Il Jobs Act, oltre a togliere i diritti a chi lavora e demandare a leggi delega la ulteriore riduzione delle tutele sociali, favorendo i “furbetti” che speculano sugli incentivi per chi assume a tempo indeterminato a “tutele crescenti”, ha confermato i voucher come forma di assunzione. In sostanza ha ribadito la precarietà attraverso la possibilità da parte delle imprese di assumere, senza oneri contributivi, i lavoratori pagando un semplice ticket.
Con il voucher vanno “a farsi benedire” i contratti nazionali di lavoro, i contributi previdenziali, le tutele sociali, e si può assumere e licenziare quando si vuole.
In Italia, nel 2014 sono stati venduti 69 milioni di voucher che sono stati utilizzati in tutti i settori; dal commercio ai servizi, passando per l’agricoltura e il manifatturiero.
L’utilizzo dei voucher regolamenta il rapporto diretto tra prestatore e lavoratore; non danno diritto alle prestazioni di malattia, né di maternità, disoccupazione e assegni familiari.
Il voucher da 10 euro corrisponde al compenso minimo di un’ora di prestazione, che per il lavoratore significano 7,5 euro all’ora netti.
Attraverso i “buoni lavoro” (voucher) è garantita la copertura retributiva nei limiti di 5.050 euro nette (6.740 € lorde) per lavoratore, con riferimento alla totalità di committenti, nel corso di un anno solare.
Nel caso di committente imprenditore commerciale (cioè un soggetto, persona fisica o giuridica, che opera sul mercato per la produzione, commercializzazione o gestione di beni e servizi), o libero professionista, il limite economico diventa di 2.020 euro nette (pari a 2.690 € lorde), fermo restando il limite complessivo di 5.050 € nette.
Siamo al lavoro pagato con i buoni, dando spazio in questo modo allo sfruttamento, alla penetrazione nel nostro sistema produttivo della malavita organizzata, alla dequalificazione del lavoro e dei lavoratori e alla negazione dei diritti.
Anche nella nostra regione l’utilizzo dei voucher, soprattutto in vista di campagne come quelle estive del turismo, è aumentato in maniera esponenziale.
Anche per queste ragioni la Cgil Emilia Romagna continuerà a sostenere le azioni di contrasto al Jobs Act, ai voucher, al taglio delle tutele sociali, ribadendo la centralità dei contratti nazionali di lavoro e il rispetto della dignità di lavora e di chi il lavoro lo sta cercando.