per sensibilizzare i cittadini nei confronti dei fattori di protezione e di rischio relativi all’ictus cerebrale. Tra  questi ultimi, viene considerata la Fibrillazione Atriale, una frequente anomalia del ritmo cardiaco, che è causa del 15-20% di tutti gli ictus trombo-embolici, con una prevalenza sulla popolazione italiana fra l’1% e il 2%. Questo significa che in Emilia Romagna i soggetti affetti da Fibrillazione Atriale sono circa 60.000 pazienti con un’incidenza di circa 13.000 nuovi casi all’anno.

Da qui è nata l’iniziativa di A.L.I.Ce Bologna, ideata in collaborazione con la Sezione bolognese dell’ Associazione Italiana Donne Medico (presieduta dalla Dottoressa Margherita Arcieri),  il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna (Referente  Professoressa Silvana Grandi),  l’Esercito Italiano e con il Patrocinio delle maggiori istituzioni locali nell’ambito della sanità,  dell’istruzione e  della ricerca. Lo scopo è quello di promuovere un evento di informazione e sensibilizzazione, anche per dimostrare come sia possibile acquisire maggiore consapevolezza dei fattori di rischio responsabili dell’ictus, tra cui la Fibrillazione Atriale.

Domenica, 24 maggio, a Bologna, in Piazza VIII Agosto, saranno posizionati alcuni gazebo  dove dalle ore 10.00 alle ore 18.00 medici, infermieri, psicologi  e volontari dell’Associazione sono a disposizione per incontrare i cittadini,  distribuire materiale informativo ed effettuare prime indagini di natura biomedica e psicologica (nel rispetto delle norme sulla privacy). Tali indagini sono volte ad evidenziare alcuni tra i principali fattori di protezione e di rischio, ritenuti importanti nella prevenzione delle malattie cardio-vascolari e dell’ictus. Lo screening, gratuito, rivolto alla popolazione comprende interviste clinico-anamnestiche,  la misurazione della pressione arteriosa, della glicemia, e  della colesterolemia. Nei casi di presenza di fattori di rischio elevati, verrà effettuato un eco-doppler dei tronchi sovra- aortici.

Verranno, inoltre, condotte indagini cliniche e strumentali, volte alla rilevazione della eventuale presenza di anomalie del ritmo cardiaco allo scopo di indicare ulteriori approfondimenti relativi, in particolare, alla Fibrillazione Atriale, da condurre in accordo con il medico di base.

In un’area dedicata, gli  psicologi saranno a disposizione  dei cittadini per informazioni e indagini sui fattori di protezione e di rischio di natura  psico-sociale, che vanno presi in considerazione  nella prevenzione  delle malattie cardiovascolari e  dell’ictus cerebrale.

Verranno complessivamente restituite informazioni utili per la prevenzione, che i cittadini potranno  condividere con il medico di medicina generale, al fine di svolgere ulteriori indagini e/o attuare  cambiamenti  nello stile e nelle abitudini di vita.

Personale esperto dell’Esercito Italiano fornirà, poi, istruzioni e addestramento pratico riguardo alla rianimazione cardio- polmonare.

“L’informazione è una delle prime attività per fare prevenzione, soprattutto parlando di ictus e della sua correlazione con la Fibrillazione Atriale – dichiara il Dottor Giuseppe Di Pasquale, Direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna – Da un’indagine che abbiamo condotto in collaborazione con il Censis sulla conoscenza in Italia della Fibrillazione Atriale, realizzata lo scorso anno e pubblicata sul Giornale Italiano di Cardiologia, che ha coinvolto cittadini, Medici di Medicina Generale e pazienti portatori di FA, si confermano in tutte e tre le categorie bassi livelli di conoscenza della Fibrillazione Atriale e di consapevolezza dei rischi che essa comporta. Da questo deriva una sottodiagnosi dei portatori di questa anomalia del ritmo cardiaco e un ridotto trattamento di quelli a cui è stata identificata”.

Per esercitare misure preventive dell’ictus adeguate, in presenza di Fibrillazione Atriale, viene raccomandato un regime terapeutico attraverso una terapia anticoagulante. In Italia, tuttavia, si registra un sottotrattamento dei pazienti dovuto principalmente ai limiti della profilassi farmacologica utilizzata da oltre 50 anni (warfarin), che presenta alcune difficoltà di gestione, come la necessità di frequenti controlli ematici per l’aggiustamento del dosaggio presso i centri TAO (Terapia Anticoagulante Orale), interazioni con alimenti ed altri farmaci, data l’alta variabilità di risposta inter-individuale.

Un’alternativa efficace e sicura per la prevenzione dell’ictus è arrivata da qualche anno grazie ai Nuovi Anticoagulanti Orali più maneggevoli e sicuri, in grado di venire incontro alle esigenze di medici e pazienti.

Questa nuova categoria farmacologica non richiede controlli ematici costanti, hanno scarsissime probabilità di interazioni con alimenti e altri farmaci, sono somministrati a dosaggio fisso e presentano un ridotto rischio di emorragie cerebrali rispetto alla terapia tradizionale.

“Effettivamente, nonostante il ridotto livello di consapevolezza di cui parlavo prima – prosegue il Dottor Di Pasquale – con l’introduzione dei Nuovi Anticoagulanti Orali, la situazione sta migliorando, nel senso che, si sta notando un aumento della percentuale dei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale trattati con terapia anticoagulante”.

“Il nostro obiettivo è quello di aumentare la prevenzione dell’ictus, ed il monitoraggio sulla popolazione per verificare la presenza di Fibrillazione Atriale è di fondamentale importanza – dichiara la Dottoressa Antonia Nucera, Presidente di A.L.I.Ce Emilia Romagna e neurologa – Le recenti evidenze scientifiche che ci vengono dalla letteratura internazionale stanno dimostrando che la percentuale di ictus cardio-embolici causati dalla Fibrillazione Atriale sono in aumento, come è stato dimostrato che più si effettuano controlli strutturati sui pazienti, più emergono casi di questa aritmia”.

“Il primo messaggio da trasmettere, sia alla popolazione, che ai medici curanti è l’importanza di una diagnosi tempestiva della Fibrillazione Atriale – continua Antonia Nucera – Le forme parossistiche, ad esempio, sono abbastanza difficili da scoprire e servirebbe un monitoraggio continuo. Ma ci sono anche semplici gesti che ognuno di noi può fare in autonomia, come tastarsi il polso, per verificare la presenza di alterazioni del ritmo cardiaco. In tal caso, sarà, poi, fondamentale recarsi dal proprio medico curante, che valuterà se fare approfondimenti diagnostici, ed eventualmente avviare il paziente verso un programma terapeutico – aggiunge Nucera – Ai Medici di Medicina Generale, poi, vorrei dire di aumentare i monitoraggi, perché i dati ci dimostrano che la Fibrillazione Atriale è molto più frequente di quanto si pensi e grazie alle terapie oggi a disposizione, più maneggevoli e con un buon profilo di sicurezza, è possibile aumentare la percentuale di profilassi nei confronti dell’ictus.

Da ultimo, rivolgendomi alle Istituzioni regionali, vorrei dire di prestare maggiore attenzione alle attuali Linee Guida sulla prevenzione dell’ictus, mettendo i pazienti nelle condizioni di poter accedere alle terapie più innovative e sicure. Senza dimenticare che l’impatto sociale dell’ictus è enorme, essendo la prima causa di disabilità al mondo, quindi il costo economico di un paziente con ictus è molto più alto della spesa per la prevenzione. Nonostante la terapia anticoagulante, infatti, anche grazie all’arrivo dei nuovi farmaci, sia efficace e sicura, nella pratica clinica si assiste a un sottotrattamento dei pazienti – aggiunge la Dottoressa Nucera – Anche in Emilia Romagna, emerge un dato allarmante rispetto agli ictus causati da FA: in un recentissimo studio svoltosi a Bologna è, infatti, emerso che oltre la metà dei pazienti colpiti da ictus non riceveva alcuna terapia di prevenzione, pur avendo una Fibrillazione Atriale diagnosticata”.

“La significativa presenza di psicologi e psicologi clinici di A.L.I.Ce Bologna e  del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna – dichiara la Dottoressa Marina Farinelli, Presidente della Sezione provinciale di Bologna – testimonia, in maniera innovativa, l’attenzione che è necessario porre sui fattori di rischio e di protezione di natura psico-sociale,  che giocano un ruolo importante nella multifattorialità legata, oltre che   allo sviluppo di malattie cardiovascolari e dell’Ictus, alla prevenzione delle stesse e alla conservazione della salute”.